Nel 2022, la Georgia – piccolo paese del Caucaso meridionale confinante con la Russia, da cui subisce ancora una pesante influenza e la costante minaccia di riannessione – presentava la propria domanda di adesione all’UE, in seguito confermata con lo status di paese candidato a dicembre scorso.
Ogni paese che aspira a diventare membro ufficiale dell’Unione Europea è tuttavia tenuto ad allineare le proprie leggi, politiche e valori agli standard raccomandati dalla Commissione Europea – anche in ambito di diritti e libertà civili. Attualmente, sembra però che la Georgia stia seguendo un percorso nettamente contrario a queste direttive.
L’ultima proposta legislativa avanzata da Sogno Georgiano, il partito che detiene la maggioranza governativa dal 2012, appare infatti molto simile alla legge russa contro la cosiddetta “propaganda gay“.
Tra i regolamenti proposti, il divieto assoluto di organizzare incontri pubblici e di promozione di “relazioni familiari o intime tra persone dello stesso sesso“, accorpate nel testo all’incesto.
Anche questa volta, la scusa avanzata da Mamuka Mdinaradze, leader del gruppo parlamentare di Sogno Georgiano e principale promotore della legge, è quella di dover proteggere i valori tradizionali georgiani e i bambini dall’indottrinamento LGBTQIA+ e dall’ondata di “valori pseudo-liberali”. Anche il primo ministro, Irakli Kobakhidze, ha espresso “preoccupazioni” simili.
“Comprendo le preoccupazioni espresse dalla maggioranza parlamentare. Alcune tendenze inquietanti, evidenziate da recenti statistiche, stanno emergendo in diversi stati” – aveva dichiarato Kobakhidze a inizio marzo, aggiungendo poi “È del tutto comprensibile che la maggioranza parlamentare desideri adottare misure per proteggere la società dal potenziale sviluppo di questi fenomeni anche in Georgia.”
Eventi come il Pride, nonché l’esposizione di bandiere arcobaleno in luoghi pubblici o privati potrebbero quindi presto diventare illegali e perseguibili.
Osservatori ed attivisti LGBTQIA+ ritengono che l’iniziativa parlamentare sia parte di una strategia di Sogno Georgiano per recuperare il consenso della frangia ultraconservatrice in vista delle imminenti elezioni governative di fine anno. La conferma sarebbe arrivata dallo stesso Mdinaradze, che avrebbe espresso la volontà di posticipare il dibattito e la possibile approvazione del disegno di legge dopo ottobre.
Il partito ha infatti subito negli ultimi anni una sostanziale perdita di sostegno a causa di politiche economiche fallimentari, e l’obiettivo del nuovo disegno di legge anti-LGBTQIA+ sarebbe proprio quello di catalizzare l’interesse pubblico su temi oggi tristemente controversi, trovando terreno fertile in una popolazione che conserva valori tradizionalisti e è sensibile all’influenza dell’integralismo religioso.
Sogno Georgiano, noto per la sua posizione ultraconservatrice ma paradossalmente favorevole all’integrazione europea, è stato recentemente al centro di numerose critiche per presunte azioni che suggeriscono un’inclinazione verso un autoritarismo simile a quello osservato nella Russia di Vladimir Putin. E, proprio come in Russia, anche in Georgia la situazione dei diritti LGBTQIA+ è in continuo peggioramento.
Caso emblematico fu nel 2023 la cancellazione del Tbilisi Pride 2023, annullato a seguito di gravi minacce alla sicurezza dei partecipanti, scaturite dall’occupazione dello spazio dedicato alla parata da parte di Alt Info, un gruppo di estrema destra filorusso e ortodosso integralista.
Bandiere incendiate, irruzioni sui palchi dove si tenevano gli interventi, veri e propri saccheggi e sciacallaggi nei bar allestiti per l’occasione – con buona pace delle autorità di polizia che stettero a guardare e non fecero nulla per fermare le contromanifestazioni – costrinsero il comitato organizzatore ad interrompere bruscamente l’evento.
Un avvertimento preoccupante: l’unico Pride su larga scala a livello nazionale, nonché l’evento principale per la promozione e l’aumento della visibilità dei diritti LGBTQIA+, era stato soppresso senza che nessuno al di fuori della comunità intervenisse. Oggi, esiste il rischio concreto che l’edizione del 2024 possa essere l’ultima.
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