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Sabato De Sarno non vuole controllare le emozioni

Di cosa parla il mini documentario sul direttore creativo di Gucci?

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Una settimana fa vi chiedevamo cosa avessero in comune  Gucci, Paul Mescal, e Apple Vision Pro, oggi ve lo raccontiamo.

WHO IS SABATO DE SARNO? A GUCCI STORY, mini documentario disponibile ora sulla piattaforma MUBI, dura esattamente quanto una sfilata: cinque giorni condensati in venti minuti rapidissimi ma effettivi,  a ritmo di Smalltown Boy dei Bronski Beat e modelle felicissime anche se non sembra. Narrato dal gentiluomo di Hollywood e testimonial del brand, Paul Mescal (si pronuncia Mescal, non Mezcal, ci ricorda una volta per tutte) il corto di Ariel Schulman e Henry Joos risponde alla stessa domanda che potrebbe farvi la persona meno preparata nel settore: ma chi è Sabato De Sarno?

Sabato De Sarno direttore creativo Gucci - foto @tyrellhampton + @federicociamei
Sabato De Sarno direttore creativo Gucci – foto @tyrellhampton + @federicociamei

Fino alla Fashion Week dello scorso Settembre a Milano, il nuovo direttore creativo di Gucci poteva essere qualunque volto incrociato all’aereoporto di Linate. All’epoca avevamo a malapena due foto di lui su Google e un account privato su Instagram. Ma il corto ci risparmia l’urgenza di svelare l’uomo dietro l’artista (per quello potete spulciare la sua intervista su Vogue), immergendoci come una mosca dietro le quinte della prima grande sfilata di De Sarno, Gucci Ancora: come la canzone di Mina che ha fatto impazzire il dj e producer Mark Ronson tanto da remixarla con un ‘orchestra a Londra e renderla la colonna sonora dell’evento. Come quello che diresti quando baci qualcuno e ne vorresti sempre di più. Come dicono Mescal e Ronson: so italian!

 

 

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Prima di diventare “una vecchia volpe nel mondo della moda“, De Sarno era un assistente dell’assistente dell’assistente che ha speso vent’anni dietro le quinte. Ancora prima era un ragazzino nato a Cicciano, paese del nord-est di Napoli, con un nome ereditato dal nonno calzolaio Sabato, preso in giro dai compagni di scuola (Tua madre si chiama Lunedì? Tuo padre Martedì?) che sognava  di trasferirsi al Nord per essere libero e indipendente come il suo idolo Gianni Versace. Anche oggi la sua immagine non è quella di un divo misterioso e algido sulla bocca di tuttə: se sembra agitato, è perché lo è.

Gestire le emozioni è difficile a cinque giorni dalla sfilata più importante della tua vita non è facile. Così lui le lascia andare, dicendoci: meglio non controllarle. Sabato è il ragazzo che va sempre di fretta e odia aspettare (ma lui ti risponderà che sono gli altri ad essere lenti, tanto che una volta si è fatto sostituire una macchina espresso con un modello 5 secondi più veloce). Nelle parole del team:

De Sarno non vuole urlare le cose, vuole che le persone le scoprano.

Lavora tanto e scherza in equa misura: facendo  il mattacchione sulla passerella e ballando continuamente, dal backstage all’after party insieme allo stesso Paul Mescal. L’unica cosa più importante dell’evento, sono i suoi bassotti Luce e Pukky, che vengono prima di tutto (insieme ai loro croccantini). 

 

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Se gli abiti cadono alla perfezione, gli accessori sono coordinati, e le modelle si trovano a loro agio, nulla può andare storto. A parte un’allerta meteo a poche ore dal grande giorno: non l’ideale per una sfilata che doveva svolgersi con oltre 900 invitati en plan-air in via Brera a Milano. Ma anche nei momenti di cardiopalma, De Sarno rimane zen e ci ripete che va tutto bene: sembra ricordarlo a noi, ma ancora più a sé stesso. Prima dei fitting, della location perfetta, o il feedback delle grandi testate  c’è uno sguardo che conta più degli altri: mamma, papà, nonna, e un caro amico in prima a fila per vedere non il direttore creativo, ma il ragazzo che hanno sempre conosciuto. Il resto sono solo chicche per noi: da Ryan Gosling che manda un bacio alla mamma a Mark Ronson che fa il lypsync su Show Me Love. In quei diciotto minuti la vita di quel ragazzo è cambiata per sempre, ma come ci ricorda Mescal non è il culmine di un sogno: è solo l’inizio.

 

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