Lil Nas X: Long Live Montero, recensione. Essere icona queer, orgogliosa e rivoluzionaria

Non solo un docu-concerto sul suo primo tour, ma anche, se non soprattutto, un racconto intimo e profondo. Sempre a testa alta.

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L’unica proiezione italiana di Lil Nas X: Long Live Montero, documentario di Carlos López Estrada e Zac Manuel interamente dedicato al celebre rapper originario di Atlanta, è andata in scena al Lovers Film Festival di Torino.

Il docu-concerto racconta il primo tour dell’artista, oggi 25enne, esploso dal nulla nel 2018 grazie al boom di Old Town Road, brano rimasto in vetta alla Billboard Hot 100 per 19 settimane consecutive, conquistando il record assoluto per il maggior numero di settimane. Un rapper nero, campione di vendite e dichiaratamente queer non si era mai visto negli States, con Long Live Montero che traccia un ritratto sorprendentemente intimo di un cantante che spazia tra identità, famiglia, aspettative e accettazione. In pochi anni Lil Nas X ha scatenato un terremoto mediatico e musicale con le sue sfacciate rappresentazioni della sessualità, dividendo sia il pubblico che la critica, tra chi lo considera un genio, chi un agente di Satana e chi un subdolo troll dei social media. Carlos López Estrada e Zac Manuel hanno seguito passo passo il tour nord americano di Montero, iniziato nel 2022 e concluso nel 2023, regalando al pubblico un Lil Nas decisamente originale, quanto mai consapevole della propria identità, della propria immagine, dell’importanza della propria visibilità e rappresentazione.

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Dichiaratamente gay dal 30 giugno del 2019, quando fece coming out tramite social, Lil Nas ha da tempo imparato ad abbracciare la propria libertà artistica, facendone un marchio, un vanto, indicando strade fino a quel momento mai battute prima, parlando ad una generazione di ragazzi queer che non si sentiva rappresentata. Da simpatico cowboy della porta accanto si è presto trasformato in popstar disinibita e sfacciata, vittima di continui attacchi omofobi, di picchetti isterici fuori dai suoi concerti e virgolettati deliranti ai suoi danni, a cui ha sempre risposto con straordinaria ironia. Nel doc Montero ricorda i primi passi nel mondo della musica, mostrando vecchie dirette social in cui si vantava dei 3000 follower Instagram e dei 1000 follower Youtube, fino all’esplosione improvvisa, all’arricchimento quasi immediato, alla popolarità che ha ridisegnato i rapporti con la sua stessa famiglia. Montero Lamar Hill, questo il suo vero nome, ricorda il difficile coming out con suo padre, inizialmente convinto che fosse stato deviato da Satana in persona, e con i suoi tantissimi fratelli, avuti dall’uomo sia con la prima che con la seconda moglie. Oggi milionario, Lil è pienamente consapevole che l’improvviso dialogo con i propri parenti, genitori in primis, sia stato quasi certamente rimodellato dai soldi, dal fatto che sia ora lui a mantenerli, perché se non lo facesse i sensi di colpa lo divorerebbero. In più occasioni Montero condivide con coraggio simile certezza, con la sua matrigna che in una scena gli chiede di autografare quattro sue foto. Il motivo non viene specificato, ma è molto probabile che la donna volesse poi rivenderle a prezzi esorbitanti.

Mentre la genesi del primo tour di Lil Nas X viene raccontata e mostrata, tra scenografie teatrali e costumi di estrema sensualità e bellezza, il rapper si apre sempre più dinanzi alla telecamera. Nel parlare dei suoi otto ballerini, tutti neri, coetanei e dichiaratamente gay, Montero si illumina, perché mai nella sua vita aveva avuto a che fare con un gruppo di persone a lui così affini, in cui rispecchiarsi, con cui condividere esperienze condivise. Nel frattempo i due registi ci mostrano i fan di Lil Nas, quanto il cantante abbia aiutato molte persone ad accettarsi, ad uscire dal proprio guscio, a vivere pienamente e liberamente la propria queerness, la propria libertà espressiva. Ci sono ragazzi e ragazze che hanno “scoperto di essere gay” grazie a lui, alle sue canzoni, ai suoi video, e Lil ne è non solo consapevole ma dichiaratamente orgoglioso.

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Se inizialmente era convinto di voler essere un “gay acettabile”, di quelli che non ostentano, non si espongono, non provocano, in pochi anni ha capito quanto tutto queste stesse limitando la sua stessa persona, la sua arte, la sua vita, ora vissuta appieno, cavalcata con ardore, replicando agli immancabili odiatori con il sorriso sulle labbra e la battuta sempre pronta. “Rinascere è meglio di nascere”, precisa Montero, che in un lustro ha già vissuto due ‘ere’, due visioni di sè, due rappresentazione della propria persona, e ora è pronto a cambiare ancora una volta, inesorabilmente, a testa alta.

Nel doc, in cui ad un certo punto compare anche Madonna, sua grande fan, Lil Nas X ribadisce più e più volte tutto l’amore provato nei confronti di suo nipote, che è stato il suo primissimo fan, così come l’influenza avuta da sua nonna, soprattutto sul piano musicale, confessando con disarmante onestà tutte le difficoltà incontrate nel trovare un punto d’incontro con suo padre e sua madre, che ama enormemente ma non a tal punto da poterci parlare liberamente. D’altronde solo i soldi hanno portato suo papà a cambiare visione nei confronti della sua omosessualità, inizialmente ‘satanica’ e ora più che accettata, almeno a parole, perché Montero preferisce non discuterne, non condividere la propria vita privata. E anche nel doc tutta questa parte viene omessa. L’evidente carica erotica del rapper, che è un trionfo di vivacità, inattesa saggezza e irrequietezza, esplode sullo schermo, tra muscoli oliati e twerking, ma non si parla mai di sesso, nè di storie d’amore e/o eventuali fidanzati.

Lil Nas X: Long Live Montero dipinge in poco più di un’ora e mezza i lineamenti di un’icona gay, orgogliosa e nel suo piccolo rivoluzionaria, che in un paio d’anni ha letteralmente riscritto le regole del rap a stelle e strisce, storicamente misogino, omofobo e qui riproposto in chiave queer, alzando continuamente l’asticella della visibilità e della rappresentazione. Senza paura e con un’assoluta certezza: siamo solo all’inizio.

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