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Addio a Beppe Tasca

Se n’è andato uno dei padri storici di Arcigay. Beppe Tasca è stato sepolto in una bara laica avvolta nella bandiera dell’associazione. Tra i presenti i suoi compagni di battaglia.

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Venezia – Si sono svolti questa mattina alle 10:30 a Marghera i funerali di Giuseppe Tasca, detto "Beppe", negli anni Settanta attivista del F.U.O.R.I., successivamente tra i fondatori di Arcigay Nazionale. Tasca era un militante comunista, ambientalista, ex monarchico, sempre in prima linea per i diritti civili e glbt, creatore del primo storico Arcigay di Venezia, organizzatore del Gay Pride del 1997 (in foto) tra calli e cortei acquei lungo il Canal Grande.

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A rendergli l’estremo saluto una cinquantina tra amici strettissimi ed ex compagni di partito e di tante battaglie. Lunghi e commossi i ricordi che si sono succeduti nella camera ardente allestita presso il cimitero di Marghera. Franco Grillini, con cui Tasca ha condiviso alcune importanti battaglie, ne ha tracciato un profilo sicuramente inedito ai più. Tra gli aneddoti ha ricordato che fu proprio Tasca ad inaugurare, insieme ad alcune delegazioni internazionali, il primo monumento al mondo in memoria degli omosessuali sterminati nei campi di concentramento. Era il lontano febbraio del 1984, il campo quello di Mauthausen.

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A portare l’ultimo saluto c’erano anche Alessandro Zan, in rappresentanza di Arcigay Veneto, che insieme al Comune di Venezia si è occupato dell’organizzazione del rito, Fabio Amadi, responsabile del Gabinetto del Sindaco Massimo Cacciari, Roberto Panciera, Presidente della Municipalità di Marghera (città in cui Tasca era nato e cresciuto), alcuni tra gli amici più stretti ed una rappresentanza della cooperativa sociale per cui lavorava dal 2002.

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Beppe Tasca se n’è andato il 17 febbraio all’età di 72 anni, una personalità forte la sua, un carattere a volte spigoloso, ma sempre mosso dalla voglia di varcare nuovi orizzonti, di allargare diritti, di parlare, in tempi rischiosi, di omosessualità laddove era apparentemente impossibile farlo. Tasca si è spento in una precaria situazione economica, ucciso dal monossido di carbonio di una stufetta che usava per riscaldare l’appartamento di Catene, zona difficile di una Marghera ancora legata alle lotte di rivendicazione sociale ed operaia, dove viveva con il suo fido cagnolino.

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Il funerale, è doveroso sottolinearlo, è stato possibile grazie all’intervento del Comune di Venezia, che ha sostenuto, insieme ad Arcigay Padova, tutte le spese relative alla sepoltura. Ha altresì permesso che venissero rispettate tutte le sue volontà, dalla cerimonia rigorosamente laica, sino alla creazione di un targa identificativa che sostituisse la tradizionale croce, sino alla possibilità, per la prima volta in Italia, che la sua bara venisse avvolta dalla bandiera dell’Arcigay, e che con essa venisse sepolto.

"Ogni movimento" diceva qualcuno, "ha bisogno dei suoi padri". E Beppe Tasca è stato sicuramente una di queste figure per il movimento gay italiano, un padre burbero forse, ma sempre pronto a battersi sino all’ultimo per ciò in cui credeva, con forza, energia e mosso dalla sicurezza che, prima o poi, la meta (i nostri diritti), sarà conquistata.

(Grazie a Franco Grillini per averci messo a disposizione le foto del suo archivio privato)

di Daniel N. Casagrande

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