La storia di Andrea, transman che ha avuto un figlio prima di iniziare il suo percorso medico.
Sono nato nel 1989. Mia mamma aveva quarant’ anni e già quattro figli grandi e sistemati, diciamo che io non ero in programma.
Tre femmine, due maschi, mamma e papà… cosi era composta la mia famiglia.
I miei fratelli e sorelle maggiori si sono sposati e nel 1993 accade l’irreparabile: il mio papà muore in un brutto incidente.
La vita va avanti… vanno via di casa anche gli altri miei fratelli e sorelle, fino a che non restiamo io e la mia mamma soltanto.
Io cresco velocemente, veloce quanto crescevano i miei dubbi e le mie insicurezze. Non volevo essere femmina, non capivo cosa stesse succedendo, sapevo solo che quel corpo mi stava scomodo! Comincia cosi un periodo di ribellione.
Avevo un rifiuto totale per bambole, gonnelline e nastrini.
Non lo trovavo giusto, non riuscivo a farmene una ragione, ma più crescevo, più dovevo farmene una ragione.
Era cosi e basta. non potevo farci niente.
Troppo piccola e sola per buttarmi in una guerra cosi grande, soprattutto vivendo in un paese dove la mentalità purtroppo è quella che è.
Arriva l’adolescenza, cresco con una bella compagnia, le mie amiche provano a “raddrizzare” il mio essere cosi maschiaccio, e ci riescono.
Ormai avevo perso quella battaglia, gettai la spugna e le lasciai fare.
E’ giusto cosi, sono nata cosi e basta, era questo che mi rimbombava in testa, fino a convincermi e dare inizio ad una squallida recita durata 25 anni.
Messa ormai del tutto da parte la mia vera identità di genere arrivano i primi amori, i primi baci le prime esperienze…
A diciotto anni mi fidanzai e andai a convivere con un ragazzo. Dopo due anni restai incinta. Diventai mamma a soli vent’anni e la mia vita cambiò radicalmente.
Arrivò il 2012, mio figlio aveva tre anni. Iniziarono le forti crisi con il mio partner e con quelle tornano le mie crisi di identità.
Conobbi una ragazza, ci innamoriamo. Lasciai il mio compagno e comincia una vita assieme a lei e il bambino.
Per tre anni restammo assieme come coppia omosessuale, ma poi qualcosa scattò in me. Sentivo di nuovo il rifiuto di quel corpo che vedevo allo specchio, più forte che mai.
Quella volta non riuscii a reprimerlo, ormai mi aveva invaso totalmente.
Nella mia testa c’era solo un pensiero: voglio essere felice davvero.
Decisi di parlarne con quella che era la mia compagna. Cominciai a informarmi, a cercare. Finalmente trovai la mia strada. Quello che pensavo fosse impossibile piano piano si fece sempre più reale e concreto!
Lo dissi alle persone a me più vicine. C’ è chi non ha battuto ciglio, chi non ha capito e chi stava solo aspettando che io tirassi fuori le palle per farlo.
Oggi finalmente sono chi ho sempre desiderato vedere allo specchio.
Oggi finalmente non provo odio a guardarmi.
Oggi finalmente sono felice.
Sono una mamma che ama suo figlio più della sua vita, ma dovevo cambiare quella vita per rendere felice mio figlio.
Oggi sono Andrea. Finalmente.
INTERVISTA
Tuo figlio come ha preso la notizia della tua transizione di genere?
In privato mi chiama ancora mamma, ma davanti agli altri si arrabbia moltissimo se qualcuno sbaglia i pronomi e mi parla al femminile. E’ il mio piccolo guerriero, mi difende!
E’ forte e determinato come il suo papà! A proposito di questo, in Italia è forte il dibattito sull’uso dei termini madre e padre, genitore 1 e genitore 2. Sui vostri cosa c’è scritto?
Al momento non è specificato, né suoi miei né sui suoi.
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