Le scuole superiori di Casale Monferrato (Alessandria), con quelli che facilmente risultano essere pretesti burocratici, non hanno voluto aderire a un’iniziativa promossa dalla Regione Piemonte: uno spettacolo teatrale – Comuni marziani – della compagnia teatrale “Tecnologia Filosofica” e patrocinato dal Comune, avente come tema la questione dell’identità di genere e le possibilità LGBT, intese come uno dei modi di vivere la sfera affettiva. Uno spettacolo che ha esplicitamente l’obiettivo di favorire una cultura della tolleranza e dell’accettazione delle diversità: in particolare il progetto mirava alla prevenzione di fenomeni di discriminazione che spesso accadono tra i giovani nelle scuole e vengono nascosti e non denunciati.
“Lo spettacolo destinato ai ragazzi e alle ragazze delle scuole superiori – ha dichiarato Monica Cerutti, assessora ai Diritti Civili della Regione Piemonte – sarebbe in programma a Casale Monferrato mercoledì mattina 8 febbraio, ma apprendo dai giornali che i presidi degli istituti superiori casalesi non intendono aderire all’iniziativa in quanto avrebbero ricevuto la comunicazione troppo tardi per inserire l’appuntamento nel calendario degli eventi.
Se la motivazione fosse davvero questa che leggo sui giornali, probabilmente dovuta ad un malinteso o a un errore di comunicazione, mi viene da dire che basta rinviare l’iniziativa di qualche mese o al prossimo anno scolastico e il problema è già risolto. Ma quello che più mi ha fatto sobbalzare sulla sedia – prosegue l’assessora – sono i toni utilizzati nell’articolo: “un’iniziativa moralmente problematica”, “in effetti, l’educazione gender dei bambini e dei giovani e la normalizzazione dell’omosessualità è ciò che ha destato la preoccupazione maggiore”, “per questo, l’Osservatorio Gender lo ha definito un «martellante e capillare piano di educazione al gender diktat globale»”.
“Ci sarebbe da ridere se non fosse per la gravità del fatto che nel 2017 si sia ancora costretti a dover leggere frasi come queste sui giornali”, ha commentato Cerutti. Inoltre stamattina su Il Monferrato la situazione è degenerata. Margherita Borsalino, presidentessa del Movimento per la Vita, ha rilasciato alcune dichiarazioni molto gravi. Secondo Borsalino educare alle differenze sessuali e di genere è sbagliato perché l’omosessualità non è naturale ed è anzi una condizione patologica: porta alla malattia – AIDS in primis – e inevitabilmente necessita di “prevenzione farmaceutica“.
Sul territorio si è acceso un vero e proprio scontro tra le varie associazioni coinvolte: un caso circoscritto ma che è assai rappresentativo di una contrapposizione assai viva in questo momento nel Paese.
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Libertà è anche non aderire a questo spettacolo….
Ma per favore.. Se voi cattolici avete monopolizzato la scuola. Crocifisso nelle aule.. . Con l ora di religione, i Precetti Pasquali e natalizi.. Visite degli ecclesiastici e via elencando.. Ma NON SI VERGOGNA?? Altro che libertà questa è IPOCRISIA ALLO STATO PURO.. E Cmq stia tranquilla che anche se volete continuare a nascondere l omosessualità i vostri figli la PRATICANO LO STESSO con i loro amici di scuola.. Nei bagni vi è solo sesso gay tra compagni di classe.. Oppure basta accendere una chat gay.. O ancora fanno i marchettari facendo sesso gay a pagamento.. Questa è la realtà latente che volete continuare a nascondere..
In teoria nessuno è obbligato a vedere niente, in pratica è il PERCHÈ che fa la differenza, come anche i bambini dovrebbero sapere!
Se io dovessi appunto spiegare a un bambino di 5 anni cos’è la libertà, gli direi che mentre io posso essere libero di mangiare o meno un certo cibo, non altrettanto il mafioso è libero di delinquere, lo spacciatore di spacciare o l’omofobo di aggredire. Quindi, dire “Ognuno è libero di far ciò che vuole” (spiegherei sempre al bambino di 5 anni) va valutato partendo dal COSA e dal PERCHÈ, se no sono discorsi stupidi.
Supponendo che lei abbia superato tale età evolutiva, mi chiedo SE PER CASO, lei viene qua (cioè su un sito gay, cioè a casa mia!) sostenendo il suo concetto di “libertà” perchè d’accordo con quella donna che scrive sul Monferrato che io sarei INNATURALE, PORTATORE DI MALATTIE E NECESSITO DI PREVENZIONE FARMACOLOGICA!!! Perchè se così fosse lei e quell’altra “signora” state delirando e per giunta, ripeto, a casa mia! E oltrettutto animate dal buon gusto di sostenere tali idee proprio quando si sono appena commemorate le vittime (non solo nostre ma anche nostre!) trucidate dai nazifascisti!
Per cui, se così fosse, che dire? Che facevamo volentieri a meno della sua presenza!!!
I cristiani, i cosiddetti
credenti non sono persone che si pongono domande, se non quelle sulla fedeltà
alla propria fede, sulla giusta, sempiterna osservanza dei dettami di essa.
Chi dice a un bambino, nell’ipocrita
tentativo di tenerlo, tanto che non rompa le scatole, che “se non sta buono,
babbo natale non gli porterà un bel niente”, compie un’opera di
indottrinazione, impone al bambino – facendo in lui balenare il piacere di una
ricompensa, ipotetica, finché non si verificherà, cioè traendolo in inganno –
la indubitabile credenza dell’esistenza di un tizio – il babbo natale – che porta
doni ai buoni sempre se si compiono dei precisi doveri.
Se in tutta la sua esistenza,
nessuno gli dirà mai – magari fornendogliene le prove – che babbo natale non esiste, egli non
dubiterà mai che quello viva ed esista realmente e magari morirà convinto di
essere sempre stato un buon eterno bambino.
Orbene, questo è tutto ciò che
accade ai credenti, essi non si pongono minimamente domande, e continuano a
comportarsi come hanno fatto nell’infanzia, cioè accettando acriticamente ciò
che i genitori, o chi per loro, diceva loro, senza esigere le eventuali prove a
sostegno delle affermazioni imposte loro.
Un tempo correva
l’affermazione, derivante dai Greci, che la mente del bambino è tabula rasa su cui il tempo e le
inevitabili esperienze della vita incidono i loro segni.
Tanto più giovani si è, tanto
minori esperienza si possiedono, che, in fondo, costituiscono quale materiale
conoscitivo acquisto, la pietra di paragone su cui si misurano e si giudicano
le sopravvenienti esperienze.
Insomma, sappiano del colore
bianco, perché esiste il nero che ne è il contrario. L’umana esperienza, cioè
la coscienza – come atto pratico – di ciò che facciamo è caratterizzata dalle
opposte duplicità come lo sono le facce di una medaglia.
Se si hanno delle nozioni sul
platonismo, si può leggere, per un discorso più ampio, il “Trattato
sull’intelletto umano” di John Locke. A uno che abbia una certa esperienza
filosofica, può accadere che, dopo aver letto la prima frase – l’incipit – del
primo capitolo che dice “Non esistono idee innate”, può benissimo gettare il
libro alle ortiche e andarsene per i fatti suoi, non tanto perché la pigrizia
mentale lo abbia assalito, quanto perché è ciò che accadrebbe al lettore
moderno e che sappia di filosofia, tranne, poi, a raccogliere il libro e a
leggerselo per intero.
Se progresso umano si è avuto
durante i duemila anno in cui l’humana
species ha preso coscienza di sé, questo è sempre stato ottenuto in
opposizione al nullificante immobilismo dei dogmi religiosi, la cui perseverante
accettazione è solo possibile mediante la più completa rinuncia a una sana e
giusta razionalità, unico mezzo che possediamo per difenderci dai reali –
perché accertati – pericoli che ci
minacciano.
Oggi, proprio per evitarli,
quei pericoli minacciosi, non è più possibile, nel ricercarne le cause, non
attenersi all’uso di accertati metodi sperimentali, i cui risultati non sono
mai definitivi, poiché essi possono essere validamente corretti – sarebbe un
precisare la mira sul bersaglio – dalle
future e inevitabili ricerche.
I credenti, invece, non hanno
il tarlo del dubbio, non sentono l’esigenza del porsi delle domande – ben inteso
quelle che tendiamo farci per ottenere una risposta al perché dei fenomeni che
attraversano la nostra vita -, in ciò dimostrando uno spesso dannoso e
criminale atteggiamento – quasi sempre inconscio nei più – ossessivamente
avversatore nei confronti di chi non condivida i loro dogmi che, specie nel
passato, si è realizzato mediante cruentissime stragi di intere popolazioni, o
in processi farsa contro coloro – detti eretici – che non erano dei giusti
osservanti dei dettami religiosi.
Da qui, la naturale e
inevitabile conclusione del rifiuto – spesso esplicantesi in un accanimento criminalmente
persecutorio -, del credente di accettare ogni altra idea sugli oggetti e sui
concetti astratti e immaterialmente esistenti della sua fede.