«FACCIO SESSO NON PROTETTO»

La risposta degli esperti a un messaggio del forum.

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«Frequento regolarmente saune, locali, dark room e faccio sempre sempre sempre sesso senza preservativo. Da circa 3 anni». Un lettore controcorrente quello che all’interno del forum dedicato a Dark, Sesso e Prevenzione ha pubblicato questo intervento, in cui ammette candidamente, contro la stragrande maggioranza delle posizioni ufficiali della scienza che «il rischio relativo di contrarre specificamente l’Aids facendo sesso non protetto sia praticamente inferiore a quello di ammalarmi del morbo della mucca pazza».

E’ importante sottolineare subito, a scanso di equivoci, che questa posizione non è suffragata da nessuna ricerca scientifica. Per meglio precisare questo punto abbiamo sentito il parere di alcuni esperti del settore.

Vittorio Agnoletto, presidente della Lila, ha ricordato che «i dati fanno presente che tra gli ammalati di Aids dal ’99 al 2000 le persone omosessuali sono cresciute dal 16 al 20%. Questo è un dato già preoccupante».

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Agnoletto, riguardo alla posizione assunta dal nostro lettore, afferma che «la scienza non si fa con i singoli casi ma con le epidemiologie quindi con i dati statistici». Come dire: è anche possibile che il lettore in questione non si sia infettato, ma molti, magari, si sono infettati al primo rapporto non protetto: «Ci sono coppie seriologicamente discordanti (cioè in cui un partner è positivo e l’altro no, Ndr) che vivono rapporti sessuali senza protezione da più di un anno e non si infettano, così come ci sono persone che si infettano dopo il primo rapporto, e credo che non si possa giocare una roulette russa – afferma Agnoletto – Molti di quelli che sostengono opinioni simili sono le posizioni che vengono da coloro che negano la correlazione tra il virus dell’Hiv e l’Aids; peccato che questa tesi non è in gradi minimamente di rispondere come mai oggi i farmaci che colpiscono unicamente il virus hanno una alta efficacia, se, come sostiene questa tesi, l’Aids non è una malattia infettiva. L’ultima cosa da fare oggi è di abbassare la guardia nei confronti della protezione.

Una condanna netta del comportamento adottato da Davide viene dal nostro esperto immunologo, Francesco Allegrini, che risponde alle domande su LEO – L’Esperto Online. «La mia prima reazione è stata di stupore e di rabbia – ha detto Allegrini – vorrei chiedere a Davide una cosa: tu non conosci nessuno che sia malato di AIDS o che sia morto di AIDS, vero Davide ? Perché io credo che chi queste cose le ha lette solo sui libri o sui giornali (a differenza di chi le vive sulla propria pelle o di chi, come me, le vede ogni giorno per il lavoro che svolge) non riesce a rendersi conto di quanto invece il pericolo di infettarsi sia reale. Reale non vuol dire FREQUENTE (per fortuna ! altrimenti saremmo tutti infetti)».

Aggiunge poi :«Davide, forse senza rendersene conto, parla di "rischio relativo", appunto ! Ma relativo a che cosa ? Al numero dei partner, alla frequenza dei rapporti (specie passivi) non protetti, alla presenza di ulcere o altre malattie sessualmente trasmesse. Tutte queste cose aumentano il rischio di infettarsi. Eppure anche così, sono io il primo a dirlo, il rischio rimane basso.

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Allora ha ragione Davide? Neanche per idea ! In una risposta su Leo ho scritto che il rischio per una rapporto sessuale non protetto è intorno allo 0,2% cioè si rischia 1 volta su 500 rapporti. Per farvi capire questo significa che dovete avere un rapporto tutti i giorni per quasi un anno e mezzo di seguito per rischiare una sola volta di infettarvi. Quindi come capite è vero che il rischio è basso solo che, piccolo particolare che Davide non calcola, Nessuno sa se il giorno sfigato sia il primo giorno o il giorno 499! Per questo bisogna usare sempre il preservativo!».

Nasce anche il sospetto che il comportamento di Davide e di chi si comporta, magari senza dichiararlo, come lui, abbia come retroscena culturale una corrente di pensiero e di studi sull’Aids che nega il ruolo di repsonsabilità da parte del virus dell’Hiv, o ne nega addirittura l’esistenza. «Se poi Davide vuole dire che l’HIV non esiste e che ce lo siamo inventati per farci i soldi oppure come dicono alcuni che sono le cure contro l’HIV che ti fanno ammalare – afferma a questo proposito Francesco Allegrini – allora la domanda a cui dovrebbero rispondere questi signori è semplice: se la causa dell’AIDS, come dice il Prof. Duisberg, è lo stile di vita dei tossici e dei gay come mai i NEONATI nati da madri sieropositive, che non si sono curate durante la gravidanza, nascono infetti ? Che stile di vita può avere un neonato? E se sono le cure a far male come mai dopo l’introduzione di queste cure nel Reparto dove io lavoro (16 posti letto) oggi 13 marzo abbiamo due soli ricoverati sieropositivi mentre fino al 96 erano sempre i 3/4 dei ricoverati? E come mai prima avevamo un morto di AIDS ogni 15 giorni ed adesso l’ultimo morto è stato l’autunno scorso ? Cosa mi rispondi Davide? C’è solo una cosa con cui concordo con te: non si deve vivere con la paura perché la paura è una cattiva consigliera. Infatti per non aver paura basta usare sempre il preservativo. E se i locali non ve li danno non cercate scuse: l’ingresso ad un locale con consumazione è sulle 20.000 lire, una scatola di preservativi costa la quarta parte ! Allora…»

Mauro Guarinieri, di Nadir Notizie, bollettino online di informazione su Aids e Mts e esponente dell’I-Cab, l’organismo che coordina le associaioni dei sieropositivi, analizza il comportamento di Davide da un punto di vista storico e sociale: «Credo che la ragione per la quale il sesso sicuro stia venendo a noia un po’ a tutti sia abbastanza comprensibile – afferma Guarinieri – L’AIDS ha interrotto drammaticamente una rivoluzione sessuale che aveva trasformato profondamente i rapporti e le relazioni interpersonali, imponendo una logica di guerra che ovviamente ha lasciato il segno. Il fatto che la percezione del rischio associato all’AIDS sia cambiata profondamente negli ultimi anni ha aperto la strada a forme di sperimentazione "estreme", che assumono a volte il carattere di una rivolta contro anni caratterizzati dalla percezione dell’altro come potenziale veicolo di infezione e del sesso come pratica pericolosa ed angosciante.

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E’ vero che esiste una correlazione tra carica virale e rischio di infezione (pare che una carica virale inferiore alle 1000 copie sia associata ad un rischio estremamente ridotto di trasmissione virale). Detto questo, non mi sentirei di consigliare a nessuno il sesso estremo. Credo però che le ragioni che stanno portando molte persone a riconsiderare la possibilità di sperimentare forme e comportamenti anche rischiosi siano complesse e difficili da ridurre ad un singolo elemento».

La questione rimane, comunque aperta; almeno finché ci saranno persone che tengono comportamenti che la medicina indicidua come rischiosi per la salute propria e altrui.

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