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Non accenna a placarsi l’ondata di supereroi dei fumetti in trasferta sul grande schermo. In attesa dei ben più appetitosi e adulti “X-men 2” e “L’incredibile Hulk” accontentiamoci nel frattempo di “Daredevil“, supereroe un po’ di secondo piano cui presta statura, muscoli e sex appeal il lanciatissimo Ben Affleck.
L’immancabile flashback iniziale ci fa conoscere Matt Murdock da bambino che perde la vista a seguito di un incidente nel quale e’ pure investito da un blob tossico che gli fa perdere la vista ma in compenso gli fa sviluppare una sorta di formidabile senso radar che gli permette di ‘vedere’ le cose pur essendo cieco. Suo padre e’ un pugile di secondo piano che viene fatto fuori per non aver accettato di prestarsi ad un incontro truccato: vendetta tremenda vendetta, promette il marmocchio.
Passano gli anni ed eccolo adulto che di giorno fa l’avvocato e la notte il giustiziere mascherato, terrore dei criminali che la fanno franca con la giustizia ufficiale.
Da buon cattolico praticante dopo ogni esecuzione corre in chiesa a confessarsi dal suo prete di fiducia, che non gli risparmia la solita inutile predica proforma su peccati e peccatori. Di lì a poco conosce e si invaghisce della bella Electra (la Jennifer Garner protagonista della serie TV “Alias”), figlia di un riccone che finisce per essere ucciso dopo un incidente stradale dallo psicotico lanciadardi Bullseye (uno spiritato Colin Farrell, “La regola del sospetto“), che lavora alle dipendenze del supercriminale fumasigari Kingpin (il gigantesco Michael Clarke Duncan, “Il miglio verde”).
La battagliera Electra però pensa che sia stato Daredevil, di cui non conosce la vera identità, e si mette sulle sue tracce per fargliela pagare. C’e’ anche una sottotrama altrettanto prevedibile riguardante un giornalista (il sempre bravo Joe Pantoliano, “Matrix”) che cerca di scoprire l’identità segreta dell’eroe mascherato…
Lo stampino creativo di Stan Lee (creatore anche dell’Uomo Ragno, che si concede un piccolo cameo) – del ragazzino che diventa supereroe per vendicare un parente ucciso – venne riciclato ancora una volta nel 1964, per un nuovo albo a fumetti della Marvel conosciuto poi in Italia semplicemente come “Devil”.
La novità era che stavolta era un portatore di handicap, un non vedente, il che fornisce uno dei pochi elementi visivi del film di un certo pregio, ovvero il modo in cui e’ reso sullo schermo il senso radar che permette al protagonista di visualizzare le cose pur non vedendole in senso stretto. Non che l’aspetto di questo handicap del personaggio aggiunga molto alla dimensione umana ed emotiva della pellicola, che ha più o meno l’impatto drammatico di un cartone animato di Will Coyote. Lo sceneggiatore e regista Mark Steven Johnson, al suo primo film importante, gestisce la banale storiella mirando preciso preciso ad un pubblico di adolescenti senza troppe pretese. Ecco pertanto confezionata per l’occasione una colonna sonora infarcita di canzoni hard rock e hip hop nelle scene d’azione (per i maschietti) e di sdolcinate ballate d’amore nelle scene romantiche (per le femminucce).
Evidentemente l’operazione non rimarrà certo negli annali della storia del cinema. Anche gli effetti speciali sono di modesto livello ed i volteggiamenti aerei di Daredevil tra i palazzi di New York continuano ad avere la stessa irreale assenza di peso che già si era notata nel precedente “Spiderman”, rendendo il tutto sin troppo simile ad un videogioco.
Le cose migliori vengono dal cast, in particolare da Jennifer Garner che fa trapelare qualche vibrante emozione dietro i suoi grandi occhi verdi, e soprattutto Colin Farrell, che da’ vita ad un godibilissimo e psicotico cattivo talmente stupidamente malvagio e sopra le righe da risultare irresistibilmente simpatico.
Gustatevelo nel siparietto comico a bordo dell’aereo, alle prese con una vecchietta chiacchierona che non sta zitta un minuto e scoprite l’uso improprio delle noccioline come arma antiscocciatori. Ah, dimenticavo, per far questo potete anche aspettare l’uscita in home video o il primo passaggio in TV, la gag non ne soffrira’.
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