Il cinema queer sudamericano continua a essere una stimolante fucina per nuovi talenti e sguardi non convenzionali sul mondo omosessuale: dopo il trionfo alla Mostra di Venezia, lo scorso anno, dello scabro e notevole Desdè Allà di Lorenzo Vigas (ma non possiamo non citare Nasty Baby di Sebastián Silva, Pelo Malo di Mariana Rondon, Leonera di Pablo Trapero, La León di Santhiago Otheguy) arriva dal Cile un dramma intenso e autentico, Jesus, diretto da Fernando Guzzoni alla sua opera seconda dopo Carne de perro (2012) inedito in Italia. Al 34° Torino Film Festival, conclusosi sabato scorso con la vittoria del potente ma estenuante film cinese The Donor di Qiwu Zang, è stata giustamente premiata la rivelazione di Jesus, il giovane attore Nicolas Duran “per un ritratto molto credibile, che veicola una gamma di emozioni, da parte di un talento così giovane e promettente”.
Duran interpreta Jesus, giovane bisex sfaccendato di Santiago, appassionato di hip-hop, che passa il suo tempo a studiare coreografie con gli amichetti della discoteca, a stordirsi inalando gas mefitici dalle bombolette, a ubriacarsi in gruppo, a guardare video in cui i narcos fanno a pezzi le proprie vittime a colpi di machete. Ogni tanto ha rapporti sessuali frettolosi e un po’ brutali col migliore amico – scena inattesa ed esplicita piuttosto forte – o con una ragazzina conosciuta durante una delle frequenti serate in preda allo sballo. Col padre vedovo Héctor (un efficace Alejandro Goic) ha un pessimo rapporto, non riesce a comunicare realmente, limitandosi all’essenziale quelle poche volte che lo vede poiché è spesso via per lavoro.
Se l’inizio del film ricorda l’ennesimo ritratto dei millennials latinoamericani perduti, senza educazione né possibile futuro professionale, la vicenda assume spessore quando il branco di cui fa parte Jesus malmena in un parco un giovane gay – una lunga scena dal realismo impressionante – mandandolo in coma. A quel punto la narrazione si fa racconto morale, con Jesus preso da rimorsi e pentimenti, intenzionato a raccontare tutto e riconoscere le proprie responsabilità ma frenato dai complici che assolutamente vogliono tacere. Sarà chiarificatore l’intervento del padre di Jesus, in una svolta narrativa che ricorda non poco proprio Desde Allà, a riprova di quanto il tema del ‘padre assente’ o poco partecipe sia assolutamente nevralgico nella trattazione della tematica LGBT di questa nuova (e buona) onda di cinema sudamericano.
Con uno stile molto contemporaneo, nervoso e semidocumentaristico, il regista Guzzoni dà il meglio proprio nella seconda parte del film, in cui si comprende quanto il fenomeno del bullismo omofobico non sia mai casuale ma una piaga che andrebbe arginata a partire dall’educazione famigliare e quella scolastica.
Jesus non ha ancora una distribuzione italiana ma la meriterebbe.
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