Due uomini completamente nudi in pieno giorno nel giardino di un antico casale immerso nella campagna e praticamente isolato dal resto del mondo. Si avvicinano, si sfiorano, si toccano, cominciano quello che diventerà presto un rapporto sessuale completo con tanto di penetrazione. Intorno a loro, altri uomini completamente nudi prendono il sole, leggono, ascoltano musica, nuotano nella piscina situata in un lato del giardino. Qualcuno osserva curioso la scena, qualcuno è visibilmente eccitato, qualcuno comincia a darsi da fare e ne segue l’esempio. Altri continuano tranquillamente a prendere il sole o a nuotare.
Non si tratta di un film porno né di qualche sito a pagamento. Non ci sono escort professionisti, solo uomini adulti e consenzienti. Ne parlo con cognizione di causa, intanto perché uno dei due uomini ero io e poi perché vorrei cominciare con questa esperienza quelle che ho definito "vanzinate estive in chiave gay". Piuttosto che ribadire le troppe rivendicazioni dei Pride andate disattese o polemizzare sulla solidarietà a Sua Santità o alla Carfagna, penso che parlare di sesso in fondo faccia meno male al fegato e sia pure più gradito (non è opinione mia, parlano i numeri).
C’è chi lo considera un nostro limite. Certo non è tutto e sarebbe triste non avere altro in comune, ma in qualche modo è un punto di partenza, necessario anche se non sufficiente. In molti dei Paesi dove oggi esistono diritti che noi nemmeno sognamo, fare sesso liberamente tra adulti consenzienti è stato una tappa del cammino di emancipazione. Mentre in altri Paesi dove solo pochi coraggiosi hanno il coraggio di esporsi (ma anche da noi in piazza non sono certo scesi tutti), una situazione promiscua, libera, finocchia e a cielo aperto sarebbe punita duramente. Infischiamocene quindi di moralisti, papi e ministre chiacchierate, e torniamo al giardino.
Esibizionismo a parte, confesso che fu per me una situazione, se non completamente nuova, almeno insolita quel tanto che bastava per ricordarla a lungo e con piacere. Tanto più che si trattava di un brutto periodo e quel totale abbandono di ogni inibizione fu anche un modo per liberarmi del malessere. Quando nelle pieghe più nascoste dell’animo si insinuano ferite profonde, non c’è niente di meglio che lenirle ascoltando i desideri del corpo. O viceversa.
Era il 2004 e si trattava del primo baccanale in villa organizzato da un locale romano dal nome altisonante, ‘Ildiavolodentro’ (tutto attaccato fa più morboso), che aveva lanciato proposte ad alto tasso erotico con una gestione che oserei definire familiare, con un’interazione tra clienti e gestori che andava oltre il semplice rapporto professionale (che per molti locali della Capitale sarebbe già una conquista).
Superando il classico e freddo schema dei due sconosciuti intenti a giocare con le proprie parti intime in un ambiente degradante o asettico e destinati a tornare due sconosciuti dopo l’orgasmo, il progetto ha sperimentato negli anni veri e propri incontri di gruppo, coi camerini per appartarsi rigorosamente sigillati e serate a tema: orgia, sabba coi cappucci in testa, perfino una telecamera a disposizione per i più esibizionisti. Il tutto di pari passo con il sostegno ad alcuni progetti artistici, un progetto di gruppi di ascolto con tanto di psicologo e perfino il concerto di un cantante multimediale elettropop e griffatissimo, con spogliarellista che ne accompagnava l’esibizione fino all’eiaculazione finale. Rigorosamente live, al contrario delle canzoni.
Il baccanale in villa rimane però il loro capolavoro. Da quel 2004 si ripete ogni estate, in corrispondenza della chiusura del locale. Per una sola settimana (quest’anno a cavallo tra luglio e agosto), con un’affluenza sempre maggiore e punte di partecipazioni esagerate nel fine settimana: gente che dorme per terra, in giardino con tende, sacchi a pelo, materassini o perfino sull’erba, in un contesto garibaldino dove ciò che conta è soprattutto il piacere di fare sesso senza inibizioni e senza tirarsela troppo: all’aperto o al chiuso, dovunque e con chiunque se ne abbia voglia.
Nelle pause si prende il sole, ci si tuffa in piscina e si mangia tutti insieme, come insieme si fa la spesa, si cucina e si riordina, da bravi adulti che non intendono approfittarsi gli uni degli altri ma godono (è il caso di dirlo) della compagnia e si mettono a disposizione. Nessuna restrizione, oltre la buona educazione, il rispetto del prossimo (nessuno è costretto a far nulla contro la proprià volontà) e soprattutto l’invito a divertirsi, ma con attenzione, visto che i preservativi sono sparsi per tutto il casale. E che non si è adulti solo lì sotto.
Flavio Mazzini, trentacinquenne giornalista, è autore di Quanti padri di famiglia (Castelvecchi, 2005), reportage sulla prostituzione maschile vista "dall’interno", e di E adesso chi lo dice a mamma? (Castelvecchi, 2006), sul coming out e sull’universo familiare di gay, lesbiche e trans.
Dal 1° gennaio 2006 tiene su Gay.it la rubrica Sesso.
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di Flavio Mazzini
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