È un momento magico per Isabelle Huppert, una delle attrici massime, diretta dai più grandi (Godard, Preminger, Cimino, Chabrol, Haneke, eccetera): dopo l’inatteso Golden Globe per l’audace thriller Elle di Paul Verhoeven potrebbe persino essere nominata all’Oscar sulla scia di altre attrici francesi ‘sbarcate’ nell’empireo hollywoodiano quali le star ormai planetarie Juliette Binoche e Marion Cotillard.
Abbiamo visto in Francia l’aggraziata commedia musicale Souvenir di Bavo Defurne, buon regista gay belga-fiammingo di cui avevamo apprezzato in particolare l’esordio queer North Sea Texas e il memorabile corto Kampvuur. La divina Huppert interpreta in Souvenir il ruolo di Liliane, un’operaia solitaria che lavora alla catena di montaggio in una fabbrica di pasticci di carne. Vive da sola, passa il tempo libero a guardare la tv, in particolare i quiz, adora sbevacchiare whiskey. La sua vita tranquilla e un po’ annoiante si movimenta quando uno stagista con la passione per la boxe, Jean (il piacente Kévin Azaïs di Les Combattants con folti baffi), riconosce in lei una cantante, Laura, che negli anni Settanta arrivò seconda all’Eurofestival, alle spalle degli Abba, con la canzone Souvenir che riscosse un notevole successo. Lei prima nega, poi ammette di essere Laura: lui si improvviserà il suo manager per farla tornare sulle scene.
Potremmo definire Souvenir come commedia ‘post camp’ in quanto l’elemento camp è circoscritto a costumi kitsch quali l’ineffabile abito color carne con stampigliata la Palma d’Oro (chiaro omaggio al Festival di Cannes del quale la Huppert è beniamina assoluta, avendo vinto due prix d’intérpretation per Violette Nozière e La pianiste) o al manifesto pop luminescente realizzato dalla coppia di celebri artisti gay Pierre et Gilles. Così l’aura sberluccicante e un po’ pacchiana dell’Eurofestival, manifestazione adoratissima dai gay di tutto il continente, viene solo evocata e, anzi, si ironizza sullo squallore dei contesti in cui la nuova Laura è costretta ad esibirsi, quali case di riposo e fiere di paese.
La Huppert gioca in sottrazione con un registro recitativo in cui smussa ogni reazione emotiva e dimostra una certa alchimia col giovane Azaïs, essendo ormai specializzata nei ruoli di cougar che intrigano giovani prede. E si dimostra persino una discreta cantante, con una sua classe – l’avevamo già apprezzata in Otto donne e un mistero di Ozon – tant’è che il ritornello della canzone Joli Garçon (“Joli Garçon, Je dit oui… bras de béton, je dis oui!” – “Ragazzo carino, dico sì… Braccia di cemento, dico sì!”) resta impressa in testa e non si può non canticchiare una volta usciti dal cinema.
Pur essendo narrativamente un po’ esile, Souvenir ha una sua delicatezza quasi fiabesca e risulta alla fin fine un simpatico ‘feel good movie’ che mette di buon umore. Non ha ancora una distribuzione italiana.
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