La notizia della morte del Kobe Bryant, ex stella del basket NBA deceduto in un incidente in elicottero insieme ad oltre 8 persone, tra cui la figlia 13enne, ha scosso lo sport internazionale.
Gigante d’America cresciuto in Italia, tanto dall’essere tifosissimo del Milan, Kobe Bryant è stato a lungo un alleato della comunità LGBT. Ritiratosi nel 2016, Bryant nel 2013 riproverò pubblicamente un suo fan, che utilizzò la parola ‘gay’ come insulto.
Una sorta di redenzione social, perché due anni prima fu proprio lui, Kobe, a dover pagare una salatissima multa di 100.000 dollari per insulti omofobi all’arbitro Bennie Adams. Bryan chiese scusa, capì l’errore e da allora si fece portavoce nel basket per dire basta all’omofobia.
Solo per farti capire … che usare quel termine solo per offendere qualcuno, non va bene! Non è figo. Eliminalo dal tuo vocabolario.
Un tweet, quello di Kobe inviato al fan omofobo, che venne ampiamente condiviso dalla comunità LGBT d’America, con Bryant che pubblicamente chiese perdono per quanto detto e fatto due anni prima, sul campo di basket: “Non è stato bello, è stato ignorante da parte mia. Ne sono consapevole, ho imparato da quell’errore e ora mi aspetto lo stesso dagli altri“.
L’ex cestista stava viaggiando in elicottero per accompagnare la figlia 13enne agli allenamenti della sua squadra di basket, quando si è verificato l’incidente. L’elicottero si è schiantato su una collina, probabilmente causa nebbia.