L’intervista integrale di Barack Obama ad Out Magazine

Il testo integrale dell'intervista storica concessa dal Presidente alla rivista LGBT

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7 min. di lettura

Ecco il testo della storica intervista rilasciata dal Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, alla rivista Out Magazine. Clicca qui per la gallery.

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Signor Presidente, quale è stata la prima persona che lei ha incontrato che sapeva essere gay?
Non sono sicuro se fosse davvero la prima persona dichiaratamente gay che ho incontrato, ma il dottor Lawrence Gołdyn, uno dei miei professori universitari, è un uomo che ha significato tanto per me. Ho seguito le sue lezioni come matricola all’Occidental (Occidental College, il college dove Obama ha studiato, ndr). Avevo circa diciotto anni, Lawrence era uno dei professori più giovani e siamo diventati buoni amici. Ha fatto tutto il possibile per dare una mano agli studenti LGBT dell’Occidental e, badate bene, stiamo parlando del lontano 1978. Per far questo serviva molto coraggio, molta fiducia in chi siete e che cosa puoi dare. Ho avuto modo di rivedere Lawrence l’anno scorso al ricevimento per il mese del Gay Pride alla Casa Bianca e lo ringrazio di aver così tanto influenzato il mio modo di pensare su questi temi.

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Quando è stato il momento che ha capito che l’uguaglianza LGBT sarebbe stato un obiettivo chiave per la sua amministrazione?
Per dare la risposta devo tornare ai tempi di quando ero ragazzo, quando mia madre mi ha trasmesso la convinzione che ogni persona è di pari valore. Allo stesso tempo, crescendo da ragazzo di colore con un nome buffo, spesso ho avuto modo sulla mia pelle di capire esattamente cosa si prova ad essere emarginato. Uno dei motivi per cui mi sono impegnato in politica è stato quello di contribuire a seguire la nostra promessa che siamo tutti uguali e che nessuno debba essere escluso dal sogno americano solamente a causa di ciò che è. Ecco perché, al Senato, ho sostenuto che venisse abrogato il DOMA (Defense of Marriage Act, difesa del matrimonio solo tra persone eterosessuali, ndr). E’ il motivo per cui, quando mi sono candidato per la prima volta alla Presidenza, ho chiesto apertamente il sostegno della comunità LGBT e ho promesso che potevamo portare un vero cambiamento per le persone LGBT degli Stati Uniti.

Quando lei guarda Sasha e Malia crescere (le sue due figlie, ndr), lei è consapevole di una differenza generazionale nei loro atteggiamenti nei confronti dell’omosessualità rispetto alle generazioni precedenti?
Assolutamente sì. Per Malia e Sasha ed i loro amici, qualsiasi forma di discriminazione nei confronti di chiunque non ha senso. Non fa proprio in alcun modo presa su di loro l’idea che i loro amici gay o gli amici dei loro genitori che sono coppie dello stesso sesso, debbano essere trattati in modo diverso da chiunque altro. Questo è un vero cambiamento. La mia sensazione è che moltissimi genitori, in tutto il paese, non hanno più alcuna intenzione di sedersi a tavola e cercare di dare un motivo ai propri figli perché un insegnante gay o un amico transessuale non sia del tutto uguale a tutti gli altri. Questo è anche il motivo per cui è così importante porre fine alle pratiche nocive delle cosiddette terapie riparative per i giovani e invece è importante permettere loro di essere quello che sono. La prossima generazione sta stimolando il cambiamento non solo per le generazioni future, ma anche per la mia generazione. Come Presidente, e come papà, ciò mi rende orgoglioso. Mi fa sperare.

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Quando era un organizzatore della comunità del South Side a Chicago nel 1980, uno dei principali problemi era la casa. L’AIDS e l’HIV hanno giocato un loro ruolo in questo problema?
A Chicago nel 1980, come è avvenuto in tutto il paese, gli americani che vivevano con l’HIV/AIDS erano stati ingiustamente cacciati dalle loro case, licenziati dal lavoro e costretti ad affrontare ogni tipo di difficoltà sociale, economica e personale – che si aggiungevano ai problemi di salute che si trovavano ad affrontare. Questo è uno dei motivi per cui la mia amministrazione ha sviluppato una Strategia nazionale contro l’AIDS/HIV per la prima volta negli Stati Uniti. Le persone che vivono con l’HIV stanno beneficiando di aiuti più efficaci dal governo federale. Tra l’altro, stanno beneficiando anche dell’attuazione dell’Affordable Care Act (la riforma del sistema sanitario statunitense voluta da Obama, ndr), che prevede un aumento dei finanziamenti e un nuovo lavoro pionieristico per arrivare ad una generazione libera dall’HIV/AIDS.

Nel suo discorso di insediamento del 2013, lei ha reso felice la comunità LGBT includendo Stonewall a fianco di Seneca Falls e Selma (due momenti storici rispettivamente sul diritto di voto alle donne e sull’uguaglianza razziale) come una pietra miliare nella storia progressista dell’America. Mi racconti la decisione di citare Stonewall nel suo discorso.
Una parte dell’essere americana sta proprio nella responsabilità di lottare per la libertà – non solo la nostra libertà, ma la libertà di tutti. Le nostre storie individuali si uniscono per creare un unica grande storia americana. Proprio come Seneca Falls è una parte della storia americana e Selma è parte della storia americana, Stonewall è parte della storia americana ed ho pensato che fosse importante dirlo.

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La decisione della Corte Suprema sul caso Obergefell vs. Hodges, che ha stabilito il diritto fondamentale di sposarsi alle coppie LGBT, lei lo ha descritto come una “vittoria per l’America”. Lei era certo che la Corte Suprema avrebbe preso questa decisione?
Beh, io non cerco di indovinare ciò che la Corte Suprema sta per decidere. Ma ancor prima che la decisione fosse presa, una cosa era chiara: c’era stato un notevole cambiamento nell’atteggiamento di tutti gli Stati Uniti e questo cambiamento riguardava i cuori e le menti, in tutta l’America. La sentenza riflette questo cambiamento. Riflette i valori di una Nazione fondata sul principio che siamo tutti stati creati uguali. Sono decenni che i nostri fratelli e le nostre sorelle lottano per il riconoscimento e l’uguaglianza – e troppo spesso hanno rischiato la vita di fronte al rifiuto da parte della famiglia, degli amici e dei colleghi di lavoro. Quindi non mi ha sorpreso per nulla la sentenza della Corte Suprema ma, come milioni di americani, ero orgoglioso e felice per il modo in cui ha preso questa decisione. Ho avuto l’onore di stare nel Giardino delle Rose della Casa Bianca per ribadire ad ogni americano che eravamo più forti, eravamo più liberi, ora che tutti noi saremo stati trattati allo stesso modo. Ero orgoglioso di dire che l’amore è l’amore.

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Che consiglio darebbe alle Kim Davis dell’America che si sentono costrette a scegliere tra la legge e la loro coscienza? (Kim Davis è la funzionaria pubblica del Kentucky che si è rifiutata di dare licenze matrimoniali a coppie dello stesso sesso e per ciò è finita in galera, ndr)
Io sono un uomo di fede e credo profondamente nella libertà religiosa, ma nessuno è al di sopra dello Stato di diritto – specie chi ha volontariamente giurato di applicare la legge. Questo è ciò che dobbiamo rispettare.

In Kenya quest’anno ha paragonato l’esperienza LGBT in Africa alla battaglia dei diritti civili degli afro-americani negli Stati Uniti. Non tutti hanno apprezzato il paragone. Perché ritiene che sia prezioso unire insieme queste battaglie in questo modo?
Ho fatto questo paragone perché ritengo che sia preciso. Come ho detto in Kenya, ciò di cui stiamo parlando, in molti modi diversi, è l’uguaglianza davanti alla Legge – ciò che era un elemento critico del movimento dei diritti civili negli Stati Uniti, e che è una parte essenziale della battaglia che la popolazione LGBT sta affrontando in tutto il mondo.
Penso che sia una questione di atteggiamento e di comportamento. Accettare e abbracciare qualcuno per chi è richiede un cambio di atteggiamento. E negli Stati Uniti abbiamo visto questo cambio di comportamento, in molti cuori e molte teste, sempre più persone LGBT sono abbastanza coraggiose per fare coming out e vivere le loro vite apertamente, mentre parenti, vicini e colleghi si rendono conto che conoscono, apprezzano e amano un membro della comunità LGBT.
L’altra parte è il comportamento. Al di là delle visioni personali, abbiamo bisogno di trattarci reciprocamente con un livello basico di rispetto.
E i governi hanno bisogno di rinforzare la legge, perseguire atti di violenza, e proteggere i diritti umani dei loro cittadini – tutti i loro cittadini – senza discriminazione.
Penso anche che sia importante per noi riconoscere la nostra propria storia. Negli Stati Uniti parliamo molto di lavorare per perfezionare la nostra unità. E c’è molto lavoro da fare rispetto ai diritti civili negli Stati Uniti – per afro-americani, popolazione LGBT, per molti altri. Quando viaggio intorno al mondo e parlo al pubblico straniero, penso che sia d’aiuto riconoscere i nostri punti deboli e parlare onestamente della nostra storia e delle lezioni che abbiamo imparato lungo la strada invece di pretendere che abbiamo tutte le risposte. Penso che aiuti anche costruire la fiducia e l’apertura, dobbiamo lavorare insieme come nazioni per affrontare un’ampia gamma di sfide.

Abbiamo molte alleanze con nazioni che non rispettano i diritti LGBT, come l’Arabia Saudita. Come possono gli Stati Uniti giocare un ruolo costruttivo nello sfidare questi regimi riguardo alle loro leggi sui diritti civili?
Promuovere e proteggere i diritti umani di tutta la gente, indipendentemente dal loro orientamento sessuale o identità di genere, è una parte fondamentale della nostra politica estera e un elemento del nostro impegno con i governi di tutto il mondo, inclusi i nostri partner vicini.
Quando parliamo di questioni LGBT, enfatizziamo l’importanza dei diritti umani universali – il diritto della libertà di espressione, di associazione, di riunirsi pacificamente e l’importanza della non violenza, della non discriminazione, e l’uguaglianza sotto la legge – e questi non cambiano o spariscono solo perché qualcuno è membro della comunità LGBT. Così, mentre alcune persone cercano di pretendere che l’omosessualità non esiste nella loro cultura o che noi stiamo cercando di imporre valori ‘stranieri’, la verità è che la popolazione LGBT è composta da membri di tutte le società e la protezione dei diritti umani è un valore universale.
Il modo in cui noi comunichiamo questo messaggio può cambiare da nazione a nazione. Talora faccio così nei dibattiti pubblici. Altre volte, possiamo fare così in privato, durante incontri con governi stranieri. Sì, possono esserci conversazioni difficili, ma gli Stati Uniti continueranno ad elevare la nostra voce in nome dei diritti umani universali.

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