Ci risiamo. A Libero, quel corso sull’Omosessualità della Statale di Milano non è proprio andato giù e, forse alla ricerca tanto spasmodica quanto inutile di qualcosa che faccia scandalo più delle feste di Arcore, ritorna all’attacco dell’Ateneo, della comunità gay milanese (nell’accezione più ampia che si possa dare a questa espressione) e infine del corso stesso.
Alla vigilia dell’inizio del ciclo di seminari annunciato qualche settimana fa, un giornalista della testata di casa Berlusconi decide di fare un giro alla Statale dove, a suo dire, scopre di ritrovarsi in un luogo noto a chi ha voglia di fare qualche incontro piccante. "Erotomani, prostituti e guardoni. La Statale – ci spiega – è il regno del sesso gay".
Naturalmente è l’ennesima carrellata di ambiguità, luoghi comuni e allusioni. Come quando racconta di imbattersi, sul pianerottolo del terzo piano, in "un uomo sui quaranta, aspetta seduto su un muretto. Legge il giornale distrattamente, come un paziente in attesa del dentista. Ha cappello e occhiali e appoggiato al suo zainetto guarda l’intruso con un misto di curiosità e diffidenza".
Non è chiaro, per l’argomento dell’articolo, quale sia il ruolo di quell’uomo. Forse nell’immaginazione di chi lo descrive richiama alla mente una qualche figura losca da ‘maniaco del parco’. Ma il meglio arriva quando, dopo essersi imbattuto in una coppia intenta a fare sesso, il giornalista incontra tale Marco che gli chiede di riprenderlo mentre si masturba nel bagno delle donne "perché è più tranquillo" e non si incontra "gentaccia". La testimonianza di Marco è lunga e articolata e, pare, si sviluppa tutta mentre il giovane è intento a raggiungere da solo l’apice del piacere filmato dal giornalista. Ed ecco la chicca: Marco, mentere spiega che tutti la Statale sarebbe una sorta di enorme battuage in cui si divertono anche i professori tra una lezione e l’altra, specifica che lui no, non è gay, ha anche la fidanzata "però mi eccita questa condizione di clandestinità omosessuale, che poi clandestina non è neppure tanto".
Una situazione quella descritta con tanta dovizia di particolari da Libero, che "va avanti da 10 anni e lo sanno tutti". Curioso, se così è, che in tutti questi anni Libero se ne accorga proprio adesso. Ma una ragione c’è: il corso "Omosessualità – un mondo nel mondo" è appena partito proprio alla Statale, quale migliore occasione per creare nei lettori il sentimento giusto che porti alla condanna della tanto discussa iniziativa didattica?
E infatti, nelle pagine dello stesso numero di Libero, quello di sabato 22 gennaio, ecco il pezzo con la cronaca del primo incontro del corso, quello tenuto dalla professoressa di sociologia Roberta Sassatelli che ha come tema "Introduzione al concetto di genere e orientamento sessuale". Un altro trionfo di discriminazione e ritratti macchiettistici non solo dei presenti, ma della lezione di per sé. Chi racconta, dopo avere premesso che all’inizio era sembrata una cosa seria, scrive: "L’aula è gremita: un centinaio di studenti quasi tutti platealmente e folkloristicamente gay vociferano e si scambiano occhiatine". Cosa significa, esattamente "platealmente e folkloristicamente" non lo sappiamo, possiamo solo immaginare a quali stereotipi e macchiette televisive si riferisca la firma di Libero.
La lezione inizia con una fotografia che colpisce particolarmente chi ci sta raccontando la giornata e che forse ha apprezzato più di quanto non ammetta: "Per la gioia degli astanti – si legge – ecco apparire la gigantografia di un uomo tutto muscoli ripreso dall’ombelico alla coscia con ‘pacco’ in primo piano. Certo la scusa era quella di parlare dello stereotipo della maschilità, della necessità di essere machi e dotati. Ma intanto tutti si leccano i baffi".
Qualcosa ci dice che una foto del genere avrebbe suscitato qualche reazione a metà tra il complice, l’imbarazzato e il divertito anche se fosse stata una lezione di anatomia. In più, molto probabilmente, è solo stato un escamotage usato dall’insegnante per assicurarsi immediatamente l’attenzione di tutta la classe: è una cosa che fanno tuttii docenti, ognuno con lo strumento che ritiene più ideneo a seconda delle circostanze.
E chissà per quale ragione, il dibattito che segue alla lezione è, per chi osserva "uno show".
"L’aula – continua l’articolo – si trasforma in uno studio televisivo dove gli eccentrici protagonisti si mettono a parlare di «attivo e omo», del linguaggio gay, di quanto non si possa categorizzare tutto. Arringhe anche di cinque minuti per dare sfoggio alle proprie abilità oratorie e recitative". Ora, per favore, se qualcuno dei nostri lettori ha assistito alla lezione potrebbe spiegarci cosa avevano di tanto eccentrico gli intervenuti, tanto da meritare l’attenzione di Libero? O essere gay e non reprimersi significa "plateali e folkloristici" oltre che "eccentrici". La speranza è che Libero se ne sia fatto una ragione, evitando di produrre perle di omofobia di questo livello ad ogni lezione del corso, perché ce ne sono ancora dieci: troppe per il limitato repertorio del quotidiano milanese.
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.