Dopo una lunga battaglia contro me stesso, ora sono davvero libero: “Falling” è il nuovo singolo di Sacrane, intervista

Il cantante cosentino ma di stanza a Milano ha appena pubblicato il nuovo singolo “Fallin'” in cui racconta l'esperienza traumatica vissuta da adolescente, e si prepara a pubblicare un album in cui mette fine a una “lotta interiore che è durata fin troppo”.

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Sacrane intervista Gay.it
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Raggiungo telefonicamente Sacrane in un sabato di metà gennaio: “Oggi è il mio compleanno”, mi dice. I motivi per festeggiare, in realtà, sono due, perché nelle scorse ore è stato pubblicato il suo nuovo singolo Fallin‘. Spegnere 27 candeline sulla torta per Stefano Pellegrino, questo il suo vero nome, ha un significato speciale che si rinnova anno dopo anno. Nella canzone appena uscita, infatti, racconta di quando, da adolescente, in un momento di estrema fragilità, tentò di compiere quella che lui definisce “un’ultima danza nell’aria” per porre fine a una logorante lotta interiore e sentirsi libero. A distanza di tanti anni il cantante è riuscito a dare tutt’altra connotazione al termine “libertà”, concetto ricorrente nell’album in uscita in primavera, e si sente finalmente pronto a correre incontro alla luce.

Di seguito la nostra intervista.

Iniziamo dal tuo nome d’arte.

In passato ho incontrato un produttore che mi voleva chiamare in un modo terribile, per cui pensavo di usare il mio nome di battesimo. Una notte però mi è venuto in testa un nome particolare, Sacrane, l’unione di sacro e profano in inglese, ma non ne rivelo il significato più profondo. Mi ha dato una forza particolare.

Che cos’è sacro per te?

Le emozioni, l’amore che vorrei dare a me stesso e che rifletto nei rapporti umani. Sacra è la mia dignità come persona che ho ricostruito nel tempo, dopo un momento delicato e anch’esso sacro, perché se non ci fosse stato non sarei qui a parlarne.

Lo stesso di cui parli nel tuo nuovo singolo Fallin’?

C’è stato un momento della mia vita in cui ero molto debole e per disperazione ho tentato di fare un gesto forte. Mi sentivo solo e abbandonato, avevo circa 14 anni. Ho tentato di “volare” e sono stato salvato dal campanello della porta di casa mia suonato da una persona che non mi aspettavo salisse in quel momento. Sono caduto ai piedi di questa persona ringraziandola perché se non avesse suonato alla porta mi sarei tolto la vita. Dopo tanti anni questo trauma è riemerso nella mia testa e mi ha fatto scrivere questa canzone. In quel momento sono rinato.

 

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Dove hai trovato la forza per non soccombere dopo quell’esperienza?

È stata tosta. Il tutto è avvenuto mentre a scuola non ero a mio agio, le insegnanti non mi aiutavano per niente, i miei genitori per quanto avessero accettato il mio orientamento sessuale non mi sono stati vicini più di tanto. Me la sono cavata da solo, emotivamente parlando. Dopo tanti anni riesco a guardare la mia famiglia e ringraziarla lo stesso. Sono grato di aver vissuto quel momento perché non tutti ne escono. Sono molto felice, e quando è uscita la canzone mi sono commosso.

Quando hai fatto coming out?

Nei primi anni delle scuole superiori. È stato molto naturale, avevo bisogno di parlare, di giustificare l’andamento scolastico e i miei comportamenti. I miei genitori vedevano che c’era qualcosa che volevo dire, ero un po’ turbato da quel che mi stava succedendo. Ero pronto ad andare da un parente o da un amico, poteva succedere di tutto, ma fortunatamente dopo un po’ se ne sono fatti una ragione, per quanto poi ci siano state difficoltà ad accettare il mio compagno in casa e la mia sessualità di cui non mi sono mai vergognato. L’adolescenza si vive una sola volta, e se viene traumatizzata diventa un problema in età adulta. La musica mi ha aiutato molto, è stata la mia unica salvezza in quel momento.

Sacrane però non è entrato in scena subito. Che cosa è cambiato nel tuo percorso artistico al punto da farti decidere di usare quel nome?

Volevo una rinascita. Prima di Sacrane ho fatto musica in modo non professionale, vivevo situazioni che mi facevano sentire artisticamente incatenato. Ho voluto fare un reset e prendere il controllo della mia musica. È stato anche un modo per parlare di cose più intime e personali. La mia prima canzone come Sacrane è Demonio, che parla dell’abbracciare l’ansia dopo un momento traumatico. Fallin’ e Demonio sono molto legate: una parla del momento in sé e una di quel che questo provoca in una persona.

Quali caratteristiche riconosci a Sacrane e che invece Stefano non ha sempre?

È più coraggioso, è un modo di guardarmi e di narrarmi in modo diverso.

Chi è invece Stefano?

Sono nato a Cosenza e da piccolo volevo fare il prete, poi il notaio. Successivamente sono venuto a Milano, città che ho sfruttato per farmi insegnare qualcosa: un percorso nel mondo della grafica, un master in management musicale, ho conosciuto persone che mi hanno aperto la mente… Sono fin troppo emotivo, e mi porto dietro insicurezze come tutti. Grazie alla musica sto cercando di guardare i “difetti” come parti importanti che se non ci fossero sarebbe un problema.

Quali sono gli ascolti che ti hanno formato?

Mi sono fatto influenzare moltissimo da Britney Spears, è stata la mia prima regina, poi Lady Gaga che ho tatuata sulle braccia e mi ha aiutato a farmi sentire accettato prima da me stesso e poi dagli altri. Recentemente anche Taylor Swift, e poi ho tutto un panorama rock alle spalle come i Panic! at the disco, i Muse, i Depeche Mode.

Che cosa pensi del punto in cui si trova il pop oggi in Italia?

Sento delle cose audaci e forti, tipo Elodie che è stata molto coraggiosa in questo momento e sta subendo critiche ingiuste per il modo di presentarsi. Penso che ci servisse una come lei adesso. Qualcun altro l’ha fatto prima, è innegabile, ma ora si parla tanto di libertà e quando una persona si sente in diritto di manifestare la propria la si condanna. Molti non rischiano abbastanza, e mi dispiace.

Nei tuoi brani spesso torna il concetto di lotta. Oggi tu per che cosa senti di dover lottare?

Adesso per far sentire la mia voce, prima lottavo per una battaglia interiore. Nelle mie due ultime canzoni, Fallin’ e Demonio, mi sono preso la libertà di mettere fine a una lotta intestina che è durata fin troppo. Nell’album ci sarà infatti un brano in cui la lotta è finita, si esce dalla caverna e mi sento libero di correre ed essere me stesso.

Run With the Devil, Black Wings, Demonio: nei tuoi singoli ci sono continui rimandi a un mondo “oscuro”.

A parte Demonio, gli altri due sono i miei primi progetti e riflettono un periodo inquieto dell’adolescenza e dell’ingresso nell’età adulta. Non sapevo bene dove andare e mi facevo trasportare dalle emozioni più oscure per poi risalire in superficie e vedere che non c’erano solo quelle. Adesso sono pronto per la luce.

Finora hai scritto solo in inglese, come mai?

Perché in italiano non lo so fare (ride, ndr), ci ho provato ma mi suona strano. Ci proverò ancora comunque.

L’album si chiamerà Free.

È una parola ricorrente in 3-4 canzoni. Ho voluto chiamare così il disco perché mi sento finalmente libero, nudo come si vedrà anche dalla copertina. È un modo per allontanarmi da tutta quella oscurità che mi ha circondato per tanto tempo.

 

Intervista a cura di Emanuele Corbo

 

 

Se stai pensando al suicidio, ricorda che non sei mai solə!

 

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