Hiv ecco i nuovi dati Italia: nuove diagnosi, troppo tardive, e ancora troppi morti di AIDS

Il nuovo report dell'Istituto Superiore della Sanità getta luce sulla lunga strada ancora da percorrere.

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hiv italia dati ISS 2023
hiv italia dati ISS 2023
6 min. di lettura

In Italia, come nel resto del mondo, la lotta all’HIV continua a rappresentare una sfida significativa per la sanità pubblica. Nonostante i passi da gigante compiuti nella prevenzione – anche grazie a una maggiore accessibilità della PrEP -, e nel trattamento, ogni anno si registrano nuove diagnosi, e la gestione della problematica si confronta con sfide persistenti e complesse.

Grazie al lavoro degli esperti del Dipartimento di Malattie Infettive dell’ISS e di altre autorità sanitarie, l’aggiornamento del 2022 offre una panoramica dettagliata e aggiornata sulla situazione dell’HIV in Italia.

Questo report non solo illumina l’attuale stato dell’HIV nel nostro paese ma fornisce anche dati essenziali sull’incidenza, sulla distribuzione geografica e demografica, e sulle tendenze e variazioni nel pattern di trasmissione del virus.

Una nota positiva emerge dalla constatazione di una riduzione complessiva nelle nuove diagnosi di HIV dal 2012, un trend incoraggiante che tuttavia, non deve far abbassare la guardia: le sfide rappresentate dall’aumento delle diagnosi tardive e le variazioni nelle modalità di trasmissione sono ancora ben presenti e richiedono un’attenzione costante.

A complicare ulteriormente la situazione, l’impatto della pandemia di COVID-19. Gli effetti del virus su servizi sanitari e comportamenti di rischio hanno influito anche sul panorama dell’HIV in Italia, sottolineando l’importanza di strategie di risposta flessibili e adattive per affrontare l’ordinario nello straordinario.

Il percorso verso il controllo totale dell’HIV è ancora lungo e pieno di sfide. L’impegno nel monitoraggio, nella prevenzione e nel trattamento – specialmente per le identità meno visibili, spesso sottoraprresentate – dev’essere uno sforzo costante, che affronti non solo le complessità mediche, ma anche le realtà sociali e comportamentali legate allo stigma.

DISCLAIMER: l’approccio binario alla questione prende in considerazione il sesso biologico e non il genere, due elementi distinti che Gay.it non desidera in alcun modo accorpare.  

 

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Hiv, dati dell’ISS per l’Italia: nel 2022 le diagnosi tardive sono un dato preoccupante.

I dati sull’HIV nel nostro paese

L’analisi dei dati, aggiornati al 31 dicembre 2022, mostra un andamento in evoluzione dell’HIV nel nostro paese, fattore non necessariamente negativo nel suo complesso. Si registra infatti una tendenza generale alla diminuzione delle nuove diagnosi, con 1.888 casi segnalati nel 2022, equivalenti a un’incidenza di 3,2 nuove diagnosi per 100.000 residenti.

Questo dato pone l’Italia al di sotto della media stimata dei Paesi dell’Europa occidentale e dell’Unione Europea, dove l’incidenza è di 5,1 casi per 100.000 residenti.

Un aspetto rilevante è la riduzione più evidente delle nuove diagnosi dal 2018 al 2020, seguita da un leggero aumento negli ultimi due anni, un fenomeno che potrebbe però essere correlato agli effetti temporanei della sottodiagnosi del post-pandemia.

Il problema delle diagnosi tardive

Se però i casi diminuiscono, un elemento preoccupante emerso dal report è l’aumento delle diagnosi tardive. Nel 2022, due terzi dei uomini ciseterosessuali e più della metà delle donne ciseterosessuali sono stati diagnosticati con CD4 inferiori a 350 cell/µL.

Il che suggerisce che molte persone vivono con l’HIV per lunghi periodi senza essere consapevoli del loro status,  accedendo più tardi ai benefici delle terapie antiretrovirali e aumentando il rischio di trasmissione non consapevole del virus.

Quasi la metà delle persone con nuova diagnosi HIV nel 2022 ha effettuato il test HIV solo in seguito alla presenza di sintomi o patologie correlate all’HIV, una proporzione che è aumentata rispetto agli anni precedenti.

Dati che evidenziano l’importanza di continuare a promuovere la consapevolezza e l’accesso al test HIV come strumento fondamentale per una diagnosi precoce, cruciale sia per il trattamento individuale sia per la prevenzione della trasmissione a livello comunitario.

Da segnalare, in questo ambito, la Test Week Europea, un’ottima occasione per accedere a servizi di diagnosi gratuiti, anonimi e immediati – nonché a un servizio di counseling pre e post procedura – grazie alla sinergia tra diverse istituzioni della società civile del blocco europeo dell’OMS. Qui, tutte le date e gli orari.

Il prossimo passo sarà analizzare la distribuzione geografica e demografica dei casi di HIV in Italia, una componente essenziale per comprendere come il virus si diffonda e influenzi diverse popolazioni nel nostro paese.

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Torna la Test Week Europea – Scopri tutto qui >

Distribuzione geografica e demografia dei casi di HIV

L’analisi della distribuzione geografica delle nuove diagnosi di HIV in Italia mostra differenze significative tra le varie regioni. Nel 2022, il Lazio ha segnalato il maggior numero di casi (293), seguito dalla Lombardia (218), Campania (210) e Emilia-Romagna (206).

Dal punto di vista delle singole città sorprende come Milano abbia un numero molto contenuto di nuove diagnosi (55), soprattutto se andiamo a osservare l’incidenza che è davvero molto più bassa che nel resto d’Italia, attestandosi a 2,1 casi ogni 100.000 residenti. Nelle altre città italiane i casi sono molti di più: Torino 92 (4,2/100.000), Roma 218 (5,2/100.000) e Napoli 141 (4,7/100.000). Questa differenza importante ha sicuramente bisogno di una riflessione. Milano è la città con la diffusione maggiore di profilassi pre esposizione, circa 4.000 persone su 7.000 in tutta Italia. Potrebbe essere la conferma che il test a tappeto, anche offerto in sedi diverse dall’ospedale e una diffusione maggiore della PrEP, possono influire in modo importante sul numero delle nuove diagnosi da Hiv.

Una distribuzione non uniforme del virus che evidenzia la necessità di strategie di prevenzione e trattamento personalizzate in base alle specificità regionali.

Analizzando i dati demografici, si osserva poi che dal 2012 al 2022 l’età mediana alla diagnosi è progressivamente aumentata. Nel 2022, era di 43 anni per i maschi e 41 anni per le femmine.

La distribuzione dei casi per fascia d’età mostra come, negli anni, la proporzione di nuove diagnosi nella fascia d’età 30-39 rimane comunque la più alta, seguita da quella 25-29.

Contemporaneamente, le fasce d’età più anziane hanno però visto un aumento: la fascia 50-59 anni è passata dal 12% al 20%, e quella ≥60 anni dal 5% all’11%.

Questa evoluzione demografica potrebbe essere attribuita a diversi fattori, tra cui i cambiamenti nei comportamenti sessuali tra le diverse fasce d’età.

Nel 2022 si sono purtroppo osservati anche ben 7 casi in età pediatrica, prevalentemente dovuti a trasmissione verticale, durante la gestazione o nei primi anni di vita dell* bambin*.

Con questi elementi, possiamo ora passare ad esaminare le modalità di trasmissione dell’HIV in Italia, un aspetto cruciale per comprendere come il virus si diffonde e identificare le aree chiave per gli interventi di prevenzione.

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Modalità di trasmissione

La comprensione delle modalità di trasmissione dell’HIV è fondamentale per indirizzare efficacemente gli sforzi di prevenzione e trattamento. Anche qui, il report ci permette di accedere a un’analisi dettagliata su questo aspetto, evidenziando come, dal 2012 al 2022, la maggior parte delle nuove diagnosi di infezione da HIV continui ad essere attribuibile ai rapporti sessuali non protetti.

La trasmissione sessuale rappresenta infatti l’83,9% di tutte le segnalazioni nel 2022. All’interno di questa categoria, gli uomini cis che fanno sesso con uomini cis (MSM) costituiscono il 40,9% delle nuove diagnosi, seguiti dagli uomini ciseterosessuali (25,1%) e dalle donne ciseterosessuali (17,9%).

Una differenza significativa emerge nell’analisi delle modalità di trasmissione tra cittadini italiani e stranieri. Gli MSM italiani rappresentano il 46,7% delle nuove diagnosi tra gli italiani, mentre tra gli stranieri questa percentuale scende al 28,5%. Per le donne ciseterosessuali, il contrasto è ancora più marcato: tra le straniere rappresentano il 31,6%, mentre tra le italiane l’11,8%.

Nel periodo considerato, si è osservata una costante riduzione del numero di casi per tutte le modalità di trasmissione, con una diminuzione più marcata nel 2020.

È interessante notare come la percentuale dei casi attribuibili a trasmissione eterosessuale sia rimasta sostanzialmente stabile intorno al 43%, mentre la proporzione di casi attribuibili a trasmissione tra MSM è leggermente aumentata, passando dal 38,3% nel 2012 al 40,9% nel 2022.

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AIDS, diretta conseguenza delle diagnosi tardive

Dall’inizio della registrazione dei casi nel 1982, l’Italia ha fatto grandi passi avanti nella gestione dell’AIDS. Con 72.556 casi notificati fino al 2022 e 47.408 decessi registrati fino al 2020, la lotta contro questa malattia rimane però una fondamentale priorità sanitaria.

L’anno 2022 ha visto un incremento lieve ma significativo, con 403 nuovi casi di AIDS. Ma se le terapie antiretrovirali sono così efficaci, perché le persone si ammalano?

La causa è da ricercarsi nella persistenza di un alto numero di diagnosi tardive: l’83,7% delle nuove diagnosi nel 2022 riguardava individui che avevano appreso di essere positivi al virus dell’Hiv meno di sei mesi prima.

Nonostante i trattamenti antiretrovirali abbiano rivoluzionato la gestione dell’HIV, nel 2022, il 75,4% delle persone diagnosticate con AIDS non aveva adottato nessun trattamento antriretrovirale prima della diagnosi, un dato che evidenzia un profondo gap nella prevenzione e nell’accesso alle cure, fondamentali per controllare l’evoluzione della malattia e migliorare la qualità di vita dei pazienti.

Tra i dati che emergono, colpisce il numero di decessi AIDS correlati, rimasto stabile dal 2014, con 528 casi nel 2022, un dato che evidenzia quanta sia ancora la strada da fare nonostante i progressi fatti finora.

Come sempre, i dati raccontano una storia di progresso, ma anche di sfide ancora da affrontare. La diagnosi tardiva e la scarsa consapevolezza del rischio rimangono gli ostacoli più complessi da affrontare nella lotta all’AIDS in Italia.

Campagne di sensibilizzazione mirate – come la “U=U impossibile sbagliare” -, migliore accessibilità ai test e trattamenti tempestivi sono i cardini su cui costruire una strategia efficace per arginare il virus, ma anche per combattere la paura e lo stigma che ancora oggi vi ruotano attorno.

 

 

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