Domani ha inizio la diciannovesima legislatura, quella con la maggioranza più a destra della storia della Repubblica, con Monica Cirinnà fuori dal Parlamento. L’ex senatrice dem non è stata rieletta, a causa anche dello stesso Partito Democratico che ha scelto di non blindarla, con un ultimo suo saluto via social che è presto stato travolto dai like e dai commenti.
Il mandato di Cirinnà da Senatrice della Repubblica termina ufficialmente oggi, con la madre delle unioni civili che ha rimarcato “l’onore” vissuto nel “servire le istituzioni come rappresentante delle italiane e degli italiani per nove anni bellissimi e intensi“.
“La gioia più grande è stata quella di poter contribuire a migliorare la vita delle persone, incidendo concretamente sulla loro felicità”, ha continuato sui social Cirinnà, inevitabilmente soffermatasi sulla legge che ancora oggi porta il suo nome. La legge sulle unioni civili: “contribuire alla sua approvazione è stato il privilegio più grande della mia vita politica”, ha confessato l’ex senatrice, battagliera al fianco della comunità LGBTQ per due legislature.
“Non c’è stato un solo giorno in cui mi sia sentita sola. Non solo perchè ho potuto sempre contare su tutte le persone competenti e appassionate che, in Senato e nel gruppo parlamentare, rendono possibile ed efficace il “mestiere” di senatrice: ringrazio ognuna e ognuno, con tutto il cuore. Non sono stata mai sola perchè ho sempre sentito, fortissimo, l’affetto e il sostegno di tutte e tutti voi, che mi seguite con passione”.
Anche se rimasta fuori dalle aule parlamentari, Cirinnà ha ribadito l’intenzione di non volersi fermare, nè allontanare dalla politica. “Continuerò ad esserci, in forme nuove, con tutta la mia determinazione e con tutto il coraggio di cui sono capace. La mia voce sarà a disposizione di ogni persona che lotta contro l’ingiustizia, le discriminazioni, le solitudini, di ogni persona che crede ancora che la politica – ovunque e comunque fatta – sia ancora l’unico strumento possibile di cambiamento. Ancora, per un’Italia sempre più libera, eguale, inclusiva e giusta, nel segno della Costituzione“.
Nel 1993 eletta in consiglio comunale a Roma per la Federazione dei Verdi a sostegno di Francesco Rutelli, Cirinnà è stata successivamente rieletta altre tre volte con i Verdi (1997, 2001, 2006) e infine nel 2008 per il Partito Democratico. 5 anni dopo l’addio al Campidoglio per sbarcare a Palazzo Madama, dove è rimasta 9 anni.
Voci come quella di Monica Cirinnà, all’interno del parlamento che domani prenderà forma per la prima volta, sarebbero state utili, per non dire necessarie, dinanzi ad una maggioranza apparentemente divisa su tutto se non al cospetto di un’indigeribile omotransfobia di Stato.
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