#CinemaSTop: da Fast & Furious 7 a Second Chance, la scelta è varia

In sala anche l’avventuroso Wild, la tecnofiaba Into The Woods e l’ultimo Placido.

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Fast & Furious 7, l’ultimo Paul Walker sui bolidi adrenalinici che tanto amava
Bello, bellissimo, il californiano Paul Walker dagli occhi azzurri come l’oceano perse la vita a quarant’anni il 30 novembre 2013 a bordo di uno dei tanti bolidi che amava e collezionava, una Porsche GT Carrera, guidata dall’amico Roger Rodas, morto con lui nello schianto contro un albero. Proprio in questi giorni la Porsche ha diramato una nota ufficiale in cui dichiara che la colpa fosse esclusivamente del guidatore e non attribuibile a difetti del veicolo. E ieri è uscito in Italia il suo ultimo film, Fast & Furious 7 di James Wan, proprio la saga che gli diede il successo, con profitti record da 2,7 miliardi di dollari. L’immagine di Walker è stata ricreata digitalmente nelle scene che mancavano anche grazie alle controfigure dei suoi due fratelli, Caleb e Cody.
L’adrenalinico action si dipana acrobaticamente fra Los Angeles e Abu Dhabi e vede l’avvento di un nuovo villain, un sanguinario killer delle forze speciali inglesi (Jason Statham) che fa saltare in aria la casa di Toretto (Vin Diesel), riavvicinatosi all’adorata Letty (Michelle Rodriguez).
Consigliato strettamente ai fan del genere (e ai nostalgici innamorati di Paul Walker).

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Second Chance, cupo thriller famigliare della Bier: alta tensione e qualche incongruenza
Cupa tragedia famigliare raccontata col ritmo di un thriller ad alta tensione, racchiude i temi più cari alla regista danese Susanne Bier: le sfumature etiche fra bene e male, il fragile equilibrio della sicurezza medioborghese scandinava, la violenza che cova sotto l’apparente quiete sociale. L’irreprensibile poliziotto Andreas (il bel Nikolaj Coster-Waldau de Il trono di spade, espressivo come una ciminiera) ha avuto un bebè dalla solitaria moglie Anna (Maria Bonnevie, la più brava del cast); quando fa irruzione nella casa di un violento tossicodipendente (Nikolaj Lie Kass, lo Jeppe di Idioti) che maltratta la compagna e scopre un bimbo semiabbandonato nella sporcizia, ne rimane turbato. Un evento improvviso sconvolgerà la vita di Andreas e lo porterà a commettere un crimine inaudito, convinto che sia una scelta a fin di bene.
La Bier a volte colpisce basso per scuotere lo spettatore, con dettagli di occhi sgranati e forzature melò, ma la vicenda che ricorda la novella pirandelliana Il figlio cambiato tiene onestamente inchiodati alla sedia. Alcuni personaggi restano però abbozzati, come l’amico e collega Simon (Ulrich Thomsen di Festen) che nello strip club fa battutacce queer: “Dovresti farti pagare di più, qui sono tutti gay!” e guarisce dall’alcolismo con un battito di ciglia.
Pur essendo meno bello dell’intenso In un mondo migliore che aveva fatto vincere alla Bier l’Oscar come miglior film straniero, anche a causa di qualche incongruenza nella sceneggiatura (come fa la madre di Andreas a non riconoscere il piccolo?), merita comunque una visione.

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La traversata-redenzione di Reese Witherspoon candidata all’Oscar nell’avventuroso Wild
“È stato così selvaggio lasciare che succedesse” scrive Cheryl Strayed nel suo romanzo autobiografico Wild da cui Jean-Marc Vallée, regista di C.R.A.Z.Y. e Dallas Buyers Club, ha tratto l’omonimo on the road esistenziale. Si racconta del viaggio di 93 giorni a piedi in cui la Strayed, annichilita dalla morte della carismatica madre, da un matrimonio naufragato e dall’abisso della eroina, ha compiuto una delle più difficili traversate americane, la Pacific Crest Rail, dal Mojave all’Oregon, lungo 1700 chilometri dei quattromila totali. La interpreta un’acclamata Reese Witherspoon che per questo ruolo ha ottenuto una nomination all’Oscar insieme a Laura Dern nel ruolo della madre Bobbi.
“C’erano diverse cose che mi hanno elettrizzato del libro, quando l’ho letto – spiega lo sceneggiatore Nick Hornby -. Cheryl scrive in un modo in cui mi riconosco: mai senza ironia, ma anche molto seria e appassionata, e con un tono diretto. Ho ammirato la sua schiettezza e la capacità di parlare dei vari casini che ha combinato senza autocommiserarsi, né disprezzarsi. Ho adorato il suo ottimismo, la sua determinazione a cercare la luce anche quando le sembrava davvero lontana. Ho amato il suo profondo legame con le arti, la musica e i libri. Wild mi ha evocato le sensazioni delle canzoni di Bruce Springsteen, in particolare di Darkness on the Edge of Town, e ho cercato in tutti i modi di catturare e usare quel ‘suono’ nella sceneggiatura”.

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Into The Woods, tecnofiaba Disney con la strega Streep e il lupo cattivo Depp
L’esperto in musical Rob Marshall (Chicago, Nine) adatta uno spettacolo cult di Stephen Sondheim che esordì a Broadway nel 1987 in cui si fa un vorticoso mash-up di tre celeberrime fiabe dei fratelli Grimm – Cappuccetto Rosso, Cenerentola e Raperonzolo – nonché del racconto popolare inglese Jack e la pianta di fagioli. Una coppia di fornai (Emily Blunt e James Corden) non può avere figli ma se riesce a superare le quattro prove della strega dai capelli turchini (Meryl Streep alla sua diciannovesima nomination all’Oscar: un record assoluto) potrà rompere l’incantesimo che ha portato la sterilità in famiglia. Dovranno recare alla strega, entro tre giorni, una mucca bianco latte, una treccia di capelli biondi, un mantello rosso e una scarpetta d’oro. Il cast deluxe comprende Anna Kendrick (Cenerentola), Chris Pine (il Principe Azzurro) e Johnny Depp (Il lupo cattivo).
Tecnofavola Disney per adulti e piccini, viene così descritta dal produttore Marc Platt: “La storia offre una geniale metafora sulla vita e sulla perdita, sul rapporto tra genitori e figli, e si chiede se siamo condannati a ripetere gli errori dei nostri padri o se possiamo scegliere un’altra via. È una metafora efficace per tutti, giovani e vecchi. Quando si prendono questi elementi e li si arricchisce con sapori fiabeschi, musica e comicità, si ottiene un’esperienza cinematografica meravigliosa e soddisfacente”.

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L’icona Ambra Angiolini nel doloroso La Scelta di Michele Placido
La nostra adorata icona Ambra Angiolini ha scelto un tema forte e controverso per il suo nuovo film, La Scelta di Michele Placido in cui recita a fianco di Raoul Bova. Tratto liberamente dalla commedia drammatica L’innesto di Luigi Pirandello, è la storia di una donna, Laura, che non riesce a diventare madre, ma quando subisce uno stupro e rimane incinta non vuole fare denuncia ed è tentata dall’idea di non abortire.
“Pirandello era fascista e amava le donne – spiega il regista -. Le ha raccontate come pochi scrittori hanno saputo fare. Il film è stato richiesto al Festival di Pechino. Ho accettato di andare in concorso”.
“Ho scelto Ambra Angiolini perché aveva la leggerezza giusta per rendere al meglio il personaggio – continua Placido -. L’avevo vista recitare a teatro un testo di Stefano Benni intitolato La misteriosa scomparsa di W e l’avevo trovata straordinaria (lavoro che Ambra sta portando in questi giorni in giro per l’Italia, n.d.r.): portava in scena il percorso esistenziale di una donna, dall’infanzia all’età adulta; due ore in cui Ambra riusciva a mantenere vivo e credibile sia l’aspetto drammatico che quello di commedia. In quel momento ho capito che poteva essere lei l’attrice che cercavo”.

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