‘Me ne frego’ è diventata un vero e proprio tormentone. A una settimana dalla fine del Festival di Sanremo il vincitore morale della Kermesse canora è proprio lui, Achille Lauro. E tra le pagine de Il Corriere si rivela in una lunga intervista in cui risponde, con garbo, a tutta una serie di domande sul suo passato e sul suo presente. Si affronta la sua gioventù vissuta tra le strade di Roma, fino a ricordare quando e come è nata la passione per la musica. E, ovviamente, si è aperta una parentesi anche sulla sua sessualità.
Se sono gay, fluido o etero? Questo lo lascio al caso. La canzone che ho presentato al Festival non è uno slogan fascista. La politica non c’entra. Il significato è ben diverso. È il racconto di una relazione d’amore e dell’evoluzione di un personaggio. Ho rappresentato San Francesco ispirandomi a un dipinto di Giotto. I vestiti sono di Gucci, è vero. Ma non voglio fare business. Voglio lanciare un messaggio. Con David Bowie l’omaggio è stato molto diverso. Ho imitato Ziggy Stardsust che, di fatto, è il suo alter-ego. Durante la finale ho indossato i panni di Elisabetta I perché è un personaggio che ammiro molto.
E non è finita qui. Achille Lauro racconta anche del suo legame con il padre, che era professore universitario e avvocato, con Nonno Federico che era prefetto di Perugia e con l’altro nonno che è stato un eroe della seconda guerra mondiale.
Mia madre ha dedicato la vita agli altri. Casa nostra era sempre piena di ragazzi in affido. Sono sempre stata una persona che ha imparato a condividere. Mio padre, invece, mi ha fatto avvicinare alla musica. Ero con lui in auto quando ho ascoltato “Una carezza in pugno”.
Ma non è tutto oro quello che luccica dato che, persino una famiglia unita come quella di Achille Lauro può andare in crisi. Da lì in poi inizia il suo periodo da ragazzo di strada, in cui va a vivere con il fratello in una comune. ‘Il collettivo si chiamava Quarto Blocco‘, rivela il cantante. ‘Così ho iniziato a scrivere’. Un fenomeno che non passerà inosservato quello di Achille Lauro. Resta, ad oggi, uno dei rappresentati più particolari della comunità LGBT (e non solo).
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Renato Zero 3,0 Ovvero una chicca repressa nei suoi costumi e nella sua inn coerenza!