La settimana scorsa concludevo affermando una superiorità persistente (ma a rischio estinzione) dei gay sugli etero, per quanto riguarda curiosità ed elasticità mentale. Lo dicevo, forte della conoscenza di molti etero che ammettono di provare attrazione per le trans e perfino per uomini travestiti (purché molto femminili), ma comunque solo per la femminilità, sotto qualunque bandiera essa militi. Negano infatti di aver mai provato interesse per uomini e perfino di poterlo mai provare. Non è un caso che tanti anni fa, dopo aver vissuto una lunghissima cotta per un ragazzo etero, io stesso decisi: A, di non perdere più troppo tempo appresso a nessuno; B, di non perdere nemmeno un minuto appresso agli etero.
Se avessi però seguito con rigore questa seconda regola che ho sempre suggerito agli altri, non avrei conosciuto negli ultimi mesi due ragazzi ‘etero’ decisamente interessanti, o meglio, mi sarei limitato a una stretta di mano senza insistere e rischiare nulla ma anche senza ottenere e scoprire nulla. Invece adesso mi sono complicato la vita, visto che uno di loro sta scoprendo con me il suo lato omosessuale, forse più intenso e preponderante dell’altro, senza che questo significhi rinnegare il passato e l’attrazione profonda che sentiva e sente per le ragazze.
Quanto all’altro, si limita a venirmi a trovare ogni tanto: resta con me un paio d’ore e poi raggiunge una ragazza di cui forse si sta innamorando. Con me è gentile, non assume atteggiamenti da diva, parla poco ma ascolta con attenzione, all’inizio trema un po’ ma poi si abbandona alle mie braccia. Facciamo poco sesso, tutto sommato, e passiamo i pomeriggi a scambiarci qualche bacio o poco più, eppure sento che un giorno non lontano potrebbe lasciarsi andare. L’ultima volta gli ho detto esplicitamente che vorrei fare l’amore con lui, e che secondo me anche lui lo vorrebbe (e al tempo stesso non lo vorrebbe). Mi ha chiesto soltanto perché io tenessi tanto che mi rispondesse.
Quanti altri ‘etero’ lo ammetterebbero? Quanti sarebbero disposti a lasciarsi andare? Eppure di esempi che vanno ‘in controtendenza’, a grattare bene, ce ne sono tanti. Ci sono tanti uomini che cercano le trans o i travestiti, l’ho già detto, ma ci sono anche quelli che hanno piacere a ‘variare’ un po’ il rapporto con la propria ragazza.
Una mia amica infatti penetrava occasionalmente il suo fidanzato con un fallo finto, non diversamente dalle protagoniste di un cortometraggio spagnolo (dove l’oggetto in questione era addirittura un regalo di laurea di lui a lei) o di altri film (mi pare Amantes e Doom Generation, ma chiedo conferma all’amico Schinardi) in cui si divertivano con i loro partner, infilando proprio in quel punto un dito o un fazzoletto.
D’altronde, se molti gay godono nel farsi penetrare, perché non dovrebbero godere gli etero? Forse le zone erogene dipendono strettamente dall’orientamento sessuale? Non credo proprio. Temo anzi che molti etero non abbiano mai provato a farlo solamente per condizionamenti culturali oppure perché nessuna donna lo ha mai proposto o addirittura per ‘paura’ di provare piacere.
Eppure, chi fa sesso con le trans non è sempre e solo attivo. Le trans che si prostituiscono, infatti, hanno bisogno di una valida erezione per soddisfare molti loro clienti, a differenza della maggioranza delle trans che invece possono vivere un percorso più graduale, perdendo a poco a poco, grazie agli ormoni, con le altre caratteristiche maschili, anche l’erezione. Senza rimpiangerla troppo.
Ma perché un uomo decide di pagare una trans per farsi penetrare? Secondo qualcuno è un modo di nascondere un’omosessualità latente, però io mi chiedo che senso avrebbe, per quanto repressi possano essere. Mi sembra più probabile invece che desiderino sperimentare il loro corpo, mettere in pratica alcune fantasie, ricoprendo un ruolo diverso dal solito. Solo che, per trovare una donna che possa penetrarli, sono costretti a qualche variazione sul tema, a meno di non ricorrere ai falli finti di cui sopra.
Infine i bisessuali: ne ho conosciuti molti, non tutti dichiarati pubblicamente (qualcuno infatti era discretamente famoso o aveva l’ambizione di diventarlo), alcuni solo omosessuali che non volevano ammetterlo a se stessi e si nascondevano dietro il prefisso ‘bi’. Eppure in altri percepivo un sincero interesse per entrambi i sessi, diverso a seconda della persona e delle esperienze che andavano cercando (magari più trasgressivi con gli uomini o fissati solo su specifici aspetti del rapporto).
Per quanto riguarda però i ruoli, era frequente che certi ‘bisessuali’ volessero fare gli attivi in ogni caso, ma altrettanto frequente che altri desiderassero esclusivamente un ruolo passivo, proprio per provare sensazioni differenti. In fondo, come al solito, l’unica regola è che non esistono regole sempre valide da seguire per capire la sessualità, ‘omo’, ‘etero’ o ‘bi’. Certamente noi gay esageriamo a vedere in tutti quanti un omosessuale, magari latente. Temo però che anche chi si definisce etero non ce la racconti tutta…
Flavio Mazzini, trentacinquenne giornalista, è autore di Quanti padri di famiglia (Castelvecchi, 2005), reportage sulla prostituzione maschile vista "dall’interno", e di E adesso chi lo dice a mamma? (Castelvecchi, 2006), sul coming out e sull’universo familiare di gay, lesbiche e trans.
Dal 1° gennaio 2006 tiene su Gay.it la rubrica Sesso.Per scrivere a Flavio Mazzini clicca qui
di Flavio Mazzini
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