Unioni Civili, Monica Cirinnà contro Andrea Scanzi: “Ricostruzione tv falsa e disgustosa”

A quasi due anni dall'approvazione delle unioni civili, Monica Cirinnà attacca una ricostruzione tv di Andrea Scanzi.

unioni civili
3 min. di lettura

Sono passati 617 giorni dall’approvazione della legge sulle unioni civili, combattuta fino all’ultimo voto di fiducia e ottenuta dopo il sacrificio della stepchild adoption, stralciata sul filo di lana pur di arrivare al traguardo.

Ricordi rimasti indelebili per chi ha seguito quei frenetici giorni, ieri ricostruiti in modo a dir poco scorretto da Andrea Scanzi, giornalista de Il Fatto Quotidiano intervenuto nel corso della trasmissione Tagadà su La7.

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Scanzi, sbagliando, ha infatti sottolineato come i parlamentari del Movimento 5 Stelle si ritirarono dal voto sulle unioni civili perché contrari all’esclusione della stepchild adoption dal testo. Una bugia bella e buona, come sottolineato su Facebook da una furente Monica Cirinnà.

Quanto ho sentito dire oggi da Andrea Scanzi – scrive la senatrice del PD – è falso e disgustoso. O Scanzi è profondamente disinformato o è in malafede. È mistificatorio sostenere che M5S non abbia votato la legge sulle unioni civili perché non c’era la stepchild adoption. Se l’adozione coparentale è saltata dal testo è proprio per colpa del M5S. Il non aver votato il “canguro”, adducendo scuse pretestuose, ha causato la modifica della legge”.

D’altronde chi se non Monica Cirinnà, può ricordare quanto avvenuto in quei giorni di guerriglia politica e mediatica? Cirinnà ha scritto anche un libro a riguardo, “L’Italia che non c’era“, con un intero passaggio dedicato proprio a quelle convulse ore che videro i grillini cambiare idea, abbandonando il treno delle unioni civili.

“Mancavano 20 minuti alle 19 quando il senatore di M5S Alberto Airola prese la parola per annunciare che i grillini non avrebbero votato l’emendamento Marcucci“. E riguardo il voto del famoso emendamento “premissivo” che avrebbe messo in sicurezza TUTTA la legge ecco cosa disse Airola: Io non me la sento di costringere il mio Gruppo, perché non ne avrei neanche il potere“.
Parole pesantissime che segnavano il tradimento definitivo dei M5S. I Giuda parlamentari avevano davvero deciso di provare ad uccidere la legge.

 

Essendosi tirato fuori il M5S – conclude la senatrice Cirinnà – fu necessario trovare un accordo con Alfano e ricorrere al voto di fiduciaQuindi, caro Scanzi, è vero proprio il contrario: M5S il primo no lo ha detto proprio al testo che conteneva la stepchild”.

Lo stesso Scanzi, via Facebook, ha così voluto replicare alla senatrice Pd, incredibilmente accusata di non essere attendibile come fonte, con una sua ricostruzione di quanto avvenuto.

“L’aspetto esilarante della vicenda – attacca Scanzi – è che io, da anni, faccio i complimenti alla Cirinnà per quella legge: è una delle due o tre cose buone di questa legislatura sommamente riprovevole. Ripeto poi sempre come i 5 Stelle abbiano sbagliato oltremodo a non appoggiarla (e i 5 Stelle ogni volta si incazzano)”.

Il giornalista poi prosegue:Le cose, però, andarono un po’ diversamente da quel che asserisce adesso la rabbuiata Cirinnà, che cita pure il suo libro e se stessa per darsi ragione: fonti inattaccabili, certo. I 5 Stelle, nel 2016, volevano anche la stepchild, che è infatti (a sentir Di Maio) uno degli obiettivi del M5S. Al Senato, però, tre senatori non la volevano votare: dubbi etici. I 5 Stelle decisero allora di dare libertà di voto sulla stepchild e di votare sì su tutto il resto. A quel punto il Pd, sotto scacco di Alfano (ahahahahahah), prese la palla al balzo, diede la colpa ai 5 Stelle e fece saltare la stepchild, che Cirinnà voleva ma molti Pd di area cattolica (legittimamente) no”. 

A poco più di un mese dal voto siamo tornati alle fantasiose ricostruzioni politiche, da classica e odiosa campagna elettorale. Come se la nostra memoria, da semplici elettori quali siamo, non ricordasse chiaramente quanto avvenuto in quei terribili giorni in cui a rimetterci, purtroppo, furono i bambini. E i loro genitori.

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