La più grande croce per una persona che vuole lavorare con le parole è non sopportare più le parole: nei miei sogni proibiti abbiamo tuttə cinque giorni di intervallo prima di partorire un pensiero online. Talvolta quei cinque giorni non sono nemmeno abbastanza, e servono altre 48 ore riabilitative per accedere di nuovo alla sezione commenti. Utopia a parte, non funzioniamo così: c’è un algoritmo da rispettare, la sezione commenti è aperta a chiunque, e nonostante ci abbiano dato il privilegio delle emoji, noi dobbiamo comunque giocarci qualche parola.
Così nel 2024, hai tempo di guardare la nuova campagna di Gucci e commentare: “Hey Gucci, cosa ti è successo?” o semplicemente far sapere a Gucci (in questo caso specifico, ai social media manager) che da oggi tu gli toglierai il follow su Instagram.
Ma nello specifico, cos’è successo a Gucci? Con l’arrivo delle feste il brand ha lanciato la campagna Gucci Gift, curata dal direttore creativo Sabato De Sarno e accompagnata da una serie di “incontri pieni di emozione”: ovvero una carrellata di baci sulla guancia, sulle labbra, tra maschi, femmine, giovani o di mezza età: chi c’è, c’è. Al massimo dovrebbe farci venire voglia di replicare a qualcunə, eppure nella sezione commenti è diventato, anche questo, una valvola di sfogo per le peggiori idiosincrasie.
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Come hanno ben detto altrə user: se vi sconvolgono queste foto, meglio che non guardiate le campagne pubblicitarie dei primi anni Duemila.
Chissà come reagirebbero i troll a vedere quel famigerato scatto di Mario Testino del 2003, con Carmen Kass che mostrava il pelo pubico che replicava la forma del logo Gucci (con il gentile contributo della stylist CarineRoitfeld).
All’epoca Gucci era considerato il brand più horny in considerazione, e anche altri brand non scherzavano: Josie Maran che si spruzza il latte in faccia con la mammella di una mucca, boccette di profumo tra le tette, tirate di coca sui completini d’intimo, e pure un tenero bacio tra Benedetto XVI e Imam Sheik Ahmed el-Tayeb, e tanto altro. Dopotutto, nemmeno nelle ultime quarantotto ore possiamo sfuggire a Jeremy Allen White con i suoi boxer in primo piano.
Come scrive anche Hannah Bertolino su Dazed, l’ultima campagna di Gucci manda le vibes di quei tempi lì, quando tuttə si strusciavano e spogliavano senza pensarci troppo. È un’ulteriore conferma che gli anni 2000 sono ancora tra noi, e purtroppo anche quel retrogusto d’omofobia Y2K che solo un bacino sulle labbra tra due ragazzi può risvegliare. Un’indignazione che non sorprendeva all’epoca, quando un bacio gay su un cartellone gigante ci sembrava ancora un’allucinazione collettiva, ma che oggi suona come un disco rotto che abbiamo tolto da un pezzo.
Tuttavia, c’è una cosa positiva nella sezione commenti: puoi eliminare o bloccare quelli indesiderati, oppure lasciarli lì, come reminder futuri delle stronzata che hai partorito. In caso di redenzione, quell’intervento inutile resterà lì a ricordarti cosa succede quando affronti il mare aperto. E toccherà conviverci.
Come dice la più grande filosofa contemporanea, Julia Fox:
“Oh no, dovrai portatelo dietro sulla fedina penale a vita. Al massimo, mi dispiace per loro, ma non mi metterò a pulire il tuo casino: se stai proiettando e avendo un meltdown sul tuo computer per qualcuno che nemmeno conosci, è un problema tuo. Hai bisogno di un terapeuta.”
Quindi? Quindi sì, c’è ancora bisogno di semplici baci come quelli proposti da Gucci. E no, non siamo sorpresə.
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