Tutti i vezzi di Vezzoli

È ricercato dalle maggiori star hollywoodiane, da Sharon Stone a Cate Blanchett ma lui ama soprattutto ricamare. Francesco Vezzoli, 36 anni da Brescia, è il videoartista più richiesto del momento.

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Il critico d’arte Luca Beatrice lo definisce "l’artista italiano vivente più importante al mondo, per classe e inventiva ha ormai superato Maurizio Cattelan". Non male per un trentaseienne gay di Brescia dall’aspetto mite, divenuto nel giro di un decennio una superstar dell’arte contemporanea con codazzo di vip che fanno a gara per partecipare alle sue performances o alle sue videoinstallazioni citazioniste e cinefile di gusto smaccatamente kitsch.

Il 27 ottobre scorso ha dato vita a quello che è stato definito l’evento artistico dell’anno, trasformando la rotonda del Guggenheim di New York in una sorta di teatro postmoderno per fare recitare le cinque ore del pirandelliano Così è se vi pare a star del calibro di Cate Blanchett, Ellen Burstyn e Natalie Portman, elegantemente fruscianti in abiti di John Galliano. Per dare un tocco camp, ha persino coperto la fontana piazzandoci sopra un divano di Dalì con ‘malscivolata’ sopra la divina Anita Ekberg. I vip erano posizionati in modo da poter vedere gli attori solo di spalle mentre gli spettatori comuni potevano osservarli «leggere, guardandosi in faccia, un testo che di per sé non ha senso come sculture viventi su un enorme podio» per dirla con le sue parole.

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Il suo prossimo megaprogetto in produzione all’Hammer Museum di Los Angeles e sotto l’egida, come sempre, della Fondazione Prada, si chiamerà Kinsey International e sarà una reinterpretazione in chiave neanche a dirlo provocatoria del celebre rapporto Kinsey sulle abitudini sessuali degli americani e dovrebbero farne parte vari premi Nobel. Guai a dargli l’etichetta del dandy mondanello, però: «Voglio solo essere una parodia dello snob, non sono affatto snob».

Intanto le star del cinema hollywoodiano fanno la fila per partecipare (gratis, tra l’altro) alle sue opere, come Sharon Stone che fa il verso a Hillary Clinton in Democrazy, un fantomatico spot per le elezioni presidenziali dove si trova di fronte però non Obama bensì il filosofo francese Bernard Henry-Levy.
Il suo Trailer for a remake of Gore Vidal’s Caligula è un irresistibile finto spot cinematografico che parodia l’omonimo peplum di Tinto Brass con orge pansex e cast extralusso che comprende Milla Jovovich, Benicio Del Toro e il premio Oscar Helen Mirren interpreta una Tiberia dispotica con al guinzaglio due deliziosi schiavetti nudi. La svirgolata camp non manca mai, ed ecco Adriana Asti che si fa una improponibile maschera facciale col cremoso ‘prodotto naturale’ di uno dei suoi sottoposti. Per Vidal ha una vera e propria adorazione: «Rappresenta ai miei occhi la possibilità di essere nello stesso tempo omosessuali, di avere una fortissima identità politica e di essere glamorous, il tutto con grande dignità».

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Anche Pasolini è una delle sue irrefrenabili passioni (lo considera «glamour in modo perverso») ma in mano a Vezzoli Comizi d’amore diventa un irriverente reality show surreale con Jeanne Moreau e Catherine Deneuve (Comizi di non amore) e Salò un’installazione dove 120 sedie Mackintosh sono rifoderate con ritratti d’attori pasoliniani grondanti lacrime ricamate dall’artista.
Infatti adora ricamare, anche tre ore al giorno, e il tricotage è da sempre al centro del suo lavoro («le mie prime opere erano ricami, è da lì che è cominciato tutto»). Celeberrima l’installazione presentata alla Biennale di Venezia con l’ex modella Veruschka che realizza a tombolo la riproduzione di una sua foto degli anni Sessanta.

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Suo è il manifesto del prossimo Festival Glbt di Torino, col faccione di Divine in sovrimpressione al suo, con una narice del primo che diventa l’occhio spalancato del secondo. Anche qui c’è una lacrima, neanche a dirlo ricamata glitter dall’artista: si tratta di sperma arcobaleno ma non sembra neanche. La migliore definizione del suo impegno nell’arte la dà lui stesso con una certa ironia: «Il mio lavoro è questo studio sulle debolezze del frocetto di provincia che si guarda i film di Visconti, si studia i mobili di antiquariato e trasforma la propria solitudine e il proprio dolore in una magnifica ossessione».

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