ESSERE GAY AL SUD

Lecce: cronaca del dibattito sulla realtà omosessuale nel Meridione. Un'occasione persa per ribadire la forza di una peculiarità. Ma con qualche speranza.

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Partiamo da un aneddoto: uno scrittore milanese, “notoriamente frocio”, tiene nel 1999 a Reggio Calabria un seminario di letteratura, durante il quale inevitabilmente si parla di omosessualità. Alla fine dei quattro giorni di studio, a cena con un gruppo di partecipanti calabresi, lo scrittore ingenuamente chiede quali siano i luoghi di incontro per omosessuali della città. Stupito, uno dei presenti risponde: «Ma in Calabria non ci sono omosessuali».
L’autore in questione è Alessandro Golinelli, che ha partecipato sabato 21 e domenica 22 dicembre alla rassegna “In punta di cuore” dedicata al regista omosessuale Ottavio Mario Mai e che si è tenuta presso i Cantieri Teatrali Koreja di Lecce. Nell’ambito della rassegna, si è svolto sabato l’incontro-dibattito “Sud e omosessualità” che Golinelli ha aperto con l’aneddoto su riferito e al quale hanno partecipato anche Giovanni Minerba, del Festival di Film gay di Torino “Da Sodoma a Hollywood”, Michele Bellomo, presidente dell’Arcigay Giovanni Forti di Bari e portavoce del BariPride 2003, e Gio’ Stajano, uno dei primi omosessuali dichiarati in Italia e oggi felicemente donna.
L’aneddoto raccontato da Golinelli ha subito dato un’idea chiara di quello di cui si sarebbe potuto parlare: una storia dell’omosessualità, quella sviluppatasi nel sud, tanto ricca quanto nascosta, e mai divenuta ufficiale o ufficializzata. L’incontro avrebbe potuto essere una buona occasione per contribuire a dare notorietà e visibilità a una realtà che in questi tempi di Pride si sta affrontando spesso. Avrebbe potuto essere un’occasione per dare ai gay pugliesi gli strumenti di consapevolezza attraverso i quali ribadire le loro peculiarità di omosessuali del sud, capaci di trarre forza dalla loro condizione senza dover per forza emulare gli esempi dei loro “colleghi” del nord, né, tantomeno, dover scegliere di emigrare altrove per poter vivere la propria affettività.
Così non è stato: i temi che sono stati affrontati non hanno centrato l’obiativo enunciato nel titolo, e forse non poteva essere diversamente. In fin dei conti, tutti e quattro i partecipanti al dibattito hanno compiuto il loro percorso di consapevolezza e auto-accettazione al nord. Certo, i tre che avevano origini meridionali (Minerba, Stajano e Bellomo) sono tornati al sud, e l’ultimo sta dando in questi mesi un grande contributo allo sviluppo di una società meridionale più tollerante. Ma la sensazione che i gay del sud abbiano ancora difficoltà ad affrontare autonomamente le sfide che spettano loro, è ancora elevata.
L’incontro, come dicevamo, non ha toccato questi argomenti. I relatori si sono limitati a tracciare a grandi linee il loro percorso. Bellomo ha sottolinato quello che sta accadendo e che ci si aspetta che accadrà in corrispondenza di questo BariPride. Minerba ha ricordato i suoi rapporti con l’omosessualità al sud, da lui vissuta non di rado nei suoi tanti ritorni alla terra natìa per le vacanze. Gio’ Stajano ha ripercorso la sua storia di “outsider”, soprattuto rispetto al movimento omosessuale, dal quale ha ancora una volta preso le distanze, invitando tutti a non sfilare per le vie di Bari in piume e pailettes (che lei stessa ha indossato tanto spesso nelle sue varie esibizioni). Ma sicuramente la profondità della sua storia e la consapevolezza dei suoi sforzi hanno toccato il cuore di molti degli ascoltatori. Che sono giunti numerosi. E questo è sicuramente un buon segnale, affinché questo BariPride possa davvero aprire nuove importanti strade.

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