Checchè ne dicano certi personaggi legati alla destra italica, il 25 aprile è la più bella Festa nazionale, giorno di Liberazione dal nazifascismo, vero e proprio simbolo della libertà riconquistata dagli italiani dopo 20 anni di dittatura mussoliniana. Una Resistenza attiva, quella che coinvolse il Paese durante la Seconda Guerra Mondiale, che vide in prima fila anche i cosiddetti ‘femminielli’ di Napoli, che combatterono nelle barricate di San Giovanniello, quartiere popolare dove vivevano in alta concentrazione.
76 anni dopo quel 25 aprile ci apprestiamo a vivere una Festa diversa, per il 2° anno consecutivo. Senza cortei, discorsi pubblici, strette di mano, abbracci. Distanti causa Covid-19 ma chiamati a non dimenticare quei decenni di sanguinario Regime e quelle mostruose discriminazioni, che persino oggi dobbiamo spesso combattere. Perché noi tutti, intesi come comunità LGBT, siamo ancora costretti a resistere ad una certa politica, che continua ad insultarci, a diffamarci, ad alimentare odio e violenza. Una Resistenza quotidiana all’omofobia altrui, espressa tanto verbalmente quanto fisicamente dinanzi ad un Parlamento troppo a lungo silente. Una Resistenza che si lega intrinsecamente al concetto di Liberazione.
Dobbiamo infatti Liberarci da quella spaventosa omofobia che troppo spesso coinvolge la comunità LGBT stessa, piegata su un’insostenibile intolleranza nei confronti di chi è banalmente ‘diverso’ da noi, perché troppo femminile o troppo maschile. Come se esistesse una formula esatta in grado di fornirci l’omosessuale perfetto, accettabile e all’esterno vendibile. Dobbiamo Liberarci da certe etichette e certe paure, figlie di una società che tende ad alimentarle. Un bacio in strada, due mani che si stringono, un abbraccio pubblico. Non sono altro che gesti d’affetto che l’umanità intera si scambia da millenni, e noi tutti, gay, lesbiche, bisessuali, transessuali, non dobbiamo averne timore, ma anzi rivendicarli con orgoglio, perché diritto universale. Dobbiamo Liberare i nostri genitori e i nostri amici da ogni tipo di pregiudizio, mostrandoci a loro senza alcun tipo di maschera, senza cavalcare necessariamente realtà parallele che rischiano di scivolare nella pericolosa repressione. Dobbiamo Liberarci da ogni malsana tentazione di cancellare e/o dimenticare il nostro passato, che fa rima con soprusi, lotte quotidiane, ostentazione, rivendicazione, Orgoglio. Perché i Pride, nati 52 anni or sono, sono di fatto il nostro 25 aprile, la nostra Resistenza attiva a decenni di violenze, ghettizzazioni, menzogne.
Noi tutti dobbiamo essere grati a quella faticosa Resistenza, a chi la notte di Stonewall si ribellò all’ennesimo abuso da parte della polizia, a chi nei decenni successivi è sceso in strada, si è fatto arrestare e ha combattuto, per permettere a tutti noi, nel 2021, di poterci unire civilmente e/o sposare, di poter passare un sabato sera in discoteca tra le braccia dell’amato. Ci sono ancora tanti traguardi da raggiungere, tante sacrosante libertà da conquistare, tante pacifiche battaglie da vincere, contro ogni forma di oppressione, prepotenza, omologazione e normalizzazione delle nostre identità, dei nostri orientamenti affettivi e sessuali e delle nostre specificità, ed è per questo motivo che non possiamo nè dobbiamo abbassare la guardia. Resistenza, 76 anni dopo, risuona ancora oggi, agognando quella completa Liberazione che un giorno, speriamo il prima possibile, sarà finalmente totale. Semplicemente liberi di essere chi siamo.