Se ne va a 95 anni Ernest Borgnine, ultimo duro di Hollywood

Morto a Los Angeles per problemi renali il caratterista premio Oscar che si rifiutò di vedere Brokeback Mountain. Sua la frase paradossale: "Se John Wayne fosse vivo, si rivolterebbe nella tomba".

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Non era omofobo, e nella sua autobiografia "Ernie" parla con affetto degli attori gay con cui lavorò, come Montgomery Clift, di cui era amico, e Rock Hudson. E riteneva che le coppie omosessuali dovessero avere il diritto di sposarsi. Eppure quella triste (e paradossale) frase su "Brokeback Mountain" rischia di far passare alla storia il grande caratterista Ernest Borgnine, morto ieri a Los Angeles alla veneranda età di 95 anni per un blocco renale, come un paladino in extremis dell’omofobia. "Se John Wayne fosse vivo, si rivolterebbe nella tomba" disse infatti sette anni fa a proposito del già cult "Brokeback Mountain", rifiutandosi di vederlo. Il problema è che, come membro dell’Academy, così facendo inficiò il proprio voto e molti lo ritengono responsabile di avere infiammato quella frangia conservatrice che negò a priori l’Oscar come miglior film all’acclamato dramma queer di Ang Lee, andato poi a sorpresa al meno popolare "Crash" di Paul Haggis.

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Di origini italiane – padre di Ottiglio, in provincia di Alessandria (il vero nome era Borgnino) e madre carpigiana – visitò i luoghi natali nel 2006 quando fu ospite del Torino Film Festival in occasione della retrospettiva su Robert Aldrich. Tre anni dopò recitò nel suo unico film italiano, ‘La cura del gorilla’ di Carlo Sigon con Claudio Bisio e Stefania Rocca.
Carriera lunghissima la sua: in oltre 60 anni interpretò più di duecento ruoli spesso secondari in capolavori soprattutto western quali "Quella sporca dozzina", "Il mucchio selvaggio", ‘Johnny Guitar’ passando alla storia come uno dei più celebri ‘duri e cattivi’ hollywoodiani pur avendo un carattere solare che trasmetteva empatica simpatia grazie anche alla sua riconoscibile risata stentorea. Indimenticabile il suo ruolo del malmostoso e sadico sergente "Fatso" Judson in "Da qui all’eternità" sul cui set lavorò a fianco di Montgomery Clift. Ma recitò anche in celebri serie tv quali "Un equipaggio tutto matto" e fu il capo gay dell’FBI nel dimenticato ‘Hoover’ firmato da Rick Pamplin nel 2000 (in cui però l’omosessualità di J. Edgar veniva taciuta) undici anni prima del controverso biopic di Clint Eastwood con DiCaprio.

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Diede anche la voce al supereroe in pensione Mermaid Man nel cartoon filogay Spongebob.
Vinse l’Oscar come miglior attore protagonista nel 1956, battendo tra gli altri Spencer Tracy e James Dean, grazie al ruolo del macellaio placido e solitario in "Marty – Vita di un timido" di Delbert Mann, unico film della storia del cinema insieme a "Giorni perduti" ad aver vinto sia la Palma d’Oro che l’Oscar come miglior film. Borgnine era il più anziano vincitore di un Academy Award, primato ora passato a un altro novantacinquenne, Sidney Poitier. Si sposò ben cinque volte ed ebbe quattro figli. La terza moglie fu l’icona gay Ethel Merman, cantante e attrice grande amica di Cole Porter, ma si trattò di un matrimonio lampo durato poco più di un mese poiché, a detta di Borgnine, “Ethel si rivelò molto antipatica già durante la luna di miele”.

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