Naska è per voi, anime ribellə prontə a farsi travolgere dal caos. All’anagrafe Diego Caterbetti, in arte Naska, classe 1997, cantautore, rapper, originario di Ancona: un’esplosione di neo-punk tutto italiano. Dopo l’album di debutto, Rebel, del 2022, Naska è ora tornato con il suo nuovo progetto La mia stanza.
Definito da Billboard “il nuovo volto del punk italiano”, testi taglienti, sfacciata noncuranza: Naska è il punkabbestia della discografia italiana. Un atteggiamento che l’artista sente addosso e tramuta in presenza scenica e – soprattutto – in canzoni.
Attenzione, al primo ascolto potreste alzare le sopracciglia, ma immediatamente dopo sarete ingoiatə dal suo caos: Naska è una vera forza del disordine.
Gay.it l’ha incontrato in occasione del lancio del disco, tra i Blink182, i Sum41 e voglia di fare quello che gli pare.
Benvenutə nel punk di Naska made in 2023.
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Siamo arrivati al tuo nuovo album: in “La mia stanza” ci possiamo aspettare le stesse sonorità punk rock di “Rebel” oppure c’è qualche novità?
Sono rimasto sul mood di Rebel, come genere. Forse qualcosa di nuovo c’è, magari qualche pezzo grunge o un po’ più emo, alla My Chemical Romance (band americana ndr). Però in generale è sempre punk rock.
Tra le ispirazioni citi i Blink 182, i Green Day e i Sum 41… dicci tutto.
[Mi ha colpito] che era una musica un po’ diversa da quella che andava allora. Quando c’erano i Blink182 era anche il periodo di Eminem. Ora è un periodo in cui le tematiche sono molto chiuse e ce ne sono poche nelle canzoni che sento oggi. Sento la drill e la trap che hanno una tematica sempre molto soggettiva, “Io sono figo, sono il più forte”, cose così. E io, sia allora che oggi, non mi ci trovo in questa roba qui. Il punk rock, che ha il punk più pop dei Blink o dei Sum41, è un po’ più ribelle, un po’ più cazzone. Era quello in cui mi trovavo di più e quindi ho portato avanti questa tematica.
Billboard ti ha definito il nuovo volto del punk italiano, come ti fa sentire questa definizione?
Vorrei sbatterla in faccia a chi cinque anni fa mi diceva “Dove ca**o vai col punk rock?” (continua)
Ma tu sei punkabbestia nella tua carriera artistica o anche nella vita (aiuto!)?
Direi entrambi ah ah ah Quando ho rifiutato un lavoro, chiamiamolo così, che mi avrebbe portato tanti soldi ma avrebbe cambiato radicalmente il mio personaggio e le mie canzoni, ho detto “Vaffan***o, non lo faccio. Non mi importa dei soldi, voglio fare musica”. E lì mi sono detto “Ca**o, punk rock questo”. E dopo ho fatto “Punkabbestia”.
Il tuo primo album è stato presentato anche nel metaverso con Nemesis. Ok, è una roba super questa, ma insomma: condividi le preoccupazioni attorno alla realtà virtuale?
Era un periodo di chiusura del disco e me ne sono sbattuto altamente le palle. Capita spesso che succeda qualcosa e a me non frega molto, cioè lo skippo. Magari dico “Bella Chat GPT”, ma non l’ho mai usata. Però conoscendo tante persone non proprio belle, magari nel Metaverso c’è qualcosa di meglio e se ne può sostituire qualcuna.
Nei testi parli della società contemporanea e delle generazioni più giovani. Sei più ottimista o pessimista? Sembra tu voglia smuovere un po’ le coscienze?
Come dicevo, le tematiche delle canzoni adesso sono molto soggettive e a volte sembrano quasi esaltare il bullo. Io invece questa cosa la odio, quindi non so se essere ottimista oppure pessimista. Però nei film il bullo non vince mai. Spero che sia come nei film. (continua)
Parlando di nuove generazioni , c’è un sentimento comune che è quello della fluidità, il sentirsi liberi di esprimersi senza etichette. Che ne pensi?
Che sono io il primo a non volere le etichette nella musica. E se una persona non vuole etichette in quello che fa, o in quello che è, allora è giusto così. Ognuno deve sentirsi libero di fare il ca**o che vuole e non bisogna mai preoccuparsi del giudizio degli altri. Poi ci stai male. Badare troppo al giudizio degli altri diventa una malattia, secondo me.
Qual è l’atteggiamento di un punkabbestia come te verso il futuro?
“No future”, ce l’ho tatuato sul fianco destro. Magari domani muoio.
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