State vedendo The Crown 6? Chi scrive purtroppo ha abbandonato il timone alla quarta stagione (ci mancherai Emma Corrin).
Nel frattempo, la serie diretta da Peter Morgan è giunta al suo ultimo capitolo. A quanto pare un lento declino rispetto i botti delle precedenti (Lucy Mangan del The Guardian ha definito questa sesta stagione “così brutta da diventare un’esperienza extra corporea“), con non poche ‘licenze poetiche’ rispetto i fatti reali.
Qualcosa che non vedrete sicuramente in The Crown è quella volta che Diana Spencer si è travestita da uomo gay ed è scappata in un locale queer insieme a Freddie Mercury.
Negli anni ’80, il circolo di amici della principessa era composto da Elton John, Gianni Versace, e George Michael.
Ma della sua amicizia con Mercury si è saputo qualcosa solo intorno al 2013: nel suo memoir The Power of Positive Drinking‘, l’attrice Cleo Rocos racconta di una serata insieme a Lady Diana, il frontman dei Queen, e il dj radiofonico e comico Kenny Everett, passata a bere champagne e guardare Cuori senza età (Golden Girls) col muto, divertendosi a ridoppiare i dialoghi.
Nei racconti di Rocos, ad un certo punto Lady D avrebbe chiesto al resto del gruppo: che si fa più tardi?
L’idea era quella di tuffarsi al Royal Vauxhall Tavern, famosissimo gay club di Londra, ma come portarsi dietro la donna più famosa del mondo? All’epoca oltre 750 milioni di persone avevano seguito in mondovisione il suo matrimonio con il Principe Carlo, e ogni sua singola mossa era messa sotto scrutinio pubblico.
“Quale sarebbero i titoli di giornale domani se ti vedono dentro un locale gay?” avrebbe chiesto Rocos alla principessa. Così Diana ha pensato di presentarsi en travesti, con il pieno sostegno di Mercury, che ha risposto: “Dai, facciamola divertire!”
Indossando un cappello da baseball, occhiali da sole e un giubbotto militare stile bomber, la principessa è diventata solo per una notte un eccentrico modello gay.
Arrivati al Vauxhall Club, la folla non si è accorta di niente: “La gente sembrava ignorarla. Fu come se scomparve tra la folla e lei ne fu molto felice” scrive Rocos.
Ridendo sotto i baffi (veri o finti), quando si resero conto che il travestimento aveva funzionato, Diana e Freddy si scambiarono uno sguardo di trionfo. Lei ordinò birra e vino bianco, e si divertirono lì dentro per una mezz’oretta, prima di proseguire la nottata saltando da un locale all’altro.
Rocos non fornisce altri dettagli sulla nottata, e ad oggi non esistono altre testimonianze. A distanza di tempo Peter Freestone, assistente personale di Mercury, ha smentito l’accaduto dichiarando che il cantante quella sera non solo non era proprio presente (la stessa foto che vedete qui in evidenza, come specifica Freestone, è fatta con photoshop, e nell’originale vicino a Mercury c’è l’amica Barbara Valentin): “Non l’ha mai incontrata” dice Freestone, specificando che questa amicizia fra i due, forse, non c’è mai stata “Freddie era più interessato a stare con gli amici nel backstage, parlando con Elton John, uscendo con la sua gente. I suoi amici eran sempre più importanti per lui“.
Quel che è certo, è che sia Mercury che Everett, tra il 1991 e il 1995 sono morti di AIDS, causa per cui Lady D si è battuta sin dall’Aprile 1987: durante un’annata dove si ammontava tra i 731 casi confermati e 377 morti (tanto che nemmeno il personale medico si rifiutava di curare i pazienti) la donna più famosa del mondo stringeva la mano e sedeva al fianco di dieci pazienti contagiati, presso il Middlesex Hospital.
Nelle parole di Paul Burrell, ex collaboratore di Diana, la principessa si educò e informò anche grazie alla sua amicizia con Elton John: “Perché le importava. Perché voleva circondarsi di persone che la pensasserò come lei e facessero sentire a suo agio”.
Nel 2023 come negli anni Ottanta, Lady D è ancora un’icona queer che ha lasciato un’eredità fino ai giorni nostri. Quando la rivediamo al cinema (interpretata da Kristen Stewart in Spencer) e al teatro in versione drag queen al sostegno della comunità trans.
“Mia madre è cresciuta in un mondo dove l’HIV era una probabilmente una sentenza di morte” scrive il principe Harry, in occasione del quarantesimo anniversario della Terrence Higgins Trust, tra le più importanti organizzazioni di beneficenza contro l’AIDS del Regno Unito “Ciò nonostante, nel bel mezzo dell’incertezza, si è mossa con empatia, trovando l’umanità intorno a sé e dimostrando il potere della connessione di fronte alla paura”.
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