Quando parliamo di coming out siamo abituati a pensare alle nuove generazioni e alle giovani celebrità che da Hollywood o dalle piattaforme social hanno aperto gli orizzonti alla comunità queer, contribuendo con l’attivismo e con le loro storie ad aumentarne sempre più la visibilità. Ma un altro fenomeno che negli anni è cresciuto altrettanto esponenzialmente è il cosiddetto “Late-blooming lesbians”, letteralmente “lesbiche che fioriscono dopo”, riferito a quelle donne più grandi che esplorano la propria sessualità – ed eventualmente compiono il passo del coming out – dopo aver vissuto esclusivamente relazioni eterosessuali ed eteroaffettive durante la propria vita, in molti casi anche dopo essere state sposate con uomini, e/o aver avuto dei figli.
Sono tanti anche i casi che le rispecchiano nel mondo delle star: Cynthia Nixon e Portia de Rossi, la scrittrice Elizabeth Gilbert o l’attivista e femminista Dorothy McRae-McHaon. Tutte donne che hanno scoperto la propria sessualità in età matura, o comunque dopo la giovane età.
Fino a qualche tempo fa, se una donna considerata matura si dichiarava lesbica, tutti assumevano automaticamente che lo fosse sempre stato e che in tutti quegli anni avesse semplicemente represso o tenuto nascosti i propri sentimenti. Una visione che però descrive la sessualità come qualcosa di fisso e prestabilito, quando è ormai chiaro che così non è: la sessualità, come molte altre cose nella vita di una persona, è fluida, e mai divisa in compartimenti stagni. Una donna capisce di essere lesbica dopo aver vissuto per venti o trent’anni con un uomo? È possibile. E dopo essersi identificata come lesbica capisce di essere bisessuale o di avere qualsiasi altra preferenza all’interno dello spettro queer? Ugualmente possibile. Non siamo fatti per rimanere sempre uguali e, col tempo, anche i nostri desideri possono cambiare.
Il trend, cresciuto negli ultimi anni, ha attirato anche l’attenzione di molti studiosi di psicologia e sociologi, che si sono lanciati in analisi più approfondite e professionali su quale possa essere la ragione. La maggior parte dei ricercatori tendono ad essere d’accordo sul fatto che la sempre più crescente accettazione sociale e la maggiore visibilità delle donne lesbiche nei media abbiano giocato la loro parte. Un’altra ipotesi è che a nell’età presa in esame, circa dopo i quarant’anni, tendenzialmente le donne smettono di doversi occupare dei figli, e hanno quindi più tempo per occuparsi di sé stesse, del proprio corpo e dei propri desideri.
I fattori sono dunque molteplici, ma tutti confluiscono in una semplice verità: la scoperta dell’identità sessuale non è confinata nell’adolescenza, come si tende a pensare. Soprattutto in una società dove invecchiare sta diventando – ahi noi – uno stigma, in una società che vorrebbe essere sempre giovane e single, e che, passata una certa età, considera le donne come non più sessualmente interessanti, accettare il fatto che in tutte le fasi della vita la sessualità possa espandersi e modificarsi non solo è liberatorio, ma anche stimolante.
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