Fino al prossimo 2 Ottobre 2022, presso la Galleria Il Frantoio di Capalbio, arriva per la prima volta in Italia Time Will Tell – a cura di Maria Concetta Monaci, Presidente dell’Associazione Culturale Il Frantoio, insieme a Francesca de Medici e Davide Sarchioni – una mostra ma anche uno sguardo aperto verso la nostra società, un incontro collettivo per respirare a pieni polmoni e riscoprire da capo la storia queer senza fronzoli edulcorati o narrazioni stereotipate. Le menti visionarie dietro Time Will Tell sono Zanele Muholi e Robert Hamblin, artist* e attivist* sudafrican* unit* dall’obiettivo comune di oltrepassare le discriminazioni sociali, di genere e razza attraverso la propria arte.
Muholi, spazia dalla fotografia ai video, per dare voce e storia alle donne queer in Sudafrica e trovare una cassa di risonanza per una comunità LGBTQIA+ mai inquadrata dai media generalisti: “Il mio tentativo è quello di riscrivere una storia visiva nera, queer e trans del Sudafrica, in modo che il mondo conosca la nostra resistenza ed esistenza al culmine dei crimini di odio in Sudafrica e altrove” spiega Muholi. Hamblin, ha visto il mondo sia dagli occhi di donna queer durante l’Apartheid che uomo transgender, testimonia attraverso le sue pitture e fotografie la liberazione del corpo queer, evidenziandone il valore politico in ogni ambito della società. La mostra è una rassegna di 60 lavori, tra cui gli autoritratti di Muholi che vanno da “Faces and Phases” – dedicato alle donne sudafricane – a “Somnyama Ngonyama: Hail the Dark Lioness” dove gli abiti simboleggiano la discriminazione e la violenza razziale e di genere. Gli autoritratti di Hamblin, molti eseguiti con inchiostro su carta, si concentrano sul proprio corpo, rappresentato senza tabù o vincoli di alcun genere, ma in tutta la sua stupefacente umanità. Si aggiunge la rassegna fotografica in bianco e nero – scattata tra il 2021 e il 2022, dove tra camere d’albergo e location anonime, i propri corpi si dissociano dalla realtà e al contempo si uniscono in solitudine, sofferenza, e speranza.
Attraverso immagini emblematiche e stratificate, Muholi e Hamblin partono dal personale per raccontare storie universali che rischiano ancorar di restare all’ombra di un attivismo sempre più capitalizzato, e trasmettendo tutta la forza e dignità della rivoluzione che stiamo vivendo: “Mettendo coraggiosamente in gioco anzituttose stessi in prima persona, le loro immagini evocano storie nelle quali tutti noi siamo coinvolti,indistintamente, ogni giorno e in ogni luogo, da protagonisti o spettatori” spiega Davide Sarchioni “Questo ci sprona a prendere una posizione consapevole, dura e necessaria, per migliorare e migliorarsi”. Time Will Tell è un incontro pieno d’empatia, un appello pieno di speranza e coraggio verso il futuro, che ci chiede: cosa ci dirà il tempo? Cambieremo in meglio? Saremo davvero liber*? Ma nel frattempo, ci invita a non tirarci indietro: “Le cose non possono cambiare dall’oggi al domani,solo il tempo ti dirà dove andranno le cose, in che direzione andrà il tuo lavoro (sia artistico che di attivismo).” dice Hamblin “Non si può controllare l’impatto del proprio lavoro: puoi solo fare il tuo lavoro e continuare a farlo”.
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