Silvia è una ragazza transgender che la sera di venerdì 7 Maggio, passeggiava tranquillamente con il suo ragazzo, in una zona della periferia di Torino. A un certo punto un giovane ha avvicinato la coppia brandendo una bottiglia e urlando loro offese e minacce.
Sentiamo la testimonianza di Silvia.
Io e il mio ragazzo siamo andati a cena fuori. Io ero vestita al femminile, ma senza tacchi o gonna. Indossavo un semplice jeans, una felpa e un po’ di trucco. Passeggiavo a braccetto con il mio fidanzato, quando un ragazzo si è alzato di scatto e ci ha urlato “fr*ci di merda! Io vi ammazzo!”
Io l’ho guardato in faccia e lui mi ha detto “non mi devi neanche guardare perché ti ammazzo! Devi stare muto…” Parlandomi al maschile, nonostante io fossi truccata, vestita al femminile e con il reggiseno.
Quindi una doppia discriminazione. Il non riconoscimento e l’assenza di rispetto della tua identità di genere e i conseguenti insulti omofobi…
Esatto. Ha provato a tirarmi un calcio ma era ubriaco e io l’ho schivato. In quel momento non sapevo se mi avrebbe colpita, perché stava proprio a fianco a me. Noi abbiamo fatto finta di niente, abbiamo cercato di mantenere la calma, in fondo eravamo soltanto a 200 metri dall’albergo, però era un punto isolato, non c’era in giro nessuno a parte noi. Lui continuava a urlarci dietro “froci! Froci di merda! Vi ammazzo! Non dovete dire niente!
Cosa può aver scatenato questa reazione? Un bacio?
No! Io e il mio ragazzo stavamo soltanto camminando a braccetto.
Io avrei voluto reagire, ma dall’altro lato ho pensato che non sono una tipa che fa risse per strada. Da diverso tempo ho sempre con me lo spray al pepe per autodifesa. Venerdì prima di uscire l’ho posato. Mi sono detta “Torino è una città lgbt-friendly, sta migliorando, non c’è bisogno che me lo porti dietro. Mentalmente pensavo che magari ero prevenuta a volerlo portare sempre con me, ma quella sera senza mi sono sentita insicura.
Il mio ragazzo era venuto in città apposta per me e io ho sentito la serata rovinata da quell’episodio. Ho provato rabbia, in albergo non riuscivo a calmarmi. Sono cose che ti fanno sclerare perché dici “che diritto ha lui di fare queste cose qui? Di aggredirmi?”
L’indomani mattina mi sono ripromessa che lo spray sarebbe stato sempre con me.
Hai detto che lo portavi già spesso con te. Perché? Hai avuto qualche brutta esperienza in precedenza?
Sì. Sia io che una mia amica cisgender. Io sono stata aggredita da cinque persone e la mia amica da uno che le ha messo le mani addosso in macchina. Per fortuna è stata salvata dal suo cane.
Quella brutta sensazione di non sentirsi al sicuro ad uscire da sole la sera, che accomuna le donne cisgender e transgender. E pare che le situazioni di pericolo siano sempre più diffuse anche per i ragazzi omosessuali, abbiamo raccontato diverse storie con la nostra redazione e tanti ancora subiscono e hanno paura a parlarne. In un paese evoluto come l’Italia, sono guai se scappa un’effusione d’affetto in pubblico tra due ragazzi o tra una ragazza transgender e il suo partner… Ma Silvia ha reagito nel migliore dei modi.
Questa mattina ho accompagnato il mio ragazzo alla stazione e gli ho detto “io ti bacio non me ne frega niente se ci guardano! Il primo che ci dice qualcosa tiro fuori lo spray!” Lui mi dice di stare calma, ma io sono fatta così.
Voglio chiudere questo articolo con questo bel messaggio di Silvia, che nonostante l’aggressione subita dice fieramente Io ti bacio lo stesso, non me ne frega niente se ci guardano.
Io sono contento della reazione di Silvia, perché ritengo che all’odio si risponde con l’amore. L’amore è la nostra resistenza.
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