Si chiamava Filippo Gangitano, fedele killer del clan della ‘Ndrangheta di Vibo Valentia. Ma i suoi servizi, il suo onore, la sua fedeltà alla famiglia e al crimine non erano bastati, in quel ormai lontano 2002, quando venne ucciso dal cugino, su ordine della sua stessa famiglia.
A svelare il mistero della sua scomparsa è stato un collaboratore di giustizia, Andrea Mantella, che solo adesso – a 19 anni dalla morte di Filippo Gangitano – ha deciso di parlare, in occasione del processo che inizia oggi nella sua Vibo Valentia.
Gay e con un ragazzo con il quale conviveva: una vergogna imperdonabile per la mafia
A ordinare l’omicidio di Filippo Gangitano fu il suo stesso clan mafioso. Condotto in un luogo isolato con una scusa, Mantella lo avrebbe ucciso, sparandogli, per poi farlo a pezzi. I resti sarebbero stati suddivisi in sacchi per il mangime, e nascosti in una zona non abitata di Mileto (piccolo comune in provincia di Vibo Valentia), dove ora c’è una strada.
La storia di Filippo Gangitano
Il ragazzo era sempre stato fedele al clan Lo Bianco-Barba. Mai un errore. Eseguiva gli ordini senza fiatare. Ma era omosessuale. Aveva un compagno. Ed era andato addirittura a vivere con lui. E la voce si era sparsa. Tutti lo sapevano. A Filippo Gangitano non importava, voleva cambiare vita. Forse, avevano paura che si togliesse dal clan, per iniziare una nuova vita, onesta. Forse, avrebbe parlato con le Forze dell’Ordine.
Ma per il clan, e in particolare per Carmelo e Paolino Lo Bianco, Vincenzo Barba e Filippo Catania, queste cose “non devono esistere“. Era fonte di vergogna, che un mafioso si fidanzasse. Mantella, prima di assassinare il cugino, ha pensato di farlo cacciare dal clan, anziché ucciderlo. Ma non c’era verso. La mafia lo voleva morto.
Mantella ha raccontato tutto ai Carabinieri. Di come ha condotto Gangitano alla masseria, che ad aspettarlo c’erano altre due persone del clan mafioso. L’omicidio. E il sotterramento del corpo, tra le lacrime. Da quel giorno, un sabato del gennaio 2002, i fratelli e cugini di Mantella non gli hanno più rivolto la parola, per quello che avevano fatto. Anche se avevano eseguito un ordine e alla domenica avevano partecipato al tradizionale pranzo tutti insieme, dentro non potevano perdonarsi.
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Questa storia è stata fonte di ispirazione per un bellissimo episodio della serie tv “I Soprano”.