Vivienne Westwood se n’è andata oggi, 29 Dicembre 2022. La notizia è di un’ora fa.
A metà degli anni 70, Vivienne Westwood era soltanto una ragazza, ma era già la nostra zia punk scontrosa e implacabile.
Nella sua boutique “Let it Rock” di King’s Road, animata insieme al suo compagno di cuore e di provocazioni, il musicista Malcolm McLaren, si trovavano dischi, collezioni, gingilli dai mercatini di usato, gioielli falsi, abiti di cuoio, t-shirt intagliate nel lattice, catene e magliette con stampe pop-trash dai colori acidi e immagini pornografiche.
In quella stessa boutique qualche anno più tardi Vivienne e McLaren incubarono il lancio dei Sex Pistols, la rock-band manifesto che avrebbe dato voce, rabbia, suoni e rumore al movimento punk. Zia Vivienne era pronta a frantumare la proverbiale ipocrisia dell’establishment inglese e a sbriciolare codici estetici e di comportamento, non solo della moda e del costume, ma della società tutta. Nulla fu mai più come prima.
La regina fu definita deficiente dai Sex Pistols nel glorioso “God Save the Queen”. Nel frattempo Vivienne stracciava i pattern dei tessuti tradizionali inglesi, per farne panni con i quali avvolgere sudore, rabbia e protesta. Il punk divenne un fenomeno mondiale di rottura post-ideologica. Dalla musica alla moda, dalla fotografia al costume, dal cinema all’arte, tutta la cultura e la società furono travolte da una vibrazione che sembrò segnare un punto di svolta epocale. E fu davvero così.
I ragazzi erano ora pronti a distruggere tutto e ricostruire, con quelle stesse macerie, un mondo di possibilità per le fragilità emarginate, per i sottomessi, per i diversi, per le sessualità da esplorare e per le libertà da inventare. Per l’anarchia come pulsione di vita.
Addio Vivienne, nostra zia punk per sempre.
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