Lady D è stata la mina vagante, la pecora nera, l’imperdonabile. Tutto ciò che le è costato assai caro come membro della famiglia reale, è anche ciò che l’ha resa così popolare e amata dalla gente. E che l’ha proiettata nella volta celeste dei miti contemporanei.
Un’esule nella sua stessa terra, perennemente fuori luogo, se non nelle segrete fughe d’amore con i suoi uomini, o quando visitava gli ultimi, i malati, gli infermi. O, ancora, quando stava coi figli, che ha amato e cresciuto con sconfinata devozione, forse nel tentativo di scongiurare i vuoti affettivi che aveva conosciuto da piccola.
Oggi è l’anniversario della sua morte: 20 anni fa moriva, a Parigi, nel tunnel dell’Alma. Ci sono una serie di motivi per cui Lady D può essere considerata un’icona queer, una figura del non allineamento, delle possibilità altre, delle piste meno battute, dei sentieri interrotti. Ribelle, emotiva, coraggiosa, sfortunata: la storia di Lady Diana è innegabilmente vicina e a quella della nostra comunità. Sia in senso diretto ma soprattutto in senso metaforico: sperimentò il fatto di una presenza estranea a un contesto tradizionale, patì il peso delle aspettative che non poteva o non voleva soddisfare, fu portatrice di un enorme carica vitale, di voglia di amare, di essere se stessa. Ecco alcune delle ragioni per cui Lady D è diventata un’icona contemporanea.
Un amore che non ti ama
Il rapporto con il principe Carlo fu un disastro, come vuole la carriera sentimentale di ogni icona gay che si rispetti. Carlo la umiliava, non perdeva occasione per denigrarla: “Mio marito mi ha fatto sentire inadeguata in ogni modo possibile, ed ogni volta che riuscivo a sollevarmi il suo atteggiamento mi spingeva nuovamente verso il baratro”.
L’iniziale sogno romantico si tramutò velocemente in un incubo. Un episodio basti a rendersi conto dell’abisso emotivo di quel rapporto: in Canada visitarono l’Expo 1986, dove Diana svenne qualche minuto dopo il suo ingresso. La principessa in seguito chiarì che il malore fu causato dai suoi disturbi alimentari, non mangiando da giorni. Riportò anche che il marito, invece di offrirle appoggio, la rimproverò per non aver avuto il buongusto di svenire in privato, anziché davanti a tutti.
La principessa imperdonabile
Sin dall’inizio fu chiaro che Diana non sarebbe mai stata una principessa come le altre. Ha rinnovato e portato, anche con la forza, il suo ruolo nella contemporaneità, monopolizzando i giornali di gossip, ma anche rivendicando il suo posto, originale, individuale sulla scena del mondo. Nonostante i rudimenti di protocollo che le vennero impartiti, Diana manifestò velocemente i segni e finanche lo stigma del suo anticonformismo. Il 9 marzo 1981, a un ricevimento alla Goldsmiths Hall di Londra scelse di indossare un provocante abito nero.
Di due taglie più piccolo e quindi particolarmente succinto, il vestito, oltre che per il colore funesto, scandalizzò per il taglio e soprattutto per la profonda e vertiginosa scollatura. La principessa Grace di Monaco, ospite all’evento, prese da parte Lady Diana e la accompagnò alla toilette, per confortarla e offrirle i suoi consigli.
‘Il buon padre voleva un maschietto’
Come nel cartone cult Lady Oscar, entrambi i genitori di Lady D speravano in un figlio maschio che portasse avanti il nome della famiglia, per questo alla bambina non venne inizialmente dato un nome, fino a che, una settimana più tardi, non si decise per Diana Frances, in onore di un’antenata degli Spencer, Diana Russell, duchessa di Bedford, e della madre. Probabilmente questo desiderio frustrato della famiglia sta all’origine anche del rapporto tortuoso con il suo corpo e la sua femminilità, soprattutto nell’adolescenza e nella prima età adulta.
L’amicizia con Freddy Mercury e il crossdressing
Diana era molto amica di Freddie Mercury, il frontman dei Queen, e recentemente è stata diffuso un aneddoto notevole su una serata che i due avrebbero trascorso insieme. La principessa e il cantante dei Queen pare uscirono insieme una sera, insieme a una coppia di amici, recandosi al Royal Vauxhall Tavern. Nessuno riconobbe Lady D perché per l’occasione si era travestita da uomo. La principessa che si presentò in abiti maschili, cappello e occhiali da sole, fu del tutto ignorata.
La ricerca dell’amore
Lady D si mosse in assoluta libertà nell’ambito delle faccende sentimentali. Molte le interviste, i libri, gli scoop su i suoi presunti amanti, per i quali dovette scontare certo il pregiudizio e la condanna morale dei ben pensanti e della stessa famiglia regale inglese. Uomini provenienti da diverse classi sociali, rapporti turbolenti e appassionati: Diana fu una donna inquietamente innamorata dell’amore. Fino alla fine.
L’ossessione per gli ultimi e gli emarginati
La beneficenza la fanno in tanti, ma per Lady D divenne un’ossessione. Madre Teresa di Calcutta divenne la sua guida spirituale, si occupò di temi di cui i reali inglesi non si erano mai occupati, come l’AIDS e la lebbra. Nell’ultima parte della sua vita si impegnò in particolare nella lotta contro contro le mine antiuomo.
Revenge dress
Dopo la separazione il principe di Galles cercò di riacquistare il consenso del pubblico, schierato con Diana, concedendo un’intervista televisiva nel 1994. Nell’intervista, Carlo confessò il suo tradimento con Camilla Parker-Bowles, precisando però che la loro relazione era iniziata solamente nel 1986, quando il suo matrimonio con Diana era ormai “inevitabilmente naufragato”. La stessa sera dell’intervista, Diana si recò alla Serpentine Gallery per partecipare al party organizzato dalla rivista Vanity Fair: il cortissimo abito di seta nera che indossava, creato dalla stilista Christina Stambolian e in seguito ribattezzato “Revenge dress”, le fece guadagnare le prime pagine di tutti i giornali, a discapito del marito.
La lotta col corpo. troppo alta per danza classica
Il corpo di Diana. Troppo alta, troppo magra, troppo scoperto, troppo esibito. Sin dall’adolescenza Diana dovette combattere col suo corpo, che la limitò nella sua passione, la danza, essendo troppo alta per potercisi dedicare in senso professionale. Nel periodo dei travagli emotivi, inoltre, fu proprio il corpo a divenire una sorta di valvola di sfogo e capro espiatorio: si è parlato, negli anni, di tentativi di suicidio, disturbi alimentari, atti di autolesionismo.
La fine della donna, l’intensificarsi del mito
La morte di Diana Spencer avvenne la notte del 31 agosto 1997 in un incidente stradale avvenuto nella galleria che passa sotto il Ponte de l’Alma a Parigi. Una morte enigmatica, letteraria quasi: una morte terribile ma spettacolare, improvvisa e tutt’ora segnata dai dubbi di un coinvolgimento della famiglia reale e dei servizi segreti. Una rocambolesca fuga nella notte, col ricchissimo Dodi Al-Fayed, un rapporto non ufficiale e scomodo, una tensione divenuta, a un tratto, ingestibile. Distrazione dell’autista, fatalità o complotto: comunque andò Lady D. 19 anni fa ha lasciato la terra ma è entra nel mito e anche questo passaggio l’ha fatto a modo suo, in un modo indimenticabile e potente.
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Io che negli anni '80 e '90 vivevo in Inghilterra sono sempre stato tra quelli che invece, l'hanno sempre ritenuta una persona mediocre. Ti sposi l'erede al trono della Monarchia più importante al mondo, sai che ti sei sposata un lavoro a vita, con doveri, obblighi, umiliazioni, corna e inferiorità. Era solo un po' ingenua, ma non vedo tutta sta icona. Forse non seguo il mainstream gay, non me ne vogliano i suoi adoratori. Anzi no: ho cambiato idea. Per l'ingenuità, la immaturità, l'incapacità di avere contatto la la cruda realtà e un po' di infantilismo, si può ben considerare una icona rappresentativa di qualche gay.