Cesar Marin vive a Phoenix, in Arizona, e ha denunciato sui social quanto capitatogli nel fine settimana.
L’uomo, omosessuale dichiarato, è stato prima attaccato da una ragazza, che gli ha gridato fr*cio dopo avergli tirato una sigaretta, prima di essere circondato e pestato a sangue da una folla di 10 persone. Travolto dai pugni, è stato preso a calci in faccia, una volta finito a terra. L’uomo, finito in ospedale con il volto tumefatto e il corpo livido, ha denunciato il tutto alla polizia. Tra le prove la sigaretta lanciata dalla ragazza, con immancabile DNA, e un orecchino d’argento.
“Francamente non ho idea del motivo per cui hanno fatto quello che hanno fatto. Solo loro potrebbero rispondere”, ha risposto Cesar su Facebook a chi chiedeva ulteriori delucidazioni. L’uomo si è fermato con la propria auto, pur di far passare la ragazza, ma questa ha incredibilmente risposto tirando una sigaretta accesa nella sua macchina, insultandolo. Sceso dall’auto, è arrivato il pestaggio. “Come facevano a sapere che fossi gay? Guido una decappottabile, ascolto musica estremamente gay. Adoro Madonna, Cher, “It’s Raining men” è la mia canzone preferita. Io canto ad alta volce quando guido, e se ciò non bastasse ho un adesivo rainbow sul retro. Ricordo solo quando è iniziato il pestaggio, quando sono svenuto e quando un buon samaritano mi ha fatto riprendere i sensi, chiedendomi se stessi bene. Stavo sputando una tonnellata di sangue, mi ha messo una borsa del ghiaccio sul viso”.
Cesar, incredibile ma vero, è stato insultato persino sulla sua pagina Facebook, da autentiche bestie che l’hanno accusato di essersi inventato tutto, come la polizia di Chicago ritiene abbia fatto Jussie Smollett, divo di Empire.
“Sono passate 48 ore dall’incidente e ho passato le prime 24 ore a piangere”, ha concluso l’uomo, che ha chiesto semplicemente il silenzio. E soprattutto un minimo di rispetto.
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