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Non c’è alcuna fretta di farlo, annuncia il primo ministro Turnbull, fresco di vittoria alle elezioni con una esigua maggioranza parlamentare.
La verità è che la destra, in Australia come nel resto del mondo con l’eccezione della Gran Bretagna, vede come il fumo negli occhi il matrimonio egualitario. Per questo motivo il primo ministro Turnbull ha prima annunciato che non avrebbe chiesto un voto parlamentare sulla relativa legge onde evitare spaccature, mentre oggi annuncia che la legge sarà sottoposta a voto popolare… ma con calma. Se ne parla nel 2017 per dare a tutte le parti, pro e contro, la possibilità di esprimere la propria preferenza, nonostante i sondaggi rivelino un’ampia maggioranza a favore del matrimonio.
Questo significa che, se tutto andrà bene, prima del 2018 non ci saranno matrimoni gay in Australia. Sempre che la maggioranza di destra regga abbastanza.
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Postporre? Non era posporre?