Voglio fare una premessa: forse è stato un mio limite, è probabile che sia stato così. Ma mentre stilavo questa lista – su chi quest’anno si è occupato di rappresentare o lottare per l’autodeterminazione dei cosiddetti corpi non conformi – non riuscivo a togliermi dalla testa questo pensiero: sono tutte donne!
Ripeto, sarà stato un mio limite, forse ho una conoscenza parziale a riguardo, forse le donne sono ancora le uniche (o quasi) a doversi difendere o occupare dell’accettazione, della cura, della rappresentazione dei corpi.
Il corpo delle donne è l’unico sotto osservazione, è l’unico che si tenta ancora di mappare, centimetro dopo centimetro, nell’ossessione machista di controllarlo. Il corpo delle donne è sotto attacco, your body is a battleground è il titolo di una delle opere più note di Barbara Kruger. E lo abbiamo visto soprattutto quest’anno con l’esempio più noto: Adele, ritornata con l’album 30 e fotografata per Vogue, ha subito attacchi per intere settimane per la sua forma fisica o per “camuffarsi” troppo col trucco.
Questi dovrebbero essere tempi di enormi cambiamenti, ma come accade ogni volta, le rivoluzioni e le evoluzioni procedono parallelamente a grandissimi passi indietro. I “privilegiati”, chi si siede sul gradino più alto della scala sociale, non consentono a tutti gli altri di smarcarsi dalla loro posizione. Così, quando si parla di donne, la cosa più facile e efficace da fare è prendere di mira il loro corpo. (Lo spiega bene Amy E. Farrell autrice di “Fat Shame” e presente in questa lista, o Naomi Wolf in “Il mito della bellezza”).
Sono sicuro che molta parte di quello che è contenuto in questo articolo è dovuto a un mio limite conoscitivo, ma come è possibile che anche facendo ricerche mi sono imbattuto solo in donne? Dall’articoletto di duecento battute, alla relatrice di una ricerca scientifica sul tema.
Spero di essermi sbagliato, e mi affido a voi per ulteriori segnalazioni. Intanto: