Molti di voi avranno sentito per radio la canzone con cui Francesco Tricarico si è presentato al grande pubblico. La melodia è fresca e infantile, ricorda un po’ Britti o un primo Bersani, e il testo attrae l’attenzione per l’irreverente e un po’ commerciale "puttana la maestra".
Prestando però maggiore attenzione al tema, difficilmente si può rimanere indifferenti di fronte alla storia drammatica di un bambino troppo sensibile che, traumatizzato da una maestra irresponsabile, vive la sua infanzia annichilito dal vuoto dell’assenza del padre. Il finale però è sorprendente, ci invita a liberarci dai condizionamenti, a rigirare la realtà a nostro piacimento per poter essere ciò che vogliamo, come se il semplice desiderio di essere qualcosa ce ne desse il diritto. E la seconda canzone del cd singolo, "Brillantini", sembra quasi una continuazione naturale della prima. L’autore, sempre in prima persona ci presenta in modo sereno e giocoso la realtà di un travestito, raccontando cosa può cercare e trovare chi – convinto che "l’immagine è un illusione" – si diverte a cambiare il proprio aspetto, costruendo attorno a sé un mondo fatato.
La fusione, nel ritornello apparentemente slegato, con un tema d’amore molto poetico non fa che completare l’immagine che viene presentata, regalandocene l’umanità e la bellezza. Anche in questa canzone il tema di fondo è sempre lo stesso, la libertà e la gioia di essere ciò che si vuole, con qualcosa in più: "vestito da donna mi accorgo che sono la donna più bella, la donna che voglio, e sogno io nella mia testa".
Una presentazione di questo tipo mostra un lodevole coraggio per un autore esordiente, ma non quel coraggio di chi vuole cambiare il mondo rifacendosi a grandi valori, ma il coraggio di chi esprime semplicemente sé stesso, con la spontaneità di un bambino e la sensibilità di chi ha vissuto certe cose in prima persona.
Le scelte musicali d’altro canto ci mostrano un lavoro piuttosto approfondito, con un arrangiamento che in ogni momento delle canzoni ritocca adeguatamente l’atmosfera con un buon uso di effetti elettronici, si avvicina abbastanza a Max Gazzé, anche per il passaggio dalle strofe molto leggere ed elettroniche ai ritornelli quasi orchestrali.
di Luca Mistrello
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