«Gli dissi che sono gay e mio padre radunò mio fratello e gli zii per farmi picchiare». È l’agghiacciante racconto di Davide, un ragazzo originario di un paesino in provincia di Palermo, scappato di casa qualche settimana fa per sfuggire all’odio e alla violenza che aveva subito in casa sua. La sua “colpa”, lo avrete capito, è quella di essere omosessuale.
L’aveva nascosto alla famiglia, Davide, forse immaginando che la cosa non sarebbe stata accolta nel migliore dei modi, ma quando, all’ennesima lite col padre, ha deciso di dirlo non poteva certo aspettarsi quello che è successo dopo.
«Mi ha chiesto – ha raccontato Davide a Meridionews -: “Ti droghi? Parla con me. Qualsiasi cosa sia, io ci sono”» Per qualsiasi cosa, tranne che per l’unica per cui il figlio avrebbe avuto bisogno di suo padre. Quando il ragazzo ha svelato al genitore il suo orientamento sessuale, la reazione è stata violenta. L’uomo ha risposto che sarebbe stato meglio se fosse stato drogato o se avesse fatto una rapina in banca e rischiasse la prigione. Ma non si è limitato a questo: ha chiamato l’altro figlio e i gli zii del ragazzo che lo hanno picchiato a sangue. «Per tre settimane ho vissuto rinchiuso» continua, con un’idea fissa, l’unica cosa possibile: scappare.
Una notte, quella decisiva, Davide prende le sue cose, qualche soldo messo da parte, lancia lo zaino dalla finestra e salta anche lui, dal secondo piano. Una notte passata nei campi, con il terrore di essere ritrovato. E poi la decisione di prendere un treno ed andare dall’altra parte dell’Isola, a Catania. Senza punti di riferimento, ma lontano da quella casa, da quella violenza.
«Sono stato fortunato. Mi rendo conto che avrei potuto fare una brutta fine – dice ora Davide -. Se ne sentono tante in giro… Avrei potuto non essere vivo».
Ora la sua vita è ricominciata: un lavoro, una casa con altri ragazzi, un po’ di tranquillità. Anche se ogni tanto qualche parente gli scrive su Facebook. Ancora insulti. Il ragazzo racconta che una zia gli scrive cose come “impiccati”, ma che a lui non importa. Da quando è scappato di casa quella notte,. non ha più sentito la famiglia, se non il padre, qualche volta, che gli suggerisce di “non frequentare persone sbagliate”, con chiaro riferimento ad altri gay e lesbiche.
Davide ha scelto di non denunciare i suoi parenti per le violenze che gli hanno inflitto, di voltare pagina e costruirsi una vita sua, da un’altra parte.
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