Il 4 maggio si avvicina, con l’ormai celebre Fase Due ai tempi del Coronavirus pronta a partire. Il DPCM firmato giorni fa dal Governo Conte ha dato vita ad un fiume incrociato di polemiche, legate in particolar modo al concetto di “congiunti”. Dal 4 maggio, infatti, potremo uscire di casa per andare a trovare proprio i congiunti, che il premier Conte ha indicato in “persone con cui ci sono rapporti di parentela o ci sono stabili relazioni affettive”. In sostanza, parenti vari e fidanzati/e. Ma è chiaro che rimanendo a questa definizione tutto rimanga troppo vago e interpretabili. “Non si può andare dagli amici e fare dei party“, ha anche aggiunto il premier, rialimentando le polemiche, in arrivo tanto dall’opposizione quanto dalla stessa maggioranza.
I senatori Pd Monica Cirinna ed il capogruppo Andrea Marcucci, ad esempio, oggi hanno fatto una richiesta ufficiale al presidente del consiglio.
Auspichiamo che il governo intervenga con le Faq sull’ultimo dpcm sulla questione dei congiunti, come aveva annunciato la ministra DeMicheli. A pochi giorni dall’entrata in vigore delle norme, è giusto che gli italiani sappiano chi posssono incontrare dal 4 maggio. Non vogliamo entrare nella discussione lessicale del termine congiunti, crediamo che Conte debba valorizzare il senso civico degli italiani e la loro responsabilizzazione nel rispetto delle norme di sicurezza. Va dato adeguato riconoscimento a tutte le relazioni affettive significative della persona, indipendentemente dalla loro natura e stabilità.
FAQ, al momento, che non concedono risposte concrete. Dura anche la presa di posizione delle Famiglie Arcobaleno, a rischio ennesima discriminazione nel caso in cui il DPCM non si faccia più chiaro e inclusivo. Queste le parole del presidente Gianfranco Goretti.
Prevedere che si possano incontrare solo i congiunti significa non solo non voler guardare la realtà per quella che è, ovvero variopinta come lo sono le esperienze degli affetti, ma anche offendere la dignità di migliaia e migliaia di cittadine e cittadini legati da vincoli affettivi. E questo vale non solo per una coppia di fidanzati, di due persone anziane rimaste sole senza altri parenti, tanto per citare un paio di esempi, ma anche per tutte quelle famiglie omogenitoriali in cui solo uno dei due genitori è tale per legge. Impedire che l’altra mamma o l’altro papà, in caso in cui vivano in città diverse, per non dire addirittura in regioni diverse, non possa andare a trovare le proprie figli o i propri figli è discriminatorio e fuori dalle tante realtà che compongono la sfera degli affetti di ogni singolo individuo. Altrettanto lo è proibire ad un nipote di andare a trovare i nonni, solo perché quei nonni non sono riconosciuti dalla legge, come accade purtroppo se è riconosciuto dallo Stato un solo genitore o addirtittura in caso di adoazione speciale dove i bambni non vedono riconosciuti legalmente i parenti del genitore adottivo. Ci uniamo con forza alle tante voci, giuristi, parlamentari o semplici cittadini, che già si sono sollevate per protestare contro questa limitazione inserita nell’ultimo decreto. Se, come conveniamo, la salute è un bene di tutte e tutti, e quindi comprendiamo la necessità di salvaguardarla limitando i contagi, altrettanto lo sono le libere scelte affettive delle persone.
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