Racconti di scoperta e storie di resistenza, vicende personali ed epopee famigliari: quale momento migliore delle vacanze estive per recuperare qualche grande classico della narrativa LGBT+. Oggi ve ne consigliamo qualcuno.
1. Scritto sul corpo – Alan Bennett – Adelphi
C’è un dipinto di David Hockney sulla copertina di Scritto sul corpo, uno dei romanzi più celebri di Alan Bennett (Adelphi). Un ritratto di nudo che è l’ingresso perfetto per una storia di pelle e di scoperta, di consapevolezze e adolescenza. Con la tenera e sagace leggerezza che caratterizza tutti i suoi scritti, Alan Bennett racconta qui la vita di un giovanissimo, che tenta in ogni modo, spesso anche con morbida goffaggine, di comprendersi e accettarsi. 57 pagine luminose e commoventi sull’importanza dell’accettazione e del coming out.
2. Altri Libertini – Pier Vittorio Tondelli – Feltrinelli
Ci sarebbe più di un motivo per leggere Pier Vittorio Tondelli in questa estate di guerre e pandemie, di siccità e fiato corto. Ci sarebbe più di un motivo per leggere Tondelli sempre, per riscoprirlo o scoprirlo come fosse un’epifania e un’iniziazione. Scoprire per la prima volta, o riscoprire, i suoi biglietti agli amici, la sua paura dell’abbandono e il suo sguardo così vivo, così vivace e così, allo stesso tempo, malinconico. Ci sarebbe più di un motivo per voler leggere Tondelli, per scoprire una Rimini che è la miniatura di tutto un paese – il nostro – o per interrogarci sull’amore e sul suo contrario. Più di un motivo, dunque, per leggere tutto quello che ha scritto l’autore di Correggio, magari cominciando da qui, da Altri libertini che è il suo esordio e contemporaneamente la summa della sua poetica, del suo immaginario amaro e disincantato, lucido e comprensivo, della sua disperatissima voglia di libertà. In Altri libertini vivono generazioni intere di omosessuali e identità marginalizzate, tra quelle pagine viviamo anche noi.
3. Middlesex – Jeffrey Eugenides – Mondadori
Se dovessimo provare a definire il più celebre romanzo di Jeffrey Eugenides, dovremmo senz’altro utilizzare le categorie del family novel, del Bildungsroman e del Grande Romanzo Americano. Perché qui, in questa storia densa di generazioni, di corsi e di ricorsi, di parentele e cromosomi, di genetica e patrimoni sentimentali, è racchiusa la storia della famiglia Stephanides raccontata dal punto di vista di Cal, che tutti credevano donna fino al momento in cui un incidente non rivela la sua identità intersessuale e il suo desiderio di non far coincidere la sua biologia al suo sesso apparente. Cal è un uomo e cerca in ogni modo di immaginarsi nel mondo e finalmente autodeterminarsi. Middlesex è un’epopea famigliare, personale e corporea che ripercorre secoli e nazioni per raccontare un desiderio comune a tutti: dirsi amati, dirsi compresi, dirsi capaci di scegliere chi essere.
4. Fair Play – Tove Jansson – Iperborea
Forse non è propriamente un classico, Fair Play di Tove Jansson (Iperborea), perché ancora non è stato canonizzato, non qui almeno, nonostante Tove Jansson sia una scrittrice immensa dalle immense potenzialità. Molti la conosceranno per la serie animata dei Mumin – pupazzetti dalle sembianze di ippopotami bianchi, che hanno ispirato film, fumetti e spettacoli teatrali – ma non tutti sanno che Jansson è anche una romanziera eccellente e l’autrice di un romanzo che se non è ancora propriamente un classico, è certamente destinato a diventarlo. Il libro in questione è Fair Play, la storia di due donne, due artiste, che vivono e si amano in una casa che si affaccia sul porto di Helsinki. Vivono e si amano lì da anni e ancora si amano e ancora vivono, anche adesso che l’amore è lontano dai tumulti dei primi mesi, ancora adesso che il sentimento si è trasformato e si è consolidato. Ancora adesso, Jonna e Mari, vivono guardando il mare e dipingendo e scrivendo e chiacchierando e litigando si riscoprono innamorate di un amore placido e indipendente. Dietro a Jonna e Mari si nascondono la stessa Jansson e la compagna di una vita, Tuulikki Pietilä. Forse basterebbero le parole di Ali Smith per descrivere questo romanzo: “una vera opera d’arte”. Impossibile dissentire.
5. Perché essere felice quando puoi essere normali – Jeanette Winterson – Mondadori
Se c’è una scrittrice che, invece, è unanimamente considerata autrice di veri e propri classici della letteratura queer, quella scrittrice è Jeanette Winterson. Dal suo debutto (correva l’anno 1985 e il romanzo si intitolava Non ci sono solo le arance) a oggi (il più recente è Frankissstein, una riscrittura queer del capolavoro di Shelley), l’autrice britannica ha sempre, con ogni libro e ogni intervista, con ogni intervento e ogni scritto, alzato l’asticella del dibattito intorno alle identità omosessuali, trans e queer, riuscendo a farsi portavoce di una comunità e, più in generale, di istanze culturali urgenti e spesso delicatissime. Perché essere felice quando puoi essere normale? è il romanzo autobiografico, che racconta la storia della sua vita e della sua famiglia a partire dal momento in cui, nel 1975, decide di fare coming out con la famiglia e provare a essere felice al fianco della sua ragazza. Sua madre, donna iperconservatrice e cattolica, a questo desiderio di liberazione risponde soltanto: “Perché essere felice quando puoi essere normale?”. Anche questo è un racconto famigliare, una storia di resistenza alla prepotenza delle famiglie cieche.
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