In futuro non escludo che ci possa essere un capo della polizia gay. A un capo, come a qualsiasi altro poliziotto, chiediamo di essere bravo nel suo
lavoro e non siamo interessati ai suoi orientamenti sessuali". Così, il vicecapo della polizia Francesco Crillo ha risposto ad una delle domande che Klaus davi gli ha rivolto per un’intervista realizzata per l’edizione italiana dell’Huffington Post.
Il Prefetto Francesco Cirillo, che dirige l’Oscad (Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori), ha dichiarato, confermando il suo impegno contro ogni discriminazione, che non ci sono ostacoli perché una persona omosessuale presti servizio in polizia.
"A nessun poliziotto viene mai chiesto l’orientamento sessuale nei concorsi – spiega Cirillo – . Questo significa che tutti sono benvenuti, a prescindere dai loro orientamenti sessuali. L’orientamento sessuale di una persona non è ritenuto rilevante per fare il poliziotto, sono benvenuti anche i gay. Un agente bravo fa bene il suo lavoro se è in grado di catturare i mafiosi, i ladri a tutti i livelli e coloro che vanno a spaccare cose nelle città. Abbiamo fatto molto per aprirci alla società, tanto è vero che nelle domande per accedere ai concorsi non è mai menzionata la propensione sessuale. Per poter entrare in Polizia la partecipazione ai concorsi non è condizionata in alcun modo dagli orientamenti del candidato, né si acquisiscono informazioni in merito".
Il vicecapo della polizia, poi, si dice favorevole all’estensione della legge Mancino perché includa l’omofobia.
"Sono dell’idea che una norma contro l’omofobia dovrebbe entrare nella cosiddetta legge Mancino – ha specificato Cirillo -e quindi considerare che le sanzioni previste per la discriminazione razziale, etnica e religiosa si applichino anche ad altre gravi forme di esclusione, compresa quella sessuale". "In una norma che dovrebbe essere perfetta – ha concluso – toglierei tutte queste sottocategorie e parlerei semplicemente di discriminazione e di reato per evitare di escludere qualche categoria per cui l’aggravante non sarebbe valida in un processo penale.
Non è mancato, infine, un accenno alla vicenda che ha visto protagonista un poliziotto milanese sospeso per aver publbicato un annuncio, non pubblico, su un sito di dating in abiti femminili. Il nick usato dal poliziotto, scoperto da un collega fatto iscrivere al sito dal comandante per scoprire come stavano le cose, era "trans". Il poliziotto ha fatto ricorso contro quello che è stato ritenuto "uno specifico intento di mortificarlo in ragione del suo orientamento sessuale, in una logica di chiara matrice omofobica che considera l’omosessualità nell’amministrazione della Pubblica Sicurezza intollerabile".
"Escludo che l’agente della Polizia di Milano sospeso per un mese possa essere ricattato per le sue preferenze sessuali – ha commentato Cirillo -. Quando un agente fa domanda per entrare a far parte della Polizia di Stato deve dare il suo consenso ai regolamenti di servizio che fanno parte della nostra organizzazione. Siamo tenuti a un certo tipo di comportamento e al rispetto del regolamento, che prevede, tra le altre cose, la censurabilità di qualsiasi comportamento, anche fuori dal servizio, non conforme al decoro delle funzioni degli appartenenti ai ruoli dell’amministrazione della pubblica sicurezza".