Avrebbe dovuto essere intitolato "Poco più di niente" per rendere il senso di un adolescente in divenire, in fase di trasformazione non tanto fisica quanto emotiva, sentimentale. E di emozioni si parla in "E.mik, orgoglioso del primo posto al box office di Milano, Roma, Torino.
Emozioni e turbamenti che sconvolgono le vite di due adolescenti mentre fanno l’amore tra le dune, mentre litigano brutalmente sulla spiaggia o in un locale, mentre si guardano negli occhi facendosi promesse per il futuro, e poco importa che i due giovani siano due uomini. "Vedere due persone che fanno l’amore è molto bello, che siano un uomo e donna o due uomini è la stessa cosa. […] Per me si tratta di due persone che provano desiderio l’una per l’altra e che lo vivono in tutta libertà" afferma il regista, ignaro delle maglie censorie in cui è incappata la sua opera; il responso ufficiale parla chiaro: vietato ai minori di 18 anni. Il film quindi è di quelli destinati a far discutere, anche perché qualcuno dovrebbe spiegare alle fantomatiche commissioni che vigilano attentamente sull’integrità dei nostri giovani, che un amplesso contestualizzato all’interno di una storia d’amore si trasforma in poesia, niente di più. Come giudicare diversamente capisaldi della cultura occidentale come il Satyricon di Petronio piuttosto che Ultimo tango a Parigi di Bertolucci?
La storia racconta l’estate del diciottenne Mathieu, al mare con una madre perennemente depressa e una zia impicciona. L’incontro con il tenebroso ed umorale Cédric sarà occasione di piacere, sofferenza, discussioni in famiglia e scelte di vita importanti. Il film infatti non descrive soltanto la spensieratezza di un amore estivo, ma attraverso un racconto svolto su tre livelli temporali diversi (la vacanza, la depressione e il ritorno finale nei luoghi estivi) ci accompagna nelle tre ideali stagioni dell’anima di un adolescente. Una sorta di romanzo di formazione che nello stile, nel modo di raccontare, nella mancanza di una linearità temporale ricorda il maestro Jean Renoir, meraviglioso precursore del Neorealismo.
Sbaglieremmo e sbaglia chi giudica il film a partire dalla fisicità, che pure è presente in qualche fotogramma, ma niente a confronto dell’astuto e quanto mai attuale Scandalosi vecchi tempi. Pure il tema dell’omosessualità non è affrontato in modo spettacolare come molti film a tematica hanno fatto, il regista "sfiora i corpi dei protagonisti, per poi allontanarsi e mostrare il loro universo emotivo più profondo". Una pellicola quindi per chi non ha voglia di mandare in vacanza il cervello, perché anche nella canicola estiva, per fortuna, è possibile riflettere sui sentimenti che animano le nostre vite.
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di Toni Aventino
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