IL “VERO O FALSO” DELL’AIDS

La probabilità di contrarre l'Hiv col sesso anale passivo è del 3%? Il vaccino è ancora impossibile? I sieropositivi vivono al massimo dieci anni? Le risposte dell'esperto.

IL "VERO O FALSO" DELL'AIDS - leo6 1 5 - Gay.it
3 min. di lettura

Tempo fa ho scritto su questa rubrica per chiedere la conferma su alcune informazioni in mio possesso. Non ho ricevuto risposta quindi ci provo ancora. Vorrei chiederle dottore se:
1) E’ vero che la possibilità di contrarre Hiv attraverso il rapporto sessuale è pari al 3%, che aumenta al 30 attraverso il contatto sangue sangue, mentre attraverso una siringa infetta scende al 20?
2) E’ vero che non ci sono possibilità nel prossimo futuro di scoprire un vaccino o una terapia che permetta di guarire?
3) E’ vero che un sieropositivo che faccia terapia antiretrovirale non può avere comunque una prospettiva di vita superiore a 10 anni (in media)?
4) Vorrei in conclusione sapere, se possibile, cosa pensa della teoria di Dusberg, sostenuta da emineti premi nobel.
Non so perchè precedentemente sia stato “cestinato” spero comunque che questa volta almeno possite spiegarmi il motivo.

Vorrei per prima cosa spiegare che non sono io a scegliere le vostre lettere. E’ la Redazione che mi manda i vostri quesiti ed io invio la mia risposta alla Redazione che sceglie quando pubblicarla.
1) La probabilità di infettarsi con l’HIV è stata molto studiata ed i dati che seguono si rifanno allo studio di D. Smith presentato alla 5^ Conferenza sui Retrovirus di Chicago del 1998. Il sesso anale passivo con un sieropositivo ha una probabilità di infezione tra 0,1 e 0,3 percento (cioè tra 1 e 3 volte per 1000 rapporti) mentre il sesso anale attivo con un sieropositivo ha lo 0,03% di probabilità cioè 3 su 10.000 rapporti. Queste percentuali vengono aumentate da qualsiasi infiammazione o infezione dei genitali o dell’ano ed ancor più se ci sono ulcere o ferite. Lo scambio di siringhe ha 7 probabilità su 1000 di provocare l’infezione. Sono dati diversi da quelli che lei riporta ma la cosa fondamentale da capire è che nessuno sa se l’infezione si trasmette con il rapporto n° 1 oppure con il rapporto n° 999 dunque OGNI SINGOLO rapporto è a rischio e proprio per questo le regole del sesso più sicuro si debbono applicare SEMPRE.
2)No non è vero, gli studi sul vaccino (sia preventivo che curativo) sono complessi e richiedono tempi molto lunghi ma si continua ad aver fiducia nella riuscita degli studi, anche per le terapie è vero che ancora non si guarisce ma i progressi, specie dal 1996 in poi, sono stati spettacolari e quindi non bisogna perdere le speranze.
3)anche questo non è vero, chi fa terapia non ha una sopravvivenza ridotta (caso mai il contrario!) e non c’è alcun limite alla durata della terapia (ci sono miei pazienti che fanno terapia da 15 anni).
4) Il prof. Peter Duesberg è un eminente professore di Biologia molecolare e cellulare all’Università di Berkley in California ma per l’ostinazione a riproporre la sua, ormai datata, teoria sull’AIDS ha completamente perso credito nella comunità scientifica internazionale. Alla sua teoria (che tale è rimasta) hanno risposto 5000 scienziati con la “Dichiarazione di Durban” pubblicata il 6/7/2000 su “Nature”. In estrema sintesi Duesberg sostiene che l’HIV non è la causa dell’AIDS che invece deriva dallo “stile di vita” (in pratica l’AIDS non è una malattia infettiva) e che proprio per questo colpisce determinate “categorie”, sostiene inoltre che i farmaci usati, specie l’AZT, fanno morire i malati. Questa teoria non tiene conto della realtà: quale può essere infatti lo “stile di vita” di un neonato che nasce malato ? e come spiegare che ormai l’AIDS riguarda tutti qualunque sia il loro stile di vita (appunto non si parla più di “categorie” ma di “comportamenti”), infine se Duesberg è davvero convinto che non è una malattia infettiva perché non si inietta il sangue di un malato, come qualcuno gli ha proposto? Di fronte alla sua teoria, mai dimostrata, sta il fatto incontestabile che dove si usano i farmaci (compreso l’AZT) i malati muoiono molto di meno e dove invece tali farmaci non si usano (perché troppo costosi) si continua a morire. E’ inutile litigare con i fatti, Duesberg ed i suoi seguaci se ne facciano una ragione.
Cordiali saluti
dott. Francesco Allegrini

di Francesco Allegrini

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