Maschio gay, salute e autostigma: quel senso di isolamento per mancanza di servizi specifici

Uno studio condotto nel Lazio fa emergere la necessità di assistenza, servizi e prodotti mirati.

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Cosa significa essere una persona appartenente a una minoranza sessuale e prendersi cura della propria salute?
Non è forse vero – come è vero – che servizi, assistenza e prodotti sanitari sono più efficienti, quanto più sono forniti in funzione delle specifiche peculiarità? In partiolare: un maschio gay trova risposte e assistenza alle domande, alle necessità e alle specificità relative alla propria condizione? Non è sempre e soltanto una questione di stile di vita. È un insieme complesso di fattori che agiscono su molteplici aspetti. E sia detto, in ogni caso, che lo stile di vita influenza moltissimo sullo stato di salute, sia del nostro corpo, sia della nostra mente. 

La crescente domanda di servizi specifici per le minoranze sessuali ha dato vita a diversi centri di ricerca e supporto alla comunità LGBTQ+ nella quasi totalità dei paesi occidentali – tra cui anche l’Italia.

Questi centri altamente specializzati mirano a incontrare le esigenze riscontrate sia in ambito sanitario, sia emotivo, ed è grazie a loro che oggi possiamo disporre di un quadro sempre più completo in merito alla salute delle minoranze sessuali a 360°.

Uno studio di PLUS Roma – che si configura come una delle associazioni più complete da questo punto di vista – ha analizzato nello specifico i bisogni della sfera sessuale per la popolazione MSM, tramite questionari somministrati sul web. Lo studio è stato realizzato da Filippo Maria Nimbi del Dipartimento di Psicologia Dinamica, Clinica e Salute di Sapienza Università di Roma, con il contributo non condizionato di ViiV Healthcare.

I risultati dello studio

Il campione, composto da circa 491 persone identificate come maschi gay sessualmente attivi residenti nella regione Lazio, è risultato prevalentemente popolato da uomini cisgender e gay, con una piccola percentuale di uomini bisessuali.

Uno dei findings più importanti di questo studio sono state le percentuali relative al numero di persone che hanno ricevuto una diagnosi di MST – ben il 54,18% – e coloro che vivono con l’HIV – il 16,5%.

Sebbene dai risultati si riscontri una consapevolezza piuttosto estesa in merito all’importanza della prevenzione, il 24,8% degli intervistati ha comunque dichiarato di non sentirsi soddisfatto del modo in cui si prende cura della propria salute sessuale.

Le cause sono da ritrovarsi nella mancanza di tempo e soldi per mantenere un monitoraggio costante del proprio stato di salute, anche se una percentuale minore – il 18.1% – dichiara di evitare controlli periodici per paura delle discriminazioni.

Il che è sufficiente per leggere nei risultati della ricerca una necessità di approcci più specifici e mirati per ogni fascia della popolazione, che si basino sul contrasto all’isolamento, sul senso di comunità e appartenenza per combattere i dannosissimi effetti dell’autostigma.

L’importanze di un approccio tailor-made per le minoranze sessuali

Questo studio è uno dei molti condotti da PLUS Roma per sensibilizzare le istituzioni sulla necessità di rispondere ai bisogni delle minoranze sessuali, incentivando programmi e progetti a supporto di questa specifica popolazione.

La promozione della salute sessuale contempla infatti una discussione molto approfondita, che va oltre la componente meramente sanitaria, indagando sullo stato emotivo che porta molti MSM a non dichiararsi soddisfatti della propria vita sessuale.

Le ragioni qui risultano infatti nettamente differenti rispetto a quelle dichiarate dalla popolazione generale, poiché le minoranze sessuali vivono quotidianità diametralmente diverse e presentano quindi motivazioni specifiche legate al loro particolare vissuto.

Per esempio di registra, da parte dei maschi gay e bisessuali, una particolare richiesta di accesso a strumenti come la PrEP e la possibilità di interfacciarsi con professionisti sanitari friendly.

Grazie al supporto di realtà come PLUS Roma, è possibile comprendere sempre meglio gli aspetti e gli elementi che influenzano la prospettiva verso la sessualità da parte di specifiche fasce di popolazione, e capire come arginare gli ostacoli riscontrati.

Se riusciamo a fare in modo che le istituzioni riconoscano il contributo che associazioni come la nostra possono dare, questa sarebbe la strada migliore per arrivare a una soluzione. È quella che in generale chiamiamo sussidiarietà orizzontale per incontrare i bisogni della salute” ha dichiarato Giulio Maria Corbelli – presidente di PLUS Roma – in merito all’importanza di una sinergia tra realtà del terzo settore e istituzioni per incontrare le esigenze delle minoranze sessuali.

Il sentimento evitante del campione analizzato in merito alla cura della propria salute sessuale potrebbe infatti derivare dalla scarsità di approcci tailor-made per ogni minoranza sessuale, un atteggiamento generalista che fallisce nell’incontrare bisogni specifici di particolari fasce della popolazione.

Come ha anche evidenziato lo studio su Covid, HIV, salute mentale e salute sessuale (leggi qui>), realizzato con il Dipartimento di Psicologia Clinica dell’Università di Roma e ViiV,  l’approccio del sistema sanitario nel suo complesso ha un fortissimo impatto anche sulla salute mentale (e dunque sessuale) delle persone. Questo perché in mancanza di servizi specifici, molti cadono vittima dell’autostigma, si isolano, sentono di essere lasciati soli, perché l’offerta di assistenza e servizi nella sua complessità viene percepita come rivolta principalmente alla popolazione generale.

L’unica soluzione, in questo caso, è quella d’incrementare l’offerta di servizi specifici volti a supportare le minoranze sessuali nel loro percorso di abbandono dell’autostigma, e nella cura verso la loro salute mentale e sessuale.

 

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Covid e HIV+: qual è lo stato mentale e sessuale delle persone sieropositive? Lo studio

 

Immagine di copertina: edit di una foto di Shane Rounce

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