Lo scorso anno Demi Lovato è tornatə con un nuovo album, un nuovo look e un’intera nuova personalità. Lə cantante, che nel 2021 aveva intrapreso un percorso volontario in riabilitazione per l’uso di alcool e droghe e si era quindi momentaneamente ritirata dalle scene, ha iniziato un percorso musicale improntato su un’estetica hard rock e uno stile musicale ben lontano dal pop che l’aveva portata al successo.
L’ex star di Disney Channel ha pubblicato il suo ottavo album “HOLY FVCK”, in cui canta del suo percorso, dei suoi problemi di abuso e di salute mentale, delle relazioni tossiche che ha attraversato. E, come si può ben capire, il tutto è corredato da un’estetica dark e un atteggiamento spavaldo e sexy che ha mandato in delirio i fan. Altri, invece, sono rimasti un po’ meno contenti. Tramite il canale notizie di BBC è emerso infatti come, la scorsa estate, lə cantante sia incorsa in qualche problema con la promozione dell’album del Regno Unito.
Per la pubblicità inglese era stato infatti pensato un artwork pubblicitario destinato a dei mega cartelloni che sarebbero stati posizionati in sei punti di Londra. L’immagine ritraeva Demi Lovato in abiti da bondage sdraiata su un letto a forma di croce con le gambe piegate a ricordare l’immagine di Cristo. Chiaramente una provocazione in piena linea con lo stile che lə cantante ha adottato.
Tuttavia, alcuni londinesi hanno inviato delle rimostranze alla ASA, l’Advertising Standard Authority londinese, denunciando come l’immagine pubblicitaria fosse offensiva e inappropriata, soprattutto in luoghi dove poteva essere vista anche da bambini. L’ASA ha quindi provveduto a rimuovere tutti i poster dopo solo quattro giorni. Peccato che le denunce effettive che l’istituzione ha ricevuto fossero, letteralmente, solo quattro.
A quanto pare non serve una grande maggioranza quando si rischia di incappare in critiche che potrebbero diventare molto più grandi. E infatti, nonostante la Polydor Records, la casa discografica di Demi Lovato, abbia sottolineato come l’artwork per promuovere l’album non fosse stato realizzato con un intento offensivo e come prima della pubblicazione sia stato verificato con Brotherhood Media che il poster fosse accettabile per i luoghi di affissione proposti, non c’è stato niente da fare.
Il poster originale è stato fatto sparire e al suo posto è comparsa una pubblicità molto più semplice con il solo nome dell’album – il quale, visti i precedenti, rischiava di fare la stessa fine. L’ASA si è poi raccomandata alla Universal Music Operations, di cui Polydor Records fa parte, di rassicurarsi che in futuro la loro pubblicità non sia più così offensiva. Che dire, siamo ben lontani dai tempi in cui il rock poteva ancora essere una provocazione al di sopra dell’ipocrisia dei conservatori.
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