È un dato di fatto che Euphoria sia una serie cult senza precedenti, nonostante la sua giovane età. In una manciata di episodi, la prima stagione è composta solo da otto capitoli, lo show ideato da Sam Levinson e basato sull’omonima miniserie israeliana si è imposto come un vero e proprio fenomeno di costume, l’unico capace di raccontare i tanti vizi e le poche virtù dei giovani di oggi.
Con un linguaggio spesso, duro e crudo, la serie tv si pone l’obbiettivo di fotografare la generazione post-Skins che si muove in un mondo in continuo movimento. Come il più classico dei romanzi di formazione, Euphoria racconta la vita, gli amori, e gli eccessi (sesso, droga e traumi d’amore e di amicizia) di un gruppo di ragazzi in un anonimo liceo americano. Il tutto è narrato dalla voce ruvida di Rue Bennett, interpretata dalla fantastica Zendaya. Proprio per il suo ruolo si è aggiudicata l’Emmy Awards come Miglior attrice in una serie drammatica.
Il primo episodio viene trasmesso in America nell’agosto del 2019 sulla rete della HBO, per arrivare in Italia su Sky solo un mese dopo. Il successo è stato fulmineo ma del tutto inaspettato. Presentato come il primo teen drama della rete di Game of Thrones, Euphoria fin da subito ha scoperto le sue carte, facendo intuire di non essere il classico racconto generazionale con venature da soap-opera, ma qualcosa di forte e di più profondo.
Euphoria: ritratto di una gioventù in fiamme
Rinnovata a furor di popolo per una seconda stagione, la pandemia ha messo in seria difficoltà la produzione dei nuovi episodi, i quali erano previsti per l’autunno del 2020. Per rispondere a un’esigenza da parte del pubblico, sono stati realizzati ben due episodi speciali di Euphoria che fanno da ponte tra la prima e la seconda stagione, così da alimentare l’attesa per i prossimi che dovrebbero arrivare entro il 2021.
Due episodi speciali di rara bellezza che hanno confermato il grande appeal della serie tv. Il primo, dedicato al personaggio di Rue, è andato in onda il sei dicembre scorso; il secondo che si focalizza su Jules (Hunter Schafer), è stato trasmesso negli Usa prima su HBOMax venerdì 22 gennaio, per arrivare poi domenica 24 sulle frequenze della HBO. In Italia, da sabato 23 è già disponibile per abbonati di NowTv, ed è previsto su Sky Atlantic da lunedì 25, in lingua originale e con il doppiaggio.
Intitolato Fuck Anynone Who’s Not a Sea Blob, l’episodio incentrato su Jules è ambientato durante la vigilia di Natale. La giovane, provata da tutto quello che è accaduto negli ultimi mesi, si rivela a cuore aperto durante una seduta di psicoanalisi, snocciolando i problemi legati alla sua transizione, all’amore che prova per Rue (un sentimento ambivalente), e rivelando anche i suoi problemi con il sesso, con il padre e il ritorno di sua madre dalla rehab.
L’episodio speciale su Jules: una donna che cerca la sua femminilità
Un lungo flusso di coscienza che mette insieme i pezzi del puzzle, rivelando dettagli sulla vita di Jules che fino ad ora erano rimasti celati nell’ombra. Un episodio minimalista ma di una profondità estrema, che mette in mostra tutta la sofferenza di Jules e della condizione di una donna alla ricerca della propria femminilità. Rispetto al precedente episodio in cui Rue è stata protagonista, in cui la giovane si è lasciata andare in un’accorata riflessione sul mondo e sulla vita in genere, quello dedicato a Jules è un racconto più terreno, più tangibile e strettamente collegato alla linea narrativa della serie.
Il season finale di Euphoria, infatti, aveva visto Rue che implorava Jules di fuggire da East Highland alla volta di New York. Una fuga che, di fatto, non si è mai concretizzata. Scoraggiata, Rue cade di nuovo nel tunnel della droga e nel mentre ricorda il dolore per la morte del padre. La narrazione riprende da questo colpo di scena. I due episodi-ponte seppur non aggiungono così tanto al plot della serie, sono comunque una vera e propria gioia per gli occhi e il cuore.
Più che altro approfondiscono le caratteristiche di Rue e Jules, facendo emergere ancor di più luci e ombre dei loro drammi personali. Cosa unica e rara per una serie di questo genere. Tranne per il fenomeno inglese di Skins, in America non si era mai visto un teen-drama così forte e dissipato. Euphoria, infatti, non vince solo per un cast di ottimi attori capaci di regalare veridicità al racconto, ma convince proprio perché alza il velo sul lato oscuro della vita dei più giovani, facendo emergere un ritratto dolce-amaro dell’adolescenza.
In Euphoria c’è anche Nate
Grande assente di questi due episodi e l’amato e odiato Nate Jacobs, interpretato dal bellissimo Jacob Jelordi (lanciato grazie al successo di Kissing Booth). Il protagonista, legato a Jules e a Rue da un doppio filo, non appare nel primo speciale ma solo in un frammento del secondo, durante una scena di sesso con Jules. Una scena in cui non c’è passione né erotismo, solo tormento e sofferenza. L’attore, però, è confermato nel main cast della seconda stagione che, secondo le notizie trapelate in rete, è già entrata in produzione (nonostante la corsa del virus negli Stati Uniti).
Euphoria è anche e soprattutto una serie queer. Non solo per la storia di Jules e quella di Rue. Ma nel calderone degli eventi c’è anche quella di Nate. Classico bello e dannato, è legato alla cheerleader della scuola, ma segretamente e sotto falso nome, intrattiene una relazione virtuale proprio con Jules. Estremamente complicato, Nate è vittima di un padre violento e a cui piace sgattaiolare nei motel e dare libero sfogo ai suoi istinti più perversi, per registrare tutto su un DVD e conservare in un cassetto le sue avventure ad alto tasso erotico. Nate soffre molto per la presenza tossica del genitore e, ovviamente, sfoga le sue frustrazioni nello sport e nel sesso. Ma tutto questo non basta.
Una serie corale a tutti gli effetti che affronta tematiche molto importanti. Come si è visto, non si sofferma solo su un determinato personaggio ma tutti hanno spazio nella vicenda. Seguendo l’esempio di Skins e quello di SKAM, ogni episodio si focalizza su un membro del cast. Ad esempio, conosciamo più da vicino la storia di Fezco, spacciatore a cui Rue è legata; c’è spazio per la storia di Maddy, fidanzata di Nate, oppure a quella di Kitty Queen, ragazza in soprappeso che esplora la sua sessualità. Solo per citare i più importanti.
E sulla seconda stagione? Tutto tace, almeno per ora. Prima dei due episodi speciali, era paventato lo spoiler in cui si rivelava che Rue fosse morta nel season finale, a causa di un abuso di farmaci. Ma, a quanto pare, la notizia si è rivelato un falso. Sono pochi i dettagli perché la produzione è stata messa in pausa ancor prima delle riprese. A marzo e con il primo lockdown, gli attori erano impegnati nella lettura del copione.
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