Un libro lungo il giusto. Il libro del dildo di PAMCOC (Quinto Quarto Edizioni) è un almanacco degli oggetti del piacere, la storia illustrata del più famoso sex-toy: il dildo, appunto. Un libro che, con ironia e sfacciataggine, scardina i preconcetti e fa sorridere. Un libro come ce ne vorrebbero più spesso: preciso, dissacrante, godibile. Abbiamo intervistato l’autrice, Pamela Cocconi in arte PAMCOC.
Ciao Pamela, perché proprio un libro sul dildo? Cosa aggiunge questo approccio al dibattito sempre più proficuo sulla sessualità?
Il dildo esiste dall’età della pietra e sviscerando l’argomento mi sono trovata con così tanta carne al fuoco che sarebbe stato un peccato non scriverlo e soprattutto non illustrarlo. Viene considerato il primo sex toy dell’umanità e i suoi “trascorsi” rivelano ben più di ciò che possiamo immaginare su chi siamo e chi eravamo (in ambito sessuale). In fin dei conti tutte le storie di oggetti millenari sono anche un po’ lo specchio della nostra civiltà nel corso dei secoli.
Il libro del dildo coniuga l’approccio ironico a quello più divulgativo ed enciclopedico. Come ti sei documentata? Da dove sei partita per ripercorrere la storia del dildo?
In tutti i modi possibili e immaginabili: dalla lettura di testi vari alla visione di film porno; dalla ricerca di articoli curiosi allo studio dell’anatomia umana; dall’etimologia alla visione degli articoli nei sexy shop più disparati… Non solo storicamente, ma anche visivamente parlando è stata una documentazione molto varia, infatti mi sono divertita tantissimo.
Qual è stata la cosa più interessante che hai scoperto a proposito di sesso lavorando a questo testo?
Più che altro ho fatto una riflessione su come la sfera sessuale nel corso dei secoli abbia avuto dei cicli. In tutte le epoche e culture, si passa da momenti di estrema libertà a periodi di censura, senza trovare pace. Un gran peccato, visto che tutt’oggi il piacere accende molti dibattiti o dissapori piuttosto antiquati.
Chi vorresti fossero i principali lettori di questo testo e cosa speri possano pensare come prima cosa dopo averlo letto?
Vorrei che i principali lettori fossero tutte le persone con dei pregiudizi sull’argomento. Dopo averlo letto, sarebbe un sogno se esclamassero qualcosa tipo “Con mia grossa sorpresa, è stato davvero divertente sfogliare queste pagine; d’ora in avanti guarderò le cose con occhi diversi”.
In Il libro del dildo c’è anche un’interessantissima ricerca sul linguaggio: ti allontani dall’approccio più scientifico per abbracciare quello creativo, dirompente e irriverente. Qual era il tuo obiettivo quando hai scelto di adottare questa strategia linguistica?
Il mio obiettivo era quello di creare un libro d’artista, su un argomento diverso dal solito. Il mio linguaggio è proprio così, spontaneo, non è frutto di strategie, bensì di un approccio giocoso e scanzonato alle parole e ai disegni, in base alle materie che devo approfondire.
Il sesso è un tabù, ma se ne parla in continuazione. Allora ti chiedo: se ne parla ancora male? A che punto siamo? Stiamo riuscendo a considerare il piacere come un aspetto comune dell’esistenza o la strada è ancora molto lunga?
La nostra società è contraddittoria e penso sia molto brava a ostentare un atteggiamento spregiudicato, più che a essere realmente disinibita. Tuttora c’è chi non sa la differenza tra una vulva e una vagina o come quest’ultima sia fatta al suo interno. In tanti paesi è ancora illegale comprare un sex toy, ma è possibile avere il porto d’armi. I pregiudizi da far crollare sono ancora tantissimi.
Chiudiamo con la domanda di rito: immagina Il libro del dildo sullo scaffale di una libreria personale. Quali libri ci metteresti accanto, e perché?
Ne cito uno. Lo metterei vicino a Il giornalino di Gian Burrasca di Vamba perché è il libro che fin da piccola mi ha fatto capire quanto fosse appassionante scrivere e disegnare senza filtri, con gli occhi di un bambino.
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