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COMUNICARE CON CATTIVERIA

E’ in libreria “Il ComuniCattivo” di Igor e Valter Righetti. Dall’esperienza radiofonica, il meglio del peggio dell’uso del linguaggio. E dei suoi detrattori.

COMUNICARE CON CATTIVERIA - Igor Righetti - Gay.it
3 min. di lettura

«Se fossi buono vi augurerei buone feste, ma sono ComuniCattivo e vi farò la festa!». E’ la frase riportata sul biglietto di auguri presente nel libro “Il ComuniCattivo e la sua vena creativa” (Guerini e Associati editori, nelle librerie, negli Autogrill e nelle edicole dei principali aeroporti dal 26 novembre con una prima tiratura di 20 mila copie, 130 pagine, euro 9,50) scritto a quattro mani e due cervelli da Igor e Valter Righetti, contenente aforismi, pezzi di vita vissuta “comunicando” e un vademecum a prova di antiacido per distruggere gli avversari. Il tutto condito da tanta ironia.

COMUNICARE CON CATTIVERIA - Copertina Il ComuniCattivo - Gay.it

Direttamente catapultato da “Il ComuniCattivo”, il programma radiofonico d’informazione in onda in diretta dal lunedì al venerdì alle 15.40 su RadioUno, Igor Righetti, massmediologo dotato di fan club (www.bloggers.it/amicidirighetti), riversa tutta la sua vena creativa nel suo secondo libro con Guerini e Associati editori. «Comunicare oggi è una necessità – dicono Igor e Valter Righetti – Ma se “comunicare è alla base, chi è all’altezza?”. Nel nostro aforisma c’è molta verità, basta osservare il mondo che ci circonda, soltanto che attraverso il motto, la stupidità, la banalità e la pochezza umana si trasformano in battute scherzose e argute, spesso pungenti. Prendono in giro fatti, sensazioni e debolezze del vivere quotidiano. Il libro contiene anche una selezione di frasi e parole per screditare o distruggere l’immagine e la reputazione degli avversari con tanto di linguaggio vetero-politico. Frasi realmente pubblicate ed estrapolate dalla lettura di quotidiani, periodici, siti Internet e weblog».
Nel capitolo “I pensieri in libertà del ComuniCattivo” Igor Righetti invita a «Diffidare dei pusher di comunicazione tagliata male e dei dispenser gratuiti di “fuffa”». «Quella del comunicatore – scrive il massmediologo – è una professione nuova che ciascuno inventa in base alle proprie esperienze. Già, in base alle proprie esperienze… A mio avviso un comunicatore, o comunic-attore, come lo definisco io, di esperienze deve averne tante, ma proprio tante. Diffido di coloro che non hanno un curriculum diversificato nei vari ambiti della comunicazione e dell’informazione. Diffido dei personaggi-gramigna che infestano con le loro “ospitate” i programmi radiotelevisi per dire frasi retoriche, per strappare l’applauso facile del pubblico-comparsa pagato».

COMUNICARE CON CATTIVERIA - Caricatura Il ComuniCattivo - Gay.it

Igor Righetti si sofferma anche sul servilismo per le cariche che ci infetta da quando emettiamo il primo vagito: «Forse – scrive il massmediologo – dovremmo evitare come la peste di prenderci troppo sul serio in un paese come l’Italia in cui siamo tutti presidenti di qualcosa, sofferenti di aggettivite e burocratese e in cui i titoli accademici e le onorificenze vanno per multipli di quattro Prof.- Dott.- Ing.- Cav. e ci accompagnano fino alla lapide».
Quindi dà consigli per il colloquio di lavoro: «Evitate di seviziarvi le labbra, di fare colazione con le unghie e di torturarvi i capelli fino all’effetto calvizie. E davanti a un direttore risorse umane, non parlate mai male dei ragionieri. In Italia i direttori risorse umane provengono quasi tutti da ragioneria».
Dal capitolo “Come insinuare il tarlo del dubbio” ecco una selezione di frasi e parole per screditare, infangare, deridere o distruggere l’immagine e la reputazione degli avversari con tanto di linguaggio vetero-politico. Frasi realmente pubblicate ed estrapolate dalla lettura di quotidiani, periodici, siti Internet e weblog:
la sua personalità è talmente forte che se si appoggia alla carta da parati si mimetizza;
quando si esprime è in grado di sottrarre ogni valore alle parole;
è un grande posteggiatore abusivo di parenti e affini;
la sua ricchezza culturale entra in un portapillole;
è come l’ortica, irrita ma non punge;
ha un cervello così piccolo che un’idea per uscire deve fare manovra.

di Marco Volante

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