Arrestati e cacciati con un foglio di via che impedisce loro di tornare in Russia per i prossimi tre anni. E’ quanto è accaduto a quattro olandesi che si erano recati nel paese per girare un documentario sulla condizione delle persone lgbt in Russia. Uno di loro, Kris van der Veen, presidente dell’associazione olandese KGBT Groningen e responsabile per i diritti civili di un partito della sinistra ecologista, era anche stato invitato a tenere una lecture durante un campeggio estivo Murmansk.
Secondo la polizia russa, che ha sequestrato le immagini girate dai quattro, gli olandesi avrebbero mentito sulla ragione del viaggio come dichiarato al momento dell’ingresso in Russia. Alla frontiera i ragazzi avevano detto di volere “familiarizzare con la cultura russa”. E in effetti l’idea degli attivisti olandesi era quella di girare un documentario sugli aspetti della cultura russa che riguardano la vita delle perso ne lgbt.
Per farlo, avevano intervistato un ragazzo di 17 anni. Questo, secondo le autorità russe, viola la legge sulla propaganda gay recentemente varata da Putin, specialmente per quanto riguarda i giovani. I quattro sono stati rilasciati solo dopo aver pagato un’ammenda pari a circa 90 euro a testa. Inoltre a van der Veen a ai suoi compagni di viaggio è vietato tornare in Russia per i prossimi 3 anni. E’ la prima volta che la legge russa colpisce degli stranieri, ma non la prima che viene applicata. Ben 40 attivisti sono stati, infatti, arrestati a San Pietroburgo durante una manifestazione lo scorso 29 giugno e altri 30 sono finiti in manette per tentato di allestire un mini Pride davanti al comune di Mosca.
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